venerdì 15 maggio 2015


SANDPLAY THERAPY LI AIUTA AD
ESPRIMERSI CON IMMAGINI METODO
 ANALITICO PIÙ DIFFUSO AL MONDO.
16-17 MAGGIO CONVEGNO IDO
La Sandplay therapy è un approccio di tipo analitico che fa parte della psicologia del profondo junghiana. Ideata negli anni '50 da Dora Kalff, analista svizzera, si è diffuso in tutto il mondo: dagli Stati Uniti al Brasile, Canada, Israele, Europa, Giappone, Svizzera, Cina, Corea del Sud, Danimarca, Sudafrica e Taiwan. Forse, tra tutti gli approcci psicoanalitici, la Sandplay therapy è il più utilizzato per la sua facilità di applicazione sia in età evolutiva che in età adulta. Per questo motivo, l'Istituto di Ortofonologia (IdO) ha deciso di promuovere il 16 e 17 maggio a Roma un seminario dal titolo 'Sandplay therapy. Il gioco e le immagini nella Psicologia Analitica', nell'Aula magna dell'I. C. Regina Elena, in via Puglie 4 dalle 9 alle 18.
A gestirlo sarà Carla Cioffi, neuropsichiatra infantile, socio-didatta dell'Associazione per la ricerca in psicologia analitica (Arpa), associata dell'Associazione internazionale per la psicologia analitica (Iaap), socio didatta dell'Associazione italiana per la Sandplay therapy (Aispt) e associata della Società internazionale di schema therapy (Isst).
Il gioco della sabbia è nato come lavoro psicoterapeutico con i bambini. "Propone per l'appunto un gioco- afferma Cioffi- un metodo non verbale che li aiuta ad esprimersi attraverso un percorso di immagini.I terapeuti della sabbia- dice il medico- osservano il processo psicologico e trasformativo dei pazienti tramite le immagini che si susseguono sulla sabbia e in cui appaiono rappresentati non solo i loro traumi ma anche le loro possibilità di guarigione. Sulla sabbia agiscono due sinergie: il conscio e l'inconscio, che insieme creano immagini, sviluppano associazioni e risvegliano ricordi".
La terapeuta supporta minori con difficoltà di tipo emotivo-comportamentale. "Hanno un'intelligenza indenne ma con un funzionamento alterato. Gli adolescenti che vedo- prosegue l'analista- hanno problematiche importanti e sono spesso bloccati nella loro crescita evolutiva, possono presentare disturbi alimentari, di attenzione o di comportamento".
La Sandplay Therapy non può essere esercitata da tutti. "Per praticarla bisogna essere psicoterapeuti e aver seguito un percorso di analisi personale e con le sabbie". Sabato 16 maggio Cioffi inquadrerà questo approccio analitico da un punto vista storico culturale, nell'evoluzione della Psicologia analitica del Novecento, per passare poi agli aspetti teorici e alle applicazioni pratiche della metodologia. Inoltre, l'esponente dell'Aisp presenterà il caso clinico di un bambino di 8 anni attraverso la lettura di 7 sabbie.
Nel pomeriggio ci sarà Eva Pattis Zoja, analista junghiana per l'infanzia (Cipa/Iaap), terapeuta anch'ella della Sandplay therapy (aispt/isst) e fondatrice della International association of expressive sandwork (Iaes), che presenterà il 'Sandwork espressivo: una proposta terapeutica in situazioni di abbandono e violenza'. Il Sandwork è stato ideato dalla stessa Pattis Zoja come supporto psicologico da applicare nelle situazioni di emergenza, guerra, catastrofi naturali e degrado sociale in genere. Al seminario IdO la fondatrice dell'Iaes mostrerà il lavoro svolto in situazioni di estrema difficoltà umana e psicologica.
La due giorni di formazione terminerà domenica 17 maggio, e nel corso della giornata verranno proiettati video e immagini sulla Sandplay Therapy per stimolare e attivare un vero e proprio laboratorio esperienziale con i presenti.
L'Aisp è associata all'Isst, presente in tutto il mondo. "Ci sono esperti di Sandplay Therapy- conclude Cioffi- che da tanti anni girano il mondo per portare la formazione alla Sandplay therapy anche nei paesi emergenti e far uscire la pratica clinica da un approccio esclusivo dei paesi culturalmente più avanzati".
Per informazione sulle modalità di partecipazione al seminario, è possibile scrivere a scuolapsicoterapia@ortofonologia.it.
