martedì 22 febbraio 2011

DIETA VEGETARIANA FIN DA PICCOLI? 
PROMOSSA CON RISERVA MA BISOGNA ESSERE
SEGUITI E CONTROLLATI DAL PEDIATRA
Niente carne, fin da subito. Si puo' ma bisogna stare attenti. La dieta vegetariana fin da piccolissimi puo' andar bene: secondo una ricerca italiana questo regime alimentare, adottato nella prima infanzia, non altera l'andamento della crescita. Pero' il menu' deve essere attentamente seguito e pianificato dal pediatra, per assicurare un buono sviluppo dei piccoli. E' il risultato di uno studio italiano, condotto su 95 bambini di 1-2 anni da Leonardo Pinelli, presidente della Societa' scientifica nutrizionale italiana.
Notiziario Minori, 22 febbraio 2011
IL SAPORE DELLATTE MATERNO INFLUENZA IL GUSTO
DEL BIMBO I RISULTATI DI UNO STUDIO AMERICANO
I sapori che i bambini sentono nei primi 2-5 mesi di vita influenzano le loro preferenze in fatto di gusto per la vita futura. E' quanto sostiene un gruppo di ricercatori guidato da Gary Beauchamp, del Monell Chemical Senses Center, a Philadelphia, secondo cui i primi sapori che vengono assorbiti dai neonati attraverso il latte sono decisivi per orientare le scelte alimentari negli anni successivi. Ad esempio, i ricercatori hanno notato, come si legge su telegraph.co.uk, che i bambini alimentati con del latte dal gusto un po' amaro e acido nei primi mesi di vita, crescendo hanno continuato a gradire questo sapore, mentre quelli che hanno assaggiato questo latte dopo i sei mesi non lo hanno gradito.
Questo significa, ad esempio, che se le mamme che allattano assumessero piu' frutta e verdura potrebbero orientare verso questo tipo di alimenti e quindi verso un'alimentazione piu' sana i gusti dei loro figli. La ricerca, pubblicata sull'American Journal of Clinical Nutrition, e' stata presentata all'American Association for the Advancement of Science a Washington. I ricercatori hanno anche considerato che i bambini allattati con il latte artificiale potrebbero essere esposti ad una minore varieta' di sapori poiche' questo tipo di latte, rispetto a quello materno, ha una formulazione sicuramente piu' povera dal punto di vista del sapore.
Notiziario Minori, 22 febbraio 2011
ALIMENTAZIONE, LA VERDURA NON PIACE AI PIU' GIOVANI
SOLO IL 47% DEI 15ENNI LA CONSUMA ABITUALMENTE
Si e' svolta il 18 e il 19 febbraio a Parma la quinta edizione delle 'Giornate pediatriche A. Laurinsich', organizzata dalla Societa' italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) e dalla clinica pediatrica dell'Universita' degli studi di Parma. Tra i temi centrali dell'incontro: l'importanza dei vegetali nell'alimentazione, i gusti e le abitudini alimentari dei bambini ed i vantaggi-rischi dell'alimentazione vegetariana nell'infanzia.
"Una corretta alimentazione, iniziata fin dai primi anni di vita- sostiene Sergio Bernasconi, direttore della clinica pediatrica dell'Universita' degli studi di Parma- costituisce la migliore modalita' per prevenire le piu' importanti cause di morbilita' e mortalita' delle malattie cardiovascolari e di alcuni tumori della popolazione adulta".
Un recente studio, eseguito in tutta Italia su ragazzi di 15 anni, ha dimostrato pero' che solo il 43% dei maschi e il 47% delle femmine assume quotidianamente frutta e verdura, alimenti fondamentali per la cura e il mantenimento della salute.
Eppure, secondo un'indagine condotta da Italo Farnetani, pediatra dell'Universita' Milano-Bicocca, e presentata nell'ambito delle giornate di Parma, c'e' sempre almeno un tipo di verdura o di frutta che piace ai bambini ed e' compito dei genitori scoprire il gusto e le preferenze dei propri figli.
