domenica 8 marzo 2015


DIFFERENTI APPROCCI ALL'ADHD:
TRA LE CAUSE
 ANCHE EDUCAZIONE E ALIMENTAZIONE.
E IN ITALIA?
DI ELEONORA LORUSSO -
FONTE: WWW.PANORAMA.IT
Sono disattenti, iperattivi, impulsivi: sono i bambini che soffrono della sindrome ADHD, ovvero Attention Deficit Hyperactivity Disorder. Un disturbo che in alcuni casi può arrivare a rendere difficili la socialità e il normale sviluppo dei bambini. Negli Stati Uniti almeno il 9% dei bambini in età scolare ne soffre, con tanto di diagnosi medica. Eppure in Francia non è così: meno del 5% della popolazione infantile viene curata per questa malattia. Perché? Si tratta di un disordine di natura neuro-biologica? La risposta, incredibilmente, dipende dal luogo in cui si vive.
ORIGINE BIOLOGICA - Come riporta la rivista Psychology Today , negli Stati Uniti i pediatri ritengono che l'ADHD sia un disordine di natura biologica e dunque lo curano con farmaci che vanno ad agire a livello farmacologico con medicinali come Retalin (Metilfenidato) e Adderall (Anfetamine), ovvero stimolanti o non-stimolanti. Diversamente, in Francia la sindrome da deficit di attenzione viene considerata un disturbo di legato a fattori di natura psico-sociali e, di conseguenza, i pediatri d'Oltralpe preferiscono seguire terapie che indagano i motivi del disagio nel contesto sociale o familiare in cui vivono i bambini che ne soffrono. Per questo, invece che somministrare farmaci, prediligono trattamenti come la psicoterapia o colloqui con le famiglie. Insomma, il punto di vista francese (ed europeo in genere) è profondamento diverso da quello americano, che attribuisce le cause dell'ADHD a disfunzioni fisiche e squilibri chimici nel cervello dei bambini.
L'approccio differente è confermato anche dal tipo di classificazione che viene dato al disturbo: mentre gli americani fanno riferimento al Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders (DMS), i francesi si affidano al Classification Française des Troubles Mentaux de L'Enfant et de L'Adolescent (CFMEA): da un lato si ricorre alle migliori cure farmaceutiche per i sintomi del disturbo, dall'altro si indagano le cause psico-sociali che lo provocano.
ANCHE IN ETÀ ADULTA - Il deficit di attenzione sta comunque diventando una vera piaga negli Usa: si calcola una percentuale variabile tra il 30 e il 50% dei bambini americani continui ad avere disturbi anche in età adulta, con conseguenze anche importanti sulla routine lavorativa e non solo. Tra gli effetti più comuni sui più giovani ci sono la facilità ad essere distratti, dimenticando dettagli; la difficoltà a concentrarsi, per imparare qualcosa di nuovo; toccare o giocare con qualsiasi cosa si trovi a portata di mano; difficoltà a stare seduti a scuola o a tavola per i pasti; ridere spesso, anche senza motivo; non riuscire ad attendere e rispettare il proprio turno di gioco. Nei casi più gravi si può anche arrivare a disturbi come ansia e depressione.
Ma se in Francia e in Europa viene attribuita maggior importanza ai fattori sociali e psicologici, esiste anche un altro aspetto da non sottovalutare nell'incidenza del deficit: secondo recenti studi, infatti, anche l'alimentazione può giocare un ruolo importante nell'insorgere del disturbo. In particolare, il cibo ricco di coloranti artificiali, conservanti e specifici allergeni, come caramelle e merendine in genere, viene indicato come possibile concausa dell'ADHD.
Secondo Pamela Druckerman, autrice di Bringing up Bébé, esiste poi un'altra differenza, che riguarda il tipo di educazione che viene data ai bambini in America e in Francia. Oltralpe, secondo la Druckerman, esiste una "frame", "structure", ovvero una sorta di cornice all'interno della quale si muovo i bambini: ad esempio, non è loro permesso di mangiare ogni qualvolta ne abbiano voglia, ma esistono 4 momenti ben precisi nell'arco della giornata, che sono dedicati ai pasti. I francesi insegnano ai figli ad attendere il momento del pranzo o della cena, senza ricorrere merendine e snack fuori orario. Esisterebbe poi una differente approccio al pianto: mentre negli Stati Uniti si tende a placare il pianto, spesso proprio offrendo del cibo, in Francia si segue maggiormente la tecnica del "cry it out", ovvero lasciarli piangere, anche di notte, dopo i 4 mesi di vita.