 Notiziario Minori, 15 maggio 2015

È NATA LA FONDAZIONE ITALIANA
 PER IL BAMBINO ECCO IL DECALOGO
 PER PROMUOVERE  E CREARE
SALUTE DA 0 A 100 ANNI
Creare salute da zero a cento anni è lo scopo per cui nasce la Fondazione italiana per il bambino (Fib), nella "consapevolezza che si può ambire ad avere future generazioni di adulti e di anziani più sani, più attivi e meglio inseriti in una società sempre più longeva". Un ruolo fondamentale è giocato dalla prevenzione, "che inizia prima della nascita del bambino con i corretti stili di vita della mamma nella fase gestazionale, e che deve accompagnare l'infante, l'adolescente, l'adulto e l'anziano durante tutto l'arco dell'esistenza". Alberto Ugazio, direttore del dipartimento di Medicina pediatrica dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e componente del Cda della Fib, afferma: "Abbiamo raggiunto aspettative di vita che sono tra le migliori al mondo, ma, con l'aumento della vita media aumenta anche l'incidenza di malattie come quelle cardiovascolari, polmonari, tumorali e tante altre ancora.
Patologie che rendono precaria la qualità di vita dell'anziano, aumentano sempre più la spesa sanitaria e impediscono di condurre una vita attiva e serena nella terza età. Oggi-prosegue Ugazio- sappiamo bene dai più recenti progressi della medicina che, in larga misura, salute e malattia dell'adulto e dell'anziano originano durante la gravidanza e i primissimi anni di vita. La salute di domani dipende quindi dalle scelte che facciamo oggi". La scienza dice che nei primi mille giorni di vita, dal concepimento fino ai 2 anni d'età, si gioca il futuro di salute dell'essere umano. L'allattamento al seno e una dieta equilibrata sono due pilastri fondamentali nello sviluppo psico-fisico del bambino". L'alimentazione gioca "infatti un ruolo indispensabile, ma regimi alimentari seguiti più sulla scia delle mode del momento che su sulla base delle evidenze scientifiche allontanano dal fabbisogno nutrizionale e rischiano di produrre uno sbilanciamento della dieta ideale per la crescita. Anche la lotta all'obesità- continua l'esponente della Fib- è una delle grandi sfide che ci attendono per avere una società più sana e meno soggetta al rischio di malattie legate all'eccesso ponderale come diabete, ipertensione e le altre patologie correlate. Allo stesso modo, promuovere una sana attività fisica, lontana sia dalla sedentarietà sia dagli eccessi agonistici, è fondamentale per un corretto funzionamento dell'organismo già dai primi anni di vita". La salute del bambino si tutela anche attraverso "una cultura delle vaccinazioni troppo spesso assente o sempre più minacciata da una disinformazione organizzata. Si assiste a un calo preoccupante di alcune importanti vaccinazioni come evidenziato recentemente anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità che ha bacchettato l'Italia e l'Europa perché in ritardo sulla tabella di marcia stabilita per eliminare morbillo e rosolia. In alcune scelte di salute un ruolo fondamentale lo svolgono i pediatri". I dati di una "recente ricerca condotta in occasione della Giornata mondiale contro la meningite- dichiara Carla Collicelli, vicedirettore del Censis- evidenziano che il pediatra è la principale fonte di informazione delle famiglie in questo campo. Ed è al medico che cura i propri figli che i genitori affidano i loro dubbi e le loro speranze per la guarigione dei loro bambini". Il pediatra è sempre più un'antenna sociale dei bisogni di salute psicofisica del bambino e dell'adolescente in una società che muta continuamente. "L'advocacy della pediatria- spiega Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di pediatria (Sip) e componente del Cda della Fib- si esprime nella tutela della salute del bambino, attraverso la diagnosi, la cura e la prevenzione delle malattie. Ma anche promuovendo il suo benessere fisico-psichico e relazionale, e i suoi diritti nella società. Il pediatra del terzo millennio è chiamato a passare dalla cura alla 'care', cioè al prendersi cura del bambino e della sua famiglia". Occorre quindi "investire a tutto tondo per la salute del bambino che sarà l'adulto di domani. Ma per raggiungere tale scopo è indispensabile un impegno globale che coinvolga a tutti i livelli le istituzioni, il mondo della ricerca, i media, gli opinion leader e gli stakeholder delle professioni e dell'industria.