Stando alla ricerca eseguita, tra la frutta piu' amata vincono le banane e le spremute d'arance nei bimbi da 0 a 6 anni, le fragole e le ciliegie nei bambini dai 7 ai 12 anni e le sole spremute d'arancia negli adolescenti (13-18 anni). La pizza e le patatine fritte diventano cibi appetitosi dopo i 2 anni, con una preferenza per la pizza margherita (57,8%) e per quella ai wurstel (31,5%) fino ai 6 anni, poi i gusti cambiano e dai 7 ai 12 anni la classifica si trasforma in pizza ai wurstel (58,82%), margherita (20%) e al prosciutto (15%), mentre dai 13 ai 18 anni al top del gradimento figurano la pizza ai wurstel (40%) e la capricciosa (40%).
"Il gradimento e l'accettazione di frutta e verdura nei bambini e' legato principalmente a 3 fattori- spiegano gli esperti- forma, sicurezza ed ambiente. Frutta e verdura cucinata devono mantenere il piu' possibile la forma iniziale. I bambini, infatti, vogliono sempre riconoscere cio' che mangiano, non essendo ancora in grado di eseguire operazioni mentali complesse per poter immaginare ed individuare verdura o frutta tagliuzzata e mischiata; sono guardinghi e attenti alla comodita' nel mangiare un cibo e per questo preferiscono tutto cio' che sia facilmente masticabile. Infine- suggeriscono i pediatri- e' di estrema importanza l'ambiente in cui i bambini consumano il pasto: quando sono insieme ai genitori, e' importante che mangino gli stessi tipi di frutta e verdura, poiche' avere lo stesso cibo dei grandi e' uno stimolo irresistibile".
Durante il convegno, inoltre, Leonardo Pinelli, presidente della Societa' scientifica nutrizionale italiana (Ssnv), ha illustrato uno studio condotto su bambini, tra il 1° e il 2° anno di vita, nutriti con un regime alimentare esclusivamente vegetariano. Tutti i bambini osservati non erano controllati o seguiti nell'alimentazione dal pediatra, il cui parere era perlopiu' contrario alla scelta vegetariana; i genitori, da parte loro, si affidavano principalmente alla loro esperienza o ricorrevano a libri o siti internet, presentando cosi' errori fondamentali di impostazione. Nonostante gli errori "dietetici" di base, tutti i bambini "vegetariani" osservati, presentano una crescita normale e nei 21 bambini sottoposti ad analisi di laboratorio, i valori dei micronutrienti sono risultati regolari.
Solo in pochi casi si sono riscontrate alterazioni del ferro e della vitamina B12, in linea, comunque, col tipo di alimentazione comune in Italia. I bambini, che hanno preso parte allo studio, provenivano dal Centro e dal Nord Italia e la scelta di un'alimentazione prettamente vegetariana era legata nel 60% dei casi ad un orientamento etico dei genitori, nel 32% a motivi di salute, nel 4% a motivi religiosi ed infine, per un altro 4%, a motivazioni legate all'ambiente.
"Questo studio- concludono i ricercatori- ha dimostrato come, anche in eta' pediatrica, una dieta alimentare di tipo vegetariano non risulta dannosa per i bambini, anche se dovrebbe essere ben pianificata da pediatri esperti, affinche' possa essere sicura e valida per una buona crescita e un buon sviluppo dei piccoli".
Notiziario Minori, 22 febbraio 2011
60MILA ALCOL-TEST DOPO LA DISCOTECA, IL 
44% BEVE TROPPO OPERAZIONE "NASO ROSSO": 
 IL 35%  OLTRE LA SOGLIA GIA' ALL'INGRESSO
Il "piu' grande campione sulla strada mai avuto" che sta dando "grandi risultati". Il ministro della Gioventu' presenta 'Naso Rosso', iniziativa promossa in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanita' e la Fondazione Ania contro l'abuso di alcool tra i giovani.
L'operazione, su cui Meloni stila un bilancio a palazzo Chigi dopo i primi sei mesi dell'attivita' di sensibilizzazione e informazione, ha coinvolto un campione di 11 regioni e 1.200 serate, 200 operatori impegnati in ogni serata, 60 mila gli alcol test realizzati all'ingresso e all'uscita dei locali, 44 mila ragazzi intervistati (contro un'ipotesi iniziale di progetto pari a 35 mila nell'arco dell'interno anno).