QUESTIONE DI DISCIPLINA - Entrambi i genitori, americani e francesi, naturalmente amano i propri figli, li portano a lezioni di musica o a fare sport, ed incoraggiano i loro talenti o passioni. Ma mentre i francesi, secondo Druckerman, hanno una differente "filosofia della disciplina", che dà delle regole e dei limiti ai bambini, all'interno dei quali i figli si sentono sicuri e liberi di fare esperienze. Insomma, dire "no" aiuta i bambini a liberarsi dalla "tirannia dei loro stessi desideri".
Una "filosofia" sposata anche da Marilyn Wedge, autrice di Pills Are Not for Preschoolers: A Drug-Free Approach for Troubled Kids , e da alcuni esperti italiani, tra i quali Paolo Crepet, che tempo fa ha scritto il discusso "I No che aiutano a crescere". Lo stesso psicologo e psichiatra ha avuto modo di chiarire il suo pensiero a proposito dell'ADHD, spiegando come il ricorso agli psicofarmaci deve "rappresentare l'extrema ratio e comunque una strada assolutamente da evitare in età giovanile. Molto meglio può fare l'attenzione della famiglia".
In Italia dal 2007 l'Agenzia Italia del Farmaco (AIFA) ha autorizzato l'uso di presidi terapeutici, ovvero di farmaci specifici come il Retalin (non senza polemiche da parte dell'associazione "Giù le mani dai bambini" ), ma solo nell'ambito di un programma di terapia multimodale monitorato dal Registro nazionale, tenuto dall'Istituto Superiore di Sanità. Si calcola che nel nostro Paese ci siano circa 1.600 giovani con disturbi di attenzione e iperattività. A supporto delle famiglie sono attive l'Associazione Italia Famiglie ADHD e l'AIDAI, Associazione Italiana Disturbi dell'Attenzione e Iperattività, che si occupano di dare supporto ai genitori con figli iperattivi.
 Notiziario Minori, 8 marzo 2015

COLDIRETTI: MENO BIMBI OBESI,
OGGI ANCORA 1 SU 10
COLPA SOPRATTUTTO DI COLAZIONE
FATTA MALE E BEVANDE GASSATE
"Dall'inizio della crisi si è ridotto del 5,2 % in Italia il numero di bambini obesi o in sovrappeso anche se rimane ancora su livelli preoccupanti". E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati nel periodo dal 2008 che segna l'inizio della crisi al 2014 dell'indagine OKkio alla salute promossa dal ministero della Salute. Nello specifico: "I bambini in sovrappeso sono infatti il 20,9% mentre quelli obesi sono il 9,8% sulla base di un campione di età compresa 8-9 anni nelle scuole primarie. Le prevalenze più alte si registrano nelle regioni del Sud e del Centro ma in generale si tratta di livelli elevati che pongono l'Italia ai primi posti in Europa. Si tratta del risultato di cattive abitudini con l'8% dei bambini che salta la prima colazione e il 31% che la fa non adeguata, ma anche con il 41% che assume abitualmente bevande zuccherate e gassate mentre solo il 25% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e verdura (erano il 23 per cento nel 2008)".
Coldiretti, quindi, consiglia: "Fermare la vendita del cibo spazzatura nelle scuole a favore di alimenti locali, freschi e sani come spremute, frutta e verdura di stagione, anche da sgranocchiare e in grado di assicurare senso di sazietà e garantire un adeguato apporto idrico, può contribuire a sconfiggere i problemi di eccesso di peso e obesità. La Coldiretti è impegnata nel progetto Educazione alla campagna amica che coinvolge oltre centomila alunni delle scuole elementari e medie in tutta Italia che partecipano ad oltre tremila lezioni in programma nelle fattorie didattiche e agli oltre cinquemila laboratori del gusto organizzati nelle aziende agricole e in classe. L'obiettivo- conclude la Coldiretti- è quello di formare dei consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti per valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea e ricostruire il legame che unisce i prodotti dell' agricoltura con i cibi consumati ogni giorno".