Perché- conclude Corsello- se è vero che la salute è un bene di tutti, ognuno deve contribuire a favorire le condizioni che rendono effettivo questo diritto tutelato dalla nostra Costituzione". In occasione della presentazione della Fib Walter Ricciardi, direttore Osservasalute e commissario Iss, ha tenuto la 'Lettura tra denatalità e invecchiamento della popolazione: una sfida sostenibile per il nostro Ssn?': "La prevenzione- dichiara Ricciardi- è la vera chiave di volta per la sostenibilità del Ssn. Investire in prevenzione significa investire in salute e creare le condizioni favorevoli per una popolazione più sana e longeva. Spendiamo ancora troppo poco in prevenzione e occorrono sempre più campagne mirate contro i non corretti stili di vita. I problemi di stile di vita, di abitudini comportamentali come quelle alimentari, di urbanistica e di ambiente, vanno affrontati e risolti oggi se si vuole creare salute da 0 a 100 anni". Anche la Fondazione italiana per il bambino è pronta a fare la sua parte. Ecco il decalogo su 'Lo stile di vita per la donna in gravidanza e da neomamma': 1. Più movimento all'aria aperta 2. Niente stress 3. Niente alcool 4. Niente fumo 5. Cibi poveri di grassi e zuccheri 6. Alimenti freschi 7. Frutta e verdura di stagione 8. Fibre e prebiotici 9. Pesce azzurro 10. Allattamento esclusivo al seno per almeno 6 mesi.
Notiziario Minori, 15 maggio 2015

venerdì 8 maggio 2015


SIMEUP: QUANDO RICORRERE A
 PRONTO SOCCORSO, I CONSIGLI.
A PEDIATRICO TROPPI ACCESSI INAPPROPRIATI
Ogni anno circa 5 milioni di bambini vengono visitati nei pronto soccorso italiani. Solo nel 10% dei casi si tratta di codici gialli e rossi, ovvero quelli che identificano i casi di reale emergenza e urgenza, mentre i codici verdi (le urgenze considerate minori in fase di triage) rappresentano invece il 60-70% degli accessi. "Tra questi ultimi circa la metà può essere considerato un accesso appropriato per la necessità di escludere gravi complicanze e/o evoluzioni della malattia- afferma Antonio Urbino, presidente della Società italiana di emergenza e urgenza pediatrica (Simeup)- mentre la restante metà di questi accessi è inappropriato e può creare disservizi che possono ostacolare l'assistenza a chi ne ha veramente bisogno. Il Pronto Soccorso pediatrico è infatti una struttura che serve a fornire la prima assistenza ai bambini che necessitano di un approccio diagnostico terapeutico urgente. Ed è altresì la struttura atta ad affrontare le emergenze sia mediche che traumatiche con immediato pericolo di vita". Se è vero che tutti sanno cos'è un Pronto Soccorso, luogo il cui accesso può essere diretto, o può avvenire attraverso i servizi del 118 o per trasferimento da altro ospedale, Simeup ricorda ciò che non è un Pronto soccorso, al fine di disincentivarne un utilizzo improprio con tutti i problemi relativi al sovraffollamento delle strutture.
"Innanzitutto non va confuso con un ambulatorio pediatrico- spiega Urbino- e non sostituisce il Pediatra di famiglia che sarebbe bene consultare, se possibile e almeno telefonicamente, prima di recarsi in Pronto Soccorso. Il Ps non è nemmeno un ambulatorio poli-specialistico infatti le visite specialistiche urgenti richieste dal medico curante vanno comunque prenotate al Centro unico prenotazioni (Cup) e di norma non hanno luogo in Pronto soccorso, che non è la struttura preposta per approfondire aspetti clinici non urgenti o cronici. E non serve neppure a ottenere la compilazione di ricette e/o di certificati o l'esecuzione di prestazioni che potrebbero essere erogate presso servizi ambulatoriali". Quindi il Pronto Soccorso non va usato per questioni di comodità, per abitudine o per evitare il pagamento di un ticket.
Dalla Simeup arrivano anche alcuni suggerimenti utili in situazioni frequenti che possono invece richiedere una visita in Pronto Soccorso.
- Febbre: nel lattante con età inferiore a tre mesi se non è stato possibile farlo visitare al curante; nei bambini più grandi se la febbre è elevata, persistente, risponde poco alla terapia antipiretica e si associa a stato di sofferenza e condizioni generali compromesse; se in presenza di febbre il bambino presenta crisi convulsive soprattutto se di età inferiore ad un anno.
