martedì 24 maggio 2011

LA CRISI, I BAMBINI E IL RUOLO DELLE 
NONNE RAPPORTO ISTAT: DI GRANDE 
AIUTO AI GENITORI LAVORATORI
Cambiano profondamente anche le direttrici dei flussi di aiuto: crescono quelli rivolti alle famiglie con almeno un minore di 14 anni e madre occupata, le quali dal quinto posto nella graduatoria delle famiglie aiutate nel 1983, guadagnano la prima posizione (37,5%); diminuiscono, invece, gli aiuti informali rivolti alle famiglie con ultraottantenni. Al contempo, diminuisce il peso delle ore dedicate dalla rete informale all'assistenza di adulti e alle prestazioni sanitarie, mentre aumentano quelle rivolte alla cura dei bambini, che rappresentano ora il 40% del totale.
Afferma l'Istat: "Dopo il forte calo registrato tra 1983 e 1998, la quota di famiglie che riceve sostegno dalle reti informali registra una sostanziale stabilita'. Crescono pero' le famiglie che si avvalgono di servizi di assistenza o di aiuti economici da parte di enti pubblici (dal 2,8 del 1998 al 6,9%) e di servizi a pagamento (dall'8,9 al 9,6%)". Se il Nord-est spicca per una rete di aiuto informale piu' diffusa e attiva, il Mezzogiorno appare particolarmente penalizzato da una rete piu' esigua (con meno care giver e meno famiglie aiutate) pur a fronte di bisogni derivanti da una poverta' materiale piu' diffusa e da peggiori condizioni di salute della popolazione anziana.
Sempre l'Istat: "Nel corso del tempo e' poi aumentata in misura considerevole la quota di popolazione anziana, anche grazie alle migliori condizioni di vita; cio' ha incrementato la percentuale di chi, pur anziano, si attiva all'interno delle reti di aiuto informale. Nel contempo, e' cresciuta anche quella degli ultraottantenni (i cosiddetti "grandi anziani") con nuovi bisogni di assistenza. Si e' ridotto, inoltre, il numero di componenti della famiglia a causa della diminuzione delle nascite, dell'aumento della speranza di vita nelle eta' anziane e dell'instabilita' coniugale". Se, quindi, si tiene conto della maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e dell'aumento della speranza di vita, risulta evidente come la rete di parentela sia diventata sempre piu' "stretta e lunga": ogni potenziale care giver ha, cioe', meno persone con cui condividere l'aiuto nella rete di parentela, meno tempo da dedicare agli altri e un maggior numero di persone bisognose di aiuto per un periodo piu' lungo dell'esistenza.
In questo quadro assume particolare rilevanza il ruolo delle nonne che, tuttavia, secondo l'Istat, "considerato anche l'innalzamento dell'eta' pensionabile, avranno sempre maggiori difficolta' ad assolvere ai compiti che sono loro assegnati, schiacciate tra la cura dei nipoti, quella dei genitori anziani, spesso non autosufficienti, e, a volte, dei figli grandi ancora presenti in casa. L'auspicata crescita dell'occupazione femminile e il presumibile prolungamento dell'attivita' lavorativa fara' si' che le nuove nonne avranno meno tempo da dedicare all'assistenza e alla cura degli altri membri della famiglia, cosicche' il mutuo sostegno tra le generazioni di madri e di figlie diventera' sempre meno agevole".
Notiziario Minori, 24 maggio 2011
PER GLI STRANIERI LA FAMIGLIA CONTA PIÙ DEGLI AMICI
PERO' PERCEPISCONO MENO IL PERICOLO DELLO 'SBALLO'
Per i ragazzi stranieri la famiglia, e in particolare i fratelli, sono le persone con cui si puo' parlare meglio. Anche rispetto ai compagni di scuola e agli amici. Cosa che invece non vale per i giovani bolognesi, quelli del capoluogo in primis, per i quali la 'company' vale piu' di mamma e papa', fratelli e sorelle. Fuori citta', invece, e' ancora la famiglia il luogo dove ci si confida. Per tutti, italiani o stranieri che siano, internet e in particolare i social network sono la maniera preferita per comunicare, mentre la tv sta scivolando nell'oblio. In compenso, per le femmine la comunicazione verbale e' ancora fondamentale.
E' quanto emerge da uno studio presentato al liceo Sabin di Bologna dall'associazione Nuovamente, che ha concluso, con la collaborazione della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, un lavoro su 'Disagio giovanile, comunicazione e partecipazione".
A 1.806 studenti di dieci scuole superiori di Bologna e provincia e' stato proposto un questionario di 33 domande di vario genere: dal rapporto con gli amici e la famiglia, al disagio, al bullismo, al rapporto con il proprio corpo, le tecnologie, la scuola, le istituzioni. Tra le domande ce n'erano anche alcune che chiedevano gli studenti quali misure si potrebbero adottare per accorciare le distanze col mondo degli adulti e molti non hanno dato risposta.
Un probabile segnale di indifferenza alla questione. Del totale degli intervistati, tra i 15 e i 19 anni, la maggioranza (981) e' di Bologna, 158 sono nati all'estero, il resto in varie zone d'Italia anche se prevalentemente nella provincia di Bologna. Il 40% vive in una famiglia formata da quattro persone e il 43%, in casa, si trova meglio con la mamma, il 23% col padre, il 19% con fratelli e sorelle, il 6% coi nonni.
