venerdì 3 dicembre 2010

FUMO, SE NON LO VEDI LO EVITI
ELIMINARE L'ESPOSIZIONE DEI PRODOTTI
AIUTA LE SCELTE DEI GIOVANI
Togliere i prodotti da fumo dalle esposizioni dei negozi puo' cambiare l'atteggiamento dei giovani nei riguardi del fumo senza danneggiare, al contempo, i rivenditori.La scoperta viene dai ricercatori del Centro studi di controllo sul tabacco dell'Universita' di Notthingam, in Gran Bretagna, che hanno analizzato l'effetto della rimozione dei prodotti da fumo dai negozi irlandesi, in seguito a una norma di legge entrata in vigore nel 2009 e prossima ad essere applicata anche in Gran Bretagna. In un primo studio, il team di ricerca ha scoperto che il numero di teenagers che ricordava i prodotti da fumo (dopo averli visti nei negozi) era sceso dall'81% al 22% dopo il 1 luglio, data a partire dalla quale i prodotti da fumo sono stati tolti dalle esposizioni dei negozi irlandesi. Dopo la rimozione, pochi ragazzi credevano che il fumo fosse diffuso tra i loro coetanei (46%) mentre in precedenza la percentuale arrivava al 62%. Il 38% dei giovani intervistati riteneva, inoltre, che l'eliminazione dei prodotti da fumo dalle esposizioni potesse aiutare i ragazzi ad evitare di fumare e il 14% degli adulti pensava che questa legge potesse essere d'ausilio per smettere di fumare. La ricerca ha inoltre evidenziato che il gradimento per il provvedimento e' passato dal 58% al 66% dopo la sua entrata in vigore. In un secondo studio, il team ha mostrato come l'eliminazione dei prodotti da fumo dalle esposizioni non abbia comportato alcun danno economico per i rivenditori, in quanto la decisione non influenza le scelte degli adulti ma ha un impatto sui bambini e giovani. I ricercatori concludono osservando che i dati emersi dallo studio sottolineano come eliminare i prodotti da fumo dalla vista nei negozi aiuti a modificare il modo in cui i giovani pensano al fumo e a far si' che i ragazzi non pensino continuamente al fumo entrando nei negozi.

Notiziario Minori, 3 dicembre 2010
SACCONI ANTI-CRISI: GIOVANI ACCETTINO 
QUALSIASI LAVORO "PURCHÉ REGOLARE"
Oltre 2 milioni di giovani non studiano, non lavorano e non cercano lavoro? La risposta e' "investire in competenze e sollecitare a una scelta responsabile: accettare qualsiasi lavoro purche' regolare, in attesa di realizzare le proprie aspirazioni". Cosi' il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, commenta i dati rilevati dal Censis. Interpellato a margine di un convegno dell'Anmil, Sacconi osserva che in generale dal rapporto emergono "luci e ombre di una societa' ansiosa, impegnata in una transizione difficile e nella quale ci sono segnali di vitalita'". Riguardo i giovani preoccupa il "forte disallineamento tra competenze che si hanno e quelle richieste dal mercato del lavoro" e la "poca disponibilita' a fare lavori diversi da quelli legittimamente desiderati, a partire da quello manuale".

Notiziario Minori, 3 dicembre 2010
NEL MONDO 115 MILIONI SOTTOPOSTI A FORME
PEGGIORI DI LAVORO A ROMA IL CONVEGNO 
DELL'ASSOCIAZIONE 'LEGALE NEL SOCIALE'
Un convegno sul tema del lavoro minorile -dal titolo "I minori nel mondo del lavoro: norme, fenomeno e contesto psico-sociale"-, in programma oggi a Roma, sposta l'attenzione su un tema drammatico. Una iniziativa per tornare a riflettere su una realta' complessa e varia, che secondo le stime 2010 dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) coinvolge 215 milioni di bambini in tutto il mondo.
Di questi piccoli lavoratori, 115 milioni sono bambini sottoposti alle "forme peggiori di lavoro", che comprendono lavori pericolosi e prostituzione.
"Con il convegno vogliamo proporre uno stimolo per nuove analisi di un fenomeno complesso e sfuggente, persino difficile da definire a causa delle diverse leggi che nei vari Paesi regolano la materia, cosi' come per esempio cambia l'eta' fissata per la maggiore eta'", osserva l'avvocato Marco Carlizzi, presidente dell'associazione "Legale nel sociale", che ha promosso il convegno.