- Vomito: il bambino ha bisogno di cure urgenti se presenta vomito ripetuto e non riesce ad assumere liquidi soprattutto se di età inferiore a 1 anno; se presenta altri sintomi che possono portare alla disidratazione come la febbre e numerose scariche di diarrea; se oltre al vomito presenta: secchezza della cute e della mucosa orale, occhi cerchiati, mancanza di lacrime, ridotta emissione di urine; se vomita e non evacua da 24 ore soprattutto se di età inferiore a 1 anno; se il vomito è francamente ematico o di colore verde scuro o simile al caffè.
Diarrea: se presenta diarrea ripetuta e non riesce ad assumere liquidi (vomito) soprattutto se di età inferiore a 1 anno; se presenta diarrea da oltre 24 ore con più di 5-6 scariche al giorno e non assume liquidi oppure presenta segni di disidratazione; diarrea francamente ematica o la sola emissione di sangue tipo "gelatina".
- Dolore addominale: se non evacua da oltre 24 ore, presenta vomito, febbricola e se il dolore viene localizzato nelle regioni inferiori destra dell'addome (regione appendicolare); se presentano dolore addominale nelle ore successive ad un trauma della regione interessata; - Trauma cranico: se il bambino ha perso conoscenza al momento dell'impatto (trauma cranico commotivo), o presenta vomito, qualche ora dopo il trauma, con tendenza all'addormentamento, con pianto inconsolabile, strabismo, difficoltà alla deambulazione, cefalea. - Cefalea: se accompagnata da febbre e/o da vomito e non regredisce con la somministrazione di comuni antifebbrili e/o antidolorifici.
- Difficoltà respiratoria: i bambini, soprattutto se di età inferiore all'anno, con difficoltà respiratoria vanno tutti portati con urgenza in ps se non è nota la causa e non si dispone di prescrizioni del proprio medico, esempio: asma conosciuta.
Notiziario Minori,  8 maggio 2015

INCIDENTI STRADALI,
OGNI GIORNO NEL MONDO
MUOIONO PIÙ DI 500 UNDER 18

Petizione mondiale
"Se ci darete strade sicure ora, potremo dare e daremo il buon esempio per le generazioni a venire. Per favore ascoltateci ed agite. Salvate le vite dei bambini". Si conclude cosi' la Dichiarazione dei bambini per la sicurezza stradale della campagna Savekidslives2015 promossa dall'Onu. La dichiarazione e' un concreto appello ai leader e decisori di tutti i Paesi e a tutti gli adulti, che hanno l'obbligo di "assicurarsi che tutti i bambini possano viaggiare in sicurezza" ed e' frutto dei pensieri e delle preoccupazioni espresse dai ragazzi del mondo intero.
La "Settimana mondiale della sicurezza stradale" indetta dalle Nazioni Unite, che ha preso il via il 4 maggio, e' dedicata proprio alla protezione dagli incidenti per i piu' giovani. I dati forniti dall'Onu sono agghiaccianti: ogni giorno, nel mondo, piu' di 500 bambini e ragazzi sotto i 18 anni muoiono a causa di incidenti stradali. Un dramma che coinvolge anche l'Italia dove, guardando al 2013, sono morti una media di oltre 2 bambini a settimana, per un totale di 123 vittime con meno di 18 anni. Di queste, ben 47 avevano meno di 14 anni. Nell'ultimo anno tra gli under 14 si sono registrati anche 10.400 feriti per incidente stradale. Ancora piu' critica la situazione per la fascia di eta' compresa tra i 14 e i 17 anni, che fa registrare un totale di 76 vittime.
Comportamenti scorretti e superficiali degli adulti. "La mortalita' infantile e giovanile sulle strade e' un dramma nel dramma -spiega Umberto Guidoni, segretario generale della Fondazione Ania per la sicurezza stradale- anche perche' i bambini sono vittime di comportamenti superficiali, distratti e scorretti assunti dagli adulti quando sono al volante. Per questo noi li consideriamo all'interno della categoria degli utenti deboli o vulnerabili della strada. E' bene ricordare che l'incuria dei genitori che non usano i seggiolini o le cinture di sicurezza posteriori e' una delle principali cause di morte dei minori sulle strade".
Utilizzo di seggiolini e cinture. "Molti non si rendono conto -continua Guidoni- che l'utilizzo corretto dei seggiolini e dei sistemi di ritenuta puo' ridurre del 70% le possibilita' di conseguenze gravi in caso di incidente stradale. In molti casi, c'e' scarsa conoscenza delle norme del codice della strada. Per questo la Fondazione Ania in passato ha avviato importanti campagne di informazione proprio sul corretto trasporto dei minori in automobile e ha anche chiesto un inasprimento delle pene per chi non rispetta queste regole, che non valgono solo per l'automobile, ma anche per il trasporto dei bambini in bicicletta e sui motocicli".