                                                                                                                          Notiziario Minori, 8 marzo 2015

CUFFIETTE E DISCOTECHE NEMICHE DELL'UDITO,
PER L'OMS DATI PREOCCUPANTI
UN GIOVANE SU CINQUE AFFETTO DA IPOACUSIA
Il 3 marzo è stata celebrata la giornata internazionale per la cura dell'udito. Un 'evento' voluto fortemente dall'Organizzazione mondiale della Sanità per ribadire che i danni al sistema uditivo non devono essere associati erroneamente alla sola età avanzata anzi, colpa le cattive abitudini, questi coinvolgono sempre più la popolazione giovane, quella compresa tra i 12 e i 35 anni.
"Circa 1,1 miliardi di teenager e giovani adulti- sottolinea l'Oms- sono a rischio di sviluppare una perdita di udito per via dell'ascolto non sicuro di musica con le cuffie e per l'esposizione a livelli dannosi di rumore in eventi e luoghi di intrattenimento". Tra questi ultimi le discoteche e gli stadi, solo per citare alcuni esempi. L'allarme è serio ma nulla è irrecuperabile se si utilizzano semplici e piccoli provvedimenti. L'uso delle cuffiette, ad esempio, dovrebbe essere limitato a meno di due ore la giorno con 'stacchi' temporanei di almeno un quarto d'ora. Un periodo, questo, di riposo acustico considerato necessario. Il volume dei dispositivi, siano essi lettori Mp3 o smartphone, dovrebbe non superare, poi, il 60% del massimo consentito. Il livello quotidiano di esposizione raccomandato, avvertono gli esperti, per qualunque suono, non dovrebbe superare gli 85 decibel per un massimo di 8 ore e per appena 15 minuti a 100dB.
Secondo gli esperti internazionali dell'Oms ben un adolescente su cinque lamenta oggi un disturbo uditivo o ipoacusia. Il vero dato preoccupante riguarda però l'impennata dei casi riscontrati tra i giovani: negli ultimi quindici anni un più 30%. L'Oms ricorda, infine, che "l'udito è una facoltà preziosa che impatta sullo sviluppo educazionale, professionale e sociale", quindi bisogna averne estrema cura sin dalla più giovane età anche perché i danni sono spesso irreversibili.
 Notiziario Minori,  8 marzo 2015

PRIMA VOLTA IN ITALIA
PRE-AUTISTIC BEHAVIOUR SCALE
RILEVA SEGNI DISTURBO DA 0-4 ANNI.
SEMINARIO IDO 21-22/3
Il 21 marzo sarà presentata per la prima volta in Italia la 'Pre-autistic behaviour scale': una scala per rilevare i segni dell'autismo nei bambini dai 0 ai 4 anni e valutare gli interventi precoci messi in atto. A spiegarla sarà la stessa ideatrice Stella Acquarone, direttrice del Parent Infant Clinic e della School of Infant Mental Health di Londra, nel corso della due giorni sull'autismo promossa a Roma dall'Istituto di Ortofonologia (IdO) il 21 e 22 marzo. Saranno anche trasmessi i video relativi ai casi clinici (a 6 mesi di età, a 18 mesi e a 24 mesi) prima e dopo l'intervento precoce. I lavori si svolgeranno nell'Aula magna dell'Istituto comprensivo Regina Elena, in via Puglie 4a dalle 9 alle 18. L'evento, intitolato 'Pre-autistic behaviour scale: osservazione e valutazione degli interventi precoci', darà la possibilità alla psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico per l'infanzia e l'età adulta di delineare i segni precoci dell'autismo, il funzionamento della scala e il suo utilizzo, "al fine di rilevare i primi segnali del comportamento autistico- precisa Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell'IdO- e valutare i progressi nel trattamento. L'intervento si concluderà con l'analisi delle tabelle di sintesi e dei grafici utilizzati nella Scala per mostrare i progressi nel trattamento".