"Cerchiamo di affrontare con un taglio multidisciplinare l'argomento, confrontando le esperienze in materia di lavoro minorile dal punto di vista giuridico, sociologico e psicologico, dando spazio anche alle varie associazioni e organizzazioni non governative che se ne occupano sul campo", spiega Carlizzi, che puntualizza: "Per non confondere il contributo che i minori possono dare in famiglia e le forme accettabili di attivita' da parte dei minori, si distingue tra child work, quello accettabile, e child labour, che indica le forme di sfruttamento dannose per il minore".
Uno degli aspetti di cui si discutera' e' quello delle differenze giuridiche e culturali in fatto di lavoro minorile, diversita' che va riconosciuta per agire con efficacia, spiega Carlizzi: "Un caso emblematico e' quello dei migranti minori, i cosiddetti minori non accompagnati, che emigrano da soli perche' secondo le loro famiglie sono responsabili e maturi, pronti per lavorare, e spesso nei loro paesi d'origine sono anche maggiorenni. Ma quando arrivano in Italia si ritrovano minorenni, sono considerati bambini mentre loro si sentono gia' adulti, sono stati incoraggiati a esserlo dalla loro famiglia e dalla cultura del loro Paese. L'unica risorsa che l'Italia mette a disposizione per loro sono le strutture di accoglienza, da cui pero' i giovani migranti fuggono", perche' le percepiscono come forme di limitazione o addirittura di reclusione. "Una proposta interessante in questo senso - prosegue Carlizzi - e' arrivata dalla cooperativa sociale Dedalus di Napoli, che cerca di coinvolgere i migranti piu' giovani direttamente nelle strade, dando loro informazioni e proponendo azioni di responsabilizzazione, senza per forza portarli nella struttura di accoglienza, ma cercando di renderli consapevoli".Durante il convegno si discutera' anche del lavoro minorile in Italia, con attenzione ad alcuni casi specifici come i cinesi minori di Prato o la situazione dei rom, cui per cultura viene chiesto fin da bambini di rendersi produttivi e indipendenti.
Notiziario Minori, 3 dicembre 2010
LATTE MATERNO DONATO, BAMBIN GESÙ 
PREMIA MAMME GENEROSE IL PROGETTO
'VIA LATTEA' A SOSTEGNO DEI PICCOLI PAZIENTI
Premiate le neomamme che donano il latte. E' il senso del progetto 'La Via Lattea', un piano di interventi a sostegno della 'Banca del Latte Umano Donato - BLUD' dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesu' di Roma, punto di raccolta del latte donato da neomamme e distribuito tramite l'ospedale ai piccoli pazienti che ne hanno assoluto bisogno, perche' nati fortemente prematuri o a causa di malformazioni e malattie rare che interessano l'assorbimento intestinale. Il presidente del Bambino Gesu', Giuseppe Profiti, l'assessore alle Politiche della sicurezza della Provincia di Roma, Ezio Paluzzi e l'assessore provinciale alle Politiche sociali, Claudio Cecchini, hanno premiato le madri che hanno preso parte al progetto.La Banca del Latte Umano Donato dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesu' e' l'unico centro per la raccolta del latte umano nella Regione Lazio, mentre le strutture italiane sono in totale 21. Ogni anno in Italia nascono circa 50.000 bambini prematuri che necessitano di latte naturale.Per la prima volta in Italia una istituzione si e' occupata della raccolta del latte presso il domicilio delle madri donatrici su tutto il territorio della provincia di Roma e del successivo trasporto dello stesso presso la Banca del Latte Umano Donato, grazie all'impiego di agenti della Polizia Provinciale.Il piano 'La Via Lattea' fornisce alle madri donatrici tutto il necessario per la donazione (tiralatte elettrici e contenitori sterili) e mette a loro disposizione seggiolini per il corretto trasporto in auto dei bambini e un corso di sicurezza stradale proprio su questo tema.