Guardando agli adolescenti, "i morti sono imputabili anche all'utilizzo di ciclomotori e motocicli. Tra i 14 e i 17 anni, molte volte si paga la scarsa esperienza di guida e la non conoscenza delle norme. Anche per questo, in passato, la Fondazione Ania e' stata tra i principali promotori dell'introduzione della prova pratica per il conseguimento del patentino di guida per i ciclomotori".
Capitale umano. "Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte per i giovani e i giovanissimi - prosegue Guidoni - ed e' paradossale che un Paese come il nostro, che sta invecchiando, continui a perdere ogni anno sulle strade il proprio capitale umano. Ci auguriamo che l'iniziativa delle Nazioni Unite sensibilizzi in maniera importante gli utenti della strada e favorisca misure di prevenzione dedicate ai bambini". Disabili. Ingente anche il numero di coloro che restano disabili a seguito di incidenti stradali: la Fondazione Ania registra 100 mila casi l'anno di invalidita' permanenti, di cui 20 mila gravi (tetraplegie, paraplegie, perdita di arti).
Cause.... Tra le cause principali di incidente, le statistiche ufficiali mettono al primo posto la distrazione (per il 17% dei casi in media, che diventa il 20% sulle strade extraurbane e il 15% sulle strade urbane), seguita dal mancato rispetto delle regole di segnaletica (semaforo e precedenza) e velocita'.
 Da un'indagine dell'Ania e dell'Istituto superiore di sanita' emerge tuttavia un altro aspetto: 1 incidente su 3 e' dovuto all'alcol. Ma questo non rientra nelle statistiche ufficiali perche' l'alcol e' considerato "concausa", ci spiega l'Ania. Insomma, se si taglia la strada al semaforo e si e' ubriachi bevuto, l'incidente e' dovuto al mancato rispetto delle regole di segnaletica. "Ania da anni insiste sulla pericolosita' dell'alcol alla guida - ribadiscono dalla Fondazione - ha investito molto in prevenzione, per esempio donando un milione di etilometri usa e getta per discoteche e altri centri aggregativi; con la campagna "Guido con prudenza" che ha portato a dimezzare le cosiddette stragi del sabato sera; con gli spot televisivi "10 comandamenti per la sicurezza stradale" e impegnandosi per proposte di legge come quella che prevede alcol zero per i neopatentati".
Infrastrutture. Oltre l'80 per cento degli incidenti stradali sono imputabili all'errato comportamento umano, al non rispetto delle regole. Il restante quasi 20% e' dovuto, secondo i dati forniti dalla Fondazione Ania, alla condizione delle infrastrutture, alle strade sconnesse, alle curve pericolose.
Notiziario Minori,  8 maggio 2015

LA MASS-MEDIOLOGA COSENZA:
IL WEB NON È UN DEMONE
"MA RAGAZZI VANNO ACCOMPAGNATI;
GENITORI-PROF NON ABBIANO PAURA"
Genitori e insegnanti non devono avere paura del web. Nè sentirsi incapaci rispetto ai 'nativi digitali'. Anzi, devono stare vicino ai ragazzi e non lasciarli da soli nella Rete. E' il suggerimento che arriva da Giovanna Cosenza, presidente del Corecom Emilia-Romagna e docente di semiotica all'Alma Mater di Bologna, che in Regione ha presentato il report sull'attività svolta nel 2014 dall'organismo di garanzia che dirige. Tra le altre cose, il Corecom si occupa anche di fare informazione e formazione nelle scuole per insegnanti, educatori, genitori e ragazzi, in particolare sull'utilizzo dei nuovi media. L'anno scorso sono stati 52 gli incontri, le richieste per quest'anno sono già più di 300. "Un'attività che non va sottovalutata- afferma la presidente dell'Assemblea legislativa, Simonetta Saliera- per tutelare i ragazzi dal cyber-bullismo e per educarli a utilizzare i mezzi digitali".