Notiziario Minori, 24 maggio 2011
2010, FUGA DALLA SCUOLA: GLI ABBANDONI SFIORANO 
IL 19% IN SICILIA OLTRE UN QUARTO CON LICENZA MEDIA
Nel 2010 gli abbandoni della scuola sfiorano il 19%. È quanto emerge dal Rapporto annuale sulla situazione del Paese nel 2010 diffuso dall'Istat.
Ad abbandonare gli studi senza il diploma di scuola superiore sono stati esattamente il 18,8%, contro una media europea del 14,4%.
In Italia sono occupati la meta' dei giovani che hanno lasciato gli studi. È occupato il 31,9% delle giovani donne che hanno abbandonato gli studi contro tassi di abbandono e di occupazione tra i maschi rispettivamente del 22% e 56,8%. Le differenze territoriali sono marcate: particolarmente grave la situazione della Sicilia, dove piu' di un quarto dei giovani lascia la scuola con al piu' la licenza media. Percentuali superiori al 23% si registrano anche in Sardegna, Puglia e Campania. Piu' in linea con il traguardo europeo del 2020 (soglia del 10% indicata nella Strategia Europa 2020) appare il Nord-est, con un tasso di abbandono scolastico intorno al 12 per cento nella provincia autonoma di Trento e in Friuli-Venezia Giulia. Dai dati dell'indagine Excelsior nel periodo compreso fra l'anno scolastico 2004/05 e quello 2007/08 il numero di diplomati degli istituti tecnici italiani e' sceso da 181.099 a 163.915, con un gap rispetto alla domanda potenziale da un minimo di circa 24 mila unita' (nel 2005) a un massimo di oltre 127 mila diplomati tecnici (nel 2007).
Notiziario Minori, 24 maggio 2011
I PEDIATRI: SI AMMALANO? EVITARE LA CORSA 
AI FARMACI I CONSIGLI DELLA SIPPS PER 
LE INFEZIONI CHE COLPISCONO I BAMBINI
Il bambino si ammala spesso nel periodo dell'inizio della scuola d'infanzia o nei primi mesi di frequenza al nido? Non e' poi cosi' negativo, almeno secondo i pediatri della Societa' italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps). "Il piccolo bambino- spiegano- deve costruirsi pian piano un corredo anticorpale che nel tempo lo difenda poi dalle infezioni". Le infezioni che colpiscono i bambini creano una risposta immunitaria persistente e duratura, per cui, dopo queste fasi della vita in cui si ammalano spesso, in seguito i bambini risultano immuni e possono affrontare indenni le stagioni a rischio (autunno-inverno-primavera), frequentando senza problemi la scuola dell'obbligo.
"I genitori devono farsi una ragione del perche' i bambini si ammalano cosi' frequentemente nei primi tempi di frequenza in una collettivita' infantile: l'immunita' che i bambini acquisiscono li proteggera' dalle malattie nelle epoche successive- dichiara il presidente nazionale della Societa' italiana di pediatria preventiva e sociale, Giuseppe Di Mauro- E' come se l'organismo dovesse pagare un pegno all'inizio per poi costruirsi un corredo immunitario importante e necessario per il futuro. I pediatri queste cose le conoscono e non si stancano di dirle ai genitori dei loro assistiti, ma serve ribadirle piu' volte, anche attraverso i media e la stampa, per far si' che la consapevolezza aumenti e risulti piu' accettata da tutti".
Correlato al tema delle malattie in comunita' infantile, esiste poi il discorso della cura di queste forme morbose, che per almeno l'80% sono di origine virale e quindi non necessitano di cure antibiotiche specifiche. La Sipps ribadisce l'importanza di evitare la corsa ai farmaci come sistema di difesa del bambino. "Se e' vero che le malattie infantili guariscono da sole, senza particolari cure, e' nostro compito tranquillizzare i genitori nel non pretendere medicine per guarigioni veloci e immediate dei loro figli. Un comportamento di attesa, responsabile, legato ai consigli che inevitabilmente il pediatra dara' loro, mette al riparo da un eccessivo ricorso ai farmaci, ma anche da mantenere l'attenzione giusta ai problemi di salute del bambino- precisa Leo Venturelli, pediatra e componente del direttivo Sipps- In questo modo si ribadisce l'importanza di lasciare all'organismo del bambino e alla natura la risposta migliore alla malattia, garantendo una alimentazione giusta, ricca in frutta e verdura, uno stile di vita attivo, prevalentemente all'aria aperta e non in ambienti chiusi anche al bambino convalescente, con l'obbligo di evitare la riammissione rapida in collettivita' dei nostri figli. Per questo servirebbe anche una tutela maggiore della famiglia, in particolare della madre, nell'ambito della previdenza sociale". Secondo la Sipps, dunque, "i nostri bambini devono essere certamente curati, ma solo quando serve veramente, devono poi aver diritto a maggiori attenzioni da parte delle istituzioni sociali, che garantiscano loro spazi e tempi idonei ad una vita in salute", conclude Giuseppe Di Mauro, presidente della Sipps.
Notiziario Minori, 24 maggio 2011