Notiziario Minori, 3 dicembre 2010
UNICEF: L'ITALIA NON È UN PAESE
PER BAMBINI ALL'ULTIMO POSTO TRA I PAESI
DELL'OCSE PER IL LORO BENESSERE
L'Italia e' all'ultimo posto della classifica dei Paesi Ocse, insieme a Grecia e Stati Uniti, per quanto riguarda il benessere dei bambini. In particolare per la disuguaglianza che i bambini vivono all'interno dei confini nazionali: alcuni restano sempre indietro rispetto alla qualita' media della vita dei loro coetanei, hanno piu' difficilmente accesso all'istruzione, stanno peggio di salute, vivono in poverta'. Rispetto alla media dei 24 paesi ricchi dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) dunque, messi a confronto, l'Italia e' al penultimo posto davanti all'Ungheria per disuguaglianza di bambini e adolescenti in tema di salute, e' al quartultimo posto (seguono Austria, Francia e Belgio) per benessere nell'istruzione e al quintultimo posto (seguono Polonia, Ungheria, Stati Uniti e Slovacchia) per quanto riguarda il benessere materiale. A fotografare un paese indifferente ai piccoli di eta', che "tollera" piu' degli altri le disuguaglianze e non intraprende azioni efficaci per colmare il divario e' il Centro di ricerca Innocenti dell'Unicef di Firenze, istituito nel 1988 per potenziare le capacita' dell'Unicef nell'attivita' di ricerca e che oggi presenta il rapporto "Bambini e adolescenti ai margini.
Un quadro comparativo sulla disuguaglianza nel benessere dei bambini nei paesi ricchi". Lo studio evidenzia che nei paesi con disuguaglianze piu' elevate, come appunto l'Italia, i bambini svantaggiati sono a rischio di rimanere al margine nella societa' in cui vivono e restare lontani dai livelli di benessere normali per il loro Paese. Sono invece Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svizzera i paesi dove le disparita' sono piu' contenute. "Le politiche economiche e sociali hanno un ruolo importante nel contrastare il rischio di esclusione", sottolinea il rapporto, e questi paesi "suggeriscono il successo delle politiche di equita'". Anche se il rapporto mostra che tutti i paesi hanno aree in cui devono migliorare. Reddito. I dati derivano da inchieste e si riferiscono al periodo 2005-2008. L 'analisi delle disuguaglianze di reddito per i bambini si basa sui dati sul reddito disponibile delle famiglie con bambini da 0 a 17 anni (includendo nel reddito i trasferimenti monetari pubblici agli individui e alle famiglie, deducendo le imposte ed applicando fattori di aggiustamento per tener conto delle economie di scala). Cio' premesso, la disuguaglianza di reddito familiare per i bambini registra il valore piu' basso in Norvegia, con i paesi nordici e i Paesi Bassi che occupano sei delle prime otto posizioni. All'altro estremo Italia, Canada, Spagna, Portogallo e Grecia sono i Paesi con i piu' alti livelli di disuguaglianza nel reddito dei bambini. Condizioni abitative. Insieme a Ungheria e Stati Uniti, in Italia i bambini svantaggiati vivono in condizioni peggiori rispetto agli standard prevalenti nel loro Paese. In Islanda, Germania e Svizzera gli standard sono molto omogenei e la disuguaglianza abitativa, in termini di spazio disponibile, e' molto contenuta.
Risorse di base per l'istruzione: ci si riferisce a studenti di 15 anni e all'accesso a strumenti come dizionari, pc, internet, un luogo silenzioso per studiare. L'Italia si trova in una posizione intermedia, con livelli di disuguaglianza leggermente inferiori alla media Ocse. Danimarca, Svizzera e Paesi Bassi hanno i livelli di disuguaglianza piu' contenuti. Il divario piu' grande e' in Grecia, Slovenia, Messico. Benessere nell'istruzione. Si prende a indicatore la competenza in tre ambiti: lettura, matematica e scienza (dati dai test Pisa del 2006). Per competenze in lettura l'Italia e' al 22° posto su 23 paesi; nella matematica e' 19° su 24 paesi; nelle scienze e' 16° su 24. Emerge il profilo della Finlandia, che - evidenziano i ricercatori - combina livelli di medi di eccellenza con alti livelli di equita' distributiva. Salute. Tre gli indicatori: per i problemi di salute (riferiti dagli adolescenti) l'Italia e' al 20° posto su 24. Paesi Bassi, Austria e Portogallo registrano livelli di disuguaglianze molto contenute, oltre ad avere i livelli mediani di salute migliori.
Anche per la sana alimentazione l'Italia e' tra i paesi con diseguaglianze superiori alla media (18° posto). Per l'attivita' fisica intensa - praticata al di fuori della scuola - l'Italia figura al 22° posto della classifica, seguita da Spagna e Francia.
Notiziario Minori, 3 dicembre 2010