Negli ultimi anni, spiega Cosenza, "si è accentuata l'attenzione a un uso consapevole di internet. Il che non significa demonizzare internet- avverte la mass-mediologa- i ragazzi devono andare su internet e l'Italia deve aprirsi al digitale sempre di più, siamo ancora indietro rispetto alla Ue. Ma occorre farlo in modo consapevole: questo vale per gli adulti e a maggior ragione per i ragazzini e le ragazzine". Il punto, spiega Cosenza, "è iniziare accompagnando i ragazzi, soprattutto nell'età delle scuole medie". Cioè "un uso accompagnato" ai media digitali "senza divieti- afferma Cosenza- perchè questo fa solo venir più voglia, guardando però sempre che tipo di navigazione i figli e gli studenti fanno". E' un lavoro che possono fare non solo i genitori, "ma anche i professori e gli educatori", per rendere i ragazzi "consapevoli e, con cautela e tatto, osservare e dirigere il loro comportamento".
L'importante, ribadisce Cosenza, è non imporre divieti, "perchè inutili paure non hanno senso. Però far loro presente i rischi ad esempio di mettere su internet fotografie o di non sapere chi sono davvero i cosiddetti amici su Facebook". A volte, sostiene la presidente del Corecom, "genitori e insegnanti sono come impauriti dal fatto di non essere loro per primi a dominare questi mezzi. Basta con questi pregiudizi negativi: gli adulti sono perfettamente capaci e anzi più in grado dei ragazzini, che hanno sicuramente meno strumenti di consapevolezza". L'adulto deve quindi "farsi accompagnatore della digitalizzazione dei minori", suggerisce Cosenza.
Notiziario Minori,  8 maggio 2015

LE 5 PRATICHE A RISCHIO
INAPPROPRIATEZZA SECONDO
 ACP DI CUI MEDICI E PAZIENTI
DOVREBBERO PARLARE
Sono cinque le pratiche a rischio d' inappropriatezza di cui medici e pazienti dovrebbero parlare. Lo scrive l'Associazione culturale pediatri (Acp), che in una scheda rende note le sue raccomandazioni: - Evitare l'uso abituale dei cortisonici inalatori nelle flogosi delle prime vie respiratorie dei bambini. La tosse è il sintomo più frequente nei bambini che accedono all'ambulatorio del pediatra delle cure primarie. L'uso del cortisone per via aerosolica è largamente diffuso, in Italia, per il trattamento delle patologie delle alte vie respiratorie e per il controllo del sintomo tosse a esse correlato, sebbene non esistano prove della sua efficacia. Tale pratica, se prolungata nel tempo, è associata a effetti collaterali.
- Astenersi dal prescrivere aggiunte di latte artificiale nei primi giorni di vita ai neonati in assenza di provate indicazioni mediche. La durata dell'allattamento al seno si correla positivamente con la salute infantile (riduzione di obesità, atopia, asma, infezioni...) e materna. L'allattamento al seno esclusivo nei primi giorni di vita è elemento predittivo positivo di una lunga durata dell'allattamento. Le supplementazioni con latti artificiali interferiscono con il processo naturale della lattazione perché annullano il meccanismo di feed-back tra madre e bambino, sul quale si basa l'adeguata produzione di latte materno.
- Non prescrivere antibiotici nelle patologie delle vie respiratorie presumibilmente virali in età pediatrica (sinusiti, faringiti, bronchiti). Gli antibiotici sono i farmaci più prescritti in Italia e il fenomeno dell'antibiotico resistenza è un problema in progressivo aumento. L'appropriata gestione clinica delle patologie a eziologia infettiva prevede - secondo linee guida esistenti - la vigile attesa nei casi che lo consentono, sulla base di criteri clinici, anamnestici ed epidemiologici, e l'utilizzo degli antibiotici solo nei casi che lo richiedono e con le modalità corrette. Evitare l'uso di antibiotici nelle infezioni presumibilmente virali e trattare in modo ottimale le infezioni batteriche possono limitare l'emergenza di patogeni resistenti e il rischio di eventi avversi da antibiotici.
- Non effettuare Rx torace per la diagnosi e il follow up di polmonite non complicata nel bambino. La diagnosi clinica di polmonite nel bambino è possibile, secondo le linee guida che limitano l'uso della radiografia del torace a condizioni particolari ben definite. Più in generale, nella pratica clinica, l'esecuzione di qualsiasi procedura diagnostica (analisi cliniche o valutazioni strumentali) dovrebbe essere sempre motivata dalla necessità di acquisire informazioni indispensabili per orientare la gestione di un problema. Tuttavia, nella pratica quotidiana, accade non di rado che siano effettuate indagini di 'controllo' senza una reale necessità pratica, con dispendio di energie e di tempo e possibili rischi per il paziente. L'accurata valutazione anamnestica, clinica ed epidemiologica e il confronto chiaro e completo con il paziente e con i genitori sono la base di una corretta impostazione diagnosticoterapeutica e consentono di ottenere risultati ottimali, selezionando le procedure più appropriate.