Il ministro e' quindi soddisfatto per la quantita' di giovani coinvolti con 'Naso rosso' che termina a luglio di quest'anno, anche se non si nasconde che i dati emersi sono "preoccupanti".
Basti dire che il 44% dei ragazzi che lasciano i locali hanno un tasso alcolemico superiore allo 0,5 g/l, la soglia prevista dalla precedente norma, che ora e' ancora piu' stringente per i neo patentati. La 'colpa' non puo' essere pero' data tutta alla discoteca, se uno su tre (il 34,6%) e' gia' sopra la soglia all'ingresso. I ragazzi brilli in uscita costituiscono comunque il 44,06%, il 55,94 e' sotto la soglia, i giovani del tutto sobri scendono dal 33% al 16% dopo il ballo.
Lo "spiraglio positivo" riguarda la responsabilita' dei ragazzi intervistati: "il guidatore designato effettivamente tende a non bere quasi nella totalita' dei casi". In sei mesi i guidatori, a parte uno sforamento registrato a giugno, sono sempre risultati sotto il valore dello 0,5.
Sono infine 58 i casi di riaccompagno a casa nei sei mesi da parte dei volontari di 'Naso rosso', una modalita' di intervento che, sottolinea Meloni, vuole essere "l'estrema ratio, perche' non passi l'idea che posso bere, tanto poi qualcuno mi riaccompagna a casa". I dati riferiscono infine che le donne sono sempre piu' responsabili degli uomini e che i comportamenti responsabili crescono con l'eta'.
Notiziario Minori, 22 febbraio 2011
COSÌ LE ALLERGIE ALIMENTARI ISOLANO
I BAMBINI STUDIO DELL'AZIENDA
OSPEDALIERA DELL'UNIVERSITÀ DI PADOVA
Bambini allergici sempre piu' soli. Lo denuncia uno studio condotto dall'Azienda ospedaliera dell'Universita' di Padova su 107 bambini e le loro mamme: il timore che, partecipando a una festa, il piccolo possa andare incontro a una crisi allergica a causa dell'ingestione di un alimento 'proibito', ad esempio, e' uno dei problemi piu' diffusi e interessa un bambino su cinque.
In genere si risolve evitando di mandare i bimbi alle feste contribuendo a isolare i piccoli ancora di piu'. "Le allergie alimentari sono spesso banalizzate, ma per gli allergici veri la vita quotidiana puo' essere un inferno: le ricerche hanno dimostrato che nella percezione dei pazienti un'allergia agli alimenti e' capace di peggiorare la qualita' della vita addirittura piu' di una malattia reumatica", ha dichiarato Maria Antonella Muraro, coordinatrice dell'indagine, in occasione della presentazione dei risultati di questo studio ai colleghi riuniti per il meeting europeo sulle allergie.
Le ripercussioni che la costante paura degli attacchi allergici ha sulla vita quotidiana risultano evidenti dai racconti dei bambini: il 71% ritiene che la propria vita sia monotona e noiosa, il 23% non assaggia i nuovi cibi per paura di essere allergico.
Le istituzioni dovrebbero iniziare a preoccuparsi seriamente di come le allergie alimentari possano danneggiare la qualita' della vita e il benessere psicofisico dei piu' piccoli. A cominciare dalla scuola, dove i bambini dovrebbero sentirsi al sicuro, anche di mangiare alla mensa insieme ai compagni, e invece i dati rivelano che un episodio di crisi allergica grave su tre avviene proprio a scuola.
Il problema non e' solo cio' che i bambini mangiano alla mensa, ma anche la scarsa o nulla formazione del personale scolastico in materia. Unica eccezione in Italia, il Veneto, dove ogni anno vengono formati presso un centro specifico duemila insegnanti.