Il seminario internazionale IdO sarà quindi l'occasione per illustrate ai partecipanti le modalità d'individuazione degli aspetti specifici nell'osservazione dei bambini e dei loro genitori. Acquarone precisa: "Parlerò dei comportamenti prevedibili nel piccolo, della sua socialità e delle modalità di sviluppo della comunicazione sin dalla nascita. Affronterò successivamente le caratteristiche significative che è importante discriminare, prestando una particolare attenzione all'individuazione di segni precoci- aggiunge la direttrice della School of Infant Mental Health di Londra- sia positivi che negativi (compresi i segnali negativi 'silenziosi' e quelli espliciti). Infine, evidenzierò l'importanza di osservare la madre e il bambino nel loro ambiente familiare e in altri contesti naturali 'genitore-bambino', basandomi sul dato esperienziale".
NEL DETTAGLIO I TEMI TRATTATI AL SEMINARIO IDO - Sabato 21 marzo Stella Acquarone parlerà di: gravidanza, relazioni significative, sviluppo del cervello, caratteristiche precoci dei neonati, il processo evolutivo, i segnali precoci, positivi e negativi, le osservazione del bambino e la scala per rilevare segni dell'autismo.
Domenica 22 marzo invece si esaminerà nel dettaglio "la Scala di Acquarone per l'individuazione dei segnali di allarme da 0 a 4 anni- conclude Di Renzo- i casi clinici (video) prima e dopo l'intervento precoce e, infine, come realizzare i grafici per confrontare i cambiamenti prima e dopo il trattamento".
Stella Acquarone ha lavorato per oltre trenta anni nel Servizio sanitario del Regno Unito. È anche membro della British psychological society, dell'Association of child psychotherapists e del London centre of psychoterapy. È prevista la traduzione in italiano di tutti gli interventi. Per informazioni sulle modalità di partecipazione, dato il numero limitato di posti, scrivere a scuolapsicoterapia@ortofonologia.it o contattare i numeri 0644291049, Fax: 0644290410.
 Notiziario Minori, 8 marzo 2015

 

MANGIARE PESCE FA BENE ALL'UMORE
 E RENDE PIÙ CALMI
Gli scienziati del Children's Hospital Oakland Research Institute (CHORI) ritengono che dietro a numerosi disturbi dell'umore e comportamentali vi sia la serotonina. Mangiare pesce, grazie agli omega-3 e la vitamina D, può controllare i livelli di questo ormone e far bene in molti di questi casi.
COLPA DELL'ORMONE - I ricercatori californiani ritengono che dietro a problemi neuropsichiatrici come i disturbi dello spettro autistico, la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), la depressione, l'aggressività, il disturbo bipolare e la schizofrenia, vi sarebbe un ormone secreto dal cervello: la serotonina.
IL SUO RUOLO - I micronutrienti contenuti nel pesce, come gli acidi grassi essenziali omega-3 e la vitamina D, pare possano migliorare i sintomi associati a una vasta gamma di disturbi cerebrali. La dott.ssa Rhonda Patrick e colleghi ritengono che proprio la serotonina interagisca su una vasta gamma di funzioni e comportamenti cognitivi, tra cui l'umore, il processo decisionale, il comportamento sociale, il comportamento impulsivo e aggressivo. Questo perché l'ormone è anche un è un modulatore critico della funzione esecutiva.
PIÙ PESCE, PIÙ POSSIBILITÀ - La possibilità di controllare i disturbi cerebrali e comportamentali starebbe dunque nel controllare il rilascio di serotonina. Secondo i ricercatori questo è possibile tramite l'acido eicosapentaenoico (EPA), che fa aumentare il rilascio di serotonina da parte dei neuroni presinaptici, riducendo le molecole infiammatorie di segnalazione nel cervello note come prostaglandine E2 - che inibiscono il rilascio di serotonina. Sarebbe così l'infiammazione ad avere un impatto negativo sul rilascio di serotonina nel cervello. Una maggiore assunzione di pesce potrebbe dunque aumentare i livelli di EPA e combattere l'infiammazione. Lo studio è stato pubblicato sulFASEB Journal.
 Notiziario Minori, 8  marzo 2015