- Evitare la somministrazione di farmaci (anti H2, procinetici, inibitori di pompa protonica-PPI) nel Reflusso Gastro Esofageo (GER) fisiologico, che non compromette la crescita e non si associa a segni o sintomi sospetti di malattia da GER. Non prescrivere medicinali ai 'vomitatori felici'. Il GER fisiologico è causa molto frequente di rigurgito o vomito nel primo anno di vita, si risolve con la crescita e non vi sono evidenze significative che sia causa di lesioni, anche nel lungo periodo. I farmaci PPI non sono efficaci per risolvere il GER e non vi sono evidenze sufficienti della loro sicurezza nei bambini. L'uso dei farmaci antiacidi, anti H2, PPI e pro cinetici va riservato alla Malattia da GER (GERD) correttamente diagnosticata, che è estremamente rara in età pediatrica e per lo più correlata a condizioni predisponenti. Mancano prove a sostegno dell'utilizzo dei farmaci per il GERD come trattamento empirico a scopo diagnostico nei bambini piccoli, nei quali crisi di pianto inconsolabile, irrequietezza, inarcamento del tronco, talora associati a vomiti e rigurgiti, possono essere manifestazioni fisiologiche di una fase evolutiva che scompaiono in qualche settimana. Ciononostante, i farmaci per il GERD sono ampiamente prescritti sotto l'anno di vita. Per limitare le terapie improprie è necessario riuscire a differenziare il GER fisiologico da quello associato a sintomi che meritano un approfondimento diagnostico, e comunicarne adeguatamente ai genitori il significato che ne giustifica il trattamento con semplici accorgimenti. Attenzione: le informazioni sopra riportate non sostituiscono la valutazione e il giudizio del medico. Per ogni quesito relativo alle pratiche sopra individuate, con riferimento alla propria specifica situazione clinica è necessario rivolgersi al medico curante. STORIA DEL PROGETTO - La scheda è stata elaborata nell'ambito del progetto 'Fare di più non significa fare meglio', al quale l'Acp ha aderito a giugno 2014. Lanciato e coordinato nel dicembre 2012 dall'associazione Slow Medicine, il progetto è nato in analogia al movimento, già attivo negli Usa, 'Choosing Wisely' e sta coinvolgendo società scientifiche di medici e operatori sanitari, associazioni di consumatori e di cittadini attorno agli obiettivi di 'contrasto al sovra utilizzo di procedure diagnostiche e terapeutiche' e di 'condivisione del processo di cura tra medico e paziente '. IL PROGETTO ITALIANO - Il Progetto italiano è parte del movimento Choosing Wisely internazionale e ne sta condividendo, seppure con alcune differenze, i fondamenti e il percorso. La prima fase operativa di 'Fare di più non significa fare meglio' prevede che ogni associazione che aderisce, nell'ambito della propria attività quotidiana, individui cinque procedure diagnostiche o terapeutiche ad elevato rischio d' inappropriatezza, secondo tre precisi criteri: sono comunemente usate nella pratica quotidiana; in base alle evidenze scientifiche disponibili non apportano un beneficio significativo alle principali categorie di pazienti a cui vengono prescritte ; possono esporre i pazienti al rischio di subire effetti dannosi. 'La scheda Acp- fa sapere Anna Maria Falasconi, referente Acp per la Regione Lazio e del progetto- è stata compilata sulla base delle segnalazioni dei pediatri dell'associazione. Ogni raccomandazione per l'uso appropriato di ognuna delle procedure potenzialmente a rischio è stata elaborata sulla base della letteratura scientifica più valida e aggiornata a suo sostegno. La fase successiva del progetto prevede l'implementazione delle raccomandazioni da parte dei pediatri nella loro attività e attraverso la comunicazione efficace tra medico e paziente, per giungere alla condivisione delle scelte diagnostiche e terapeutiche. Il paziente, con i suoi bisogni e le sue peculiarità, è posto sempre al centro del processo di cura'. NON HA OBIETTIVI ECONOMICI, MA PREVISTE RICADUTE POSITIVE - 'Fare di più non significa fare meglio', a differenza di Choosing Wisely USA, 'non ha tra i suoi obiettivi primari quello economico, ma è prevedibile che la riduzione di procedure inappropriate porterà comunque a una riduzione degli sprechi e al risparmio di risorse'. Per riuscire a realizzare questo progetto sono previste molte azioni: l'informazione degli operatori sanitari, dei cittadini e delle associazioni di pazienti 'potrà aumentare la consapevolezza del rischio connesso agli eccessi di indagini, diagnosi e trattamenti; la formazione e l'aggiornamento del personale sanitario consentirà di adeguarne le competenze per garantire l'appropriatezza dei comportamenti clinici e dell'uso razionale delle risorse. Il confronto tra le varie figure che compongono il percorso di cura e, soprattutto, l'abitudine alla comunicazione efficace tra medico e paziente, con la condivisione delle scelte diagnostiche e terapeutiche, potranno evitare gran parte dei rischi connessi all'eccesso di indagini, di formulazione di diagnosi, di terapie, indotti dalla forte pressione dell'offerta, da informazioni di cattiva qualità- aggiunge Falasconi- talora proposte dei media e anche dai diffusi comportamenti di medicina difensiva di medici preoccupati di essere accusati di non fare abbastanza per affrontare il problema del paziente'. La facilitazione del dialogo tra le varie figure 'sarà fondamentale per la programmazione del processo di cura, anche attraverso il coinvolgimento delle strutture territoriali del Sistema sanitario nazionale, compresi gli ospedali: il Piemonte è stata al regione pioniera e altre si stanno organizzando. Azioni coordinate, verso un'assistenza sanitaria di qualità, equamente accessibile a tutti ed economicamente sostenibile. Fare meglio con meno- conclude la referente Acp- si può'.
 Notiziario Minori,  8 maggio 2015

UNA SABBIERA IN AIUTO DI CHI NON HA
 PAROLE SEMINARIO IDO SU SANDPLAY
 THERAPY 16-17 MAGGIO A ROMA
 Una cassetta contenente della sabbia e numerosi oggetti. Sono gli ingredienti della Sandplay Therapy, il gioco della sabbia "che fornisce un linguaggio simbolico anche a chi non ha parole per esprimere il proprio malessere, consentendo di rappresentare il mondo interno così come si è costellato". Indagare a fondo i benefici di questa pratica clinica è l'obiettivo del prossimo seminario dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), il 16 e 17 maggio a Roma, dal titolo 'Sandplay therapy. Il gioco e le immagini nella Psicologia Analitica'. A gestirlo sarà Carla Cioffi, didatta dell'Associazione italiana della Sandplay therapy (Aispt) e neuropsichiatra infantile. L'evento si svolgerà presso l'Aula magna dell'Istituto comprensivo Regina Elena in Via Puglie n.4, dalle 9 alle 18.
La Sandplay therapy si concilia con il mondo dell'infanzia. "È una terapia che si può applicare in età evolutiva perché fa parte di quei metodi proiettivi che consentono d'indagare l'inconscio. Il bambino viene messo in una stanza con una sabbiera al centro, tutto intorno degli scaffali contenenti oggetti vari: animali, esseri umani, alberi, pupazzi fantastici, case, chiese, edifici, macchine e treni. Il bambino è libero di scegliere gli oggetti che preferisce per comporre nella sabbiera una scena su cui poi si lavorerà attraverso le domande e le riflessioni del terapeuta, che variano a seconda dell'età del minore. È una rappresentazione libera che ci aiuta a indagare il profondo della psiche umana".
Il vassoio di sabbia è uno "spazio libero e protetto all'interno del quale, dal confronto con gli elementi inconsci personali e transpersonali che possono trovarvi rappresentazione, scaturisce un processo di trasformazione psichica e uno sviluppo più armonico della personalità, in linea con le potenzialità dell'individuo. Seguendo i contenuti che emergono dal paziente- spiega l'Aispt- lo psicologo analista facilita il confronto tra coscienza e inconscio, favorisce l'integrazione psichica e il recupero del rapporto con il Sé individuale originario". Nel corso delle due giornate si cercherà di far conoscere questa pratica terapeutica non solo nei suoi aspetti clinici, "strettamente connessi con la sua matrice junghiana, e presentando gli approfondimenti sulle sue derivazioni teoriche e storico culturali, ma anche- conclude l'IdO- nelle sue più recenti possibilità applicative al di fuori del classico setting analitico, in situazioni estreme di abbandono e di violenza".
Per informazioni sulle modalità di partecipazione scrivere a scuolapsicoterapia@ortofonologia.it.

 Notiziario Minori,  8 maggio 2015