Notiziario Minori, 22 febbraio 2011
ALLERGIE ALIMENTARI, LA FASCIA PIU' COLPITA
E'  0-5  ANNI     FIPM:"RISCHI PER  LA  SALUTE 
MA  ANCHE  PER  LA  SOCIALITA' DEI BIMBI"
"Le allergie alimentari costituiscono un serio problema per la salute dei bambini e possono costituire, talora, un fattore di isolamento a tutto danno della socialita' dei nostri piccoli". Cosi' il presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), Giuseppe Mele, commentando i dati emersi durante il congresso dell'Accademia europea di allergia e di clinica immunologica, in corso a Venezia. "Negli ultimi dieci anni le allergie alimentari, oggi molto numerose, sono aumentate anche nel nostro paese e colpiscono persone di ogni eta'. Gli alimenti che provocano la maggior parte di questi problemi di salute nei bambini- prosegue il presidente della Fimp- sono: il latte, le uova, i pomodori, le arachidi e le nocciole. Secondo recenti studi sembrerebbe che la maggior parte delle vittime di tali allergie siano le donne e i bambini". Solo in Europa sono 17 milioni gli allergici ai cibi, di cui 3,5 con meno di 25 anni. A destare maggior preoccupazione e' il dato, reso noto dagli esperti riuniti a Venezia, che nel vecchio continente la fascia d'eta' piu' colpita da allergie alimentari e' quella tra 0 e 5 anni con ben 1 milione e duecentomila bimbi allergici. Un milione sono invece gli allergici tra 5 e 10 anni e altri 800mila quelli tra 10 e 18 anni. "Anche la 'gestione' del bambino allergico puo' rivelarsi particolarmente complicata. Il non poter condividere gli stessi cibi con i coetanei- conclude Mele- puo' condizionare la vita relazionale dei bimbi, favorirne l'isolamento e, quindi, incidere negativamente sul loro sviluppo psico-fisico. E', quindi, fondamentale che i genitori insieme agli educatori aiutino i nostri piccoli colpiti da questi tipi di allergie a vivere nel modo piu' sereno la loro condizione".
Notiziario Minori, 22 febbraio 2011
BULLISMO E DROGA: RISCHI MAGGIORI PER
LE ADOLESCENTI I RISULTATI DI UNO STUDIO
USA ESEGUITO SU 1.495 ADOLESCENTI
La depressione causata dall'essere vittime del bullismo sembra essere strettamente correlata con l'uso di sostanze stupefacenti da parte delle adolescenti. E' quanto emerge da uno studio realizzato da Jeremy Luk, ricercatore dell'Universita' di Washington, che ha analizzato la relazione tra la condizione di vittima di bullismo, depressione e uso di sostanze in un campione di 1.495 adolescenti. Uno studio unico nel suo genere perche' ricerche precedenti si sono limitate ad approfondire la relazione tra solitudine, depressione e suicidio negli adolescenti vittime di bullismo.
Per la ricerca e' stato utilizzato il sondaggio Hbsc (Health behavior in school aged children), con il quale e' stato misurato quanto spesso, negli ultimi trenta giorni, i ragazzi si sono sentiti davvero tristi, hanno brontolato, sono stati di cattivo umore o irritabili, si sono sentiti senza speranze per il futuro, non hanno mangiato o hanno mangiato meno del solito, hanno dormito piu' o meno del solito e hanno avuto difficolta' a concentrarsi sul lavoro scolastico. Le domande prevedevano anche l'analisi dell'uso di sostanze che e' stato approfondito chiedendo agli intervistati quante volte, sempre negli ultimi trenta giorni, hanno fumato sigarette, bevuto alcol, usato marijuana e si sono ubriacati. Per ogni risposta erano state create quattro possibili risposte: mai, una o due volte, da tre a cinque volte, piu' di cinque volte.
L'autore dello studio raccomanda ai genitori degli adolescenti di prendere sul serio i segnali che possono indicare che i loro figli sono vittime di bullismo, facendo tutto il possibile per prevenire il ripetersi di questi episodi e prestando attenzione alla possibile depressione e all'uso di sostanze.
Notiziario Minori, 22 febbraio 2011
MILANO, DOPOSCUOLA IN PARROCCHIA PER 7 MILA
RAGAZZI 267 DOPOSCUOLA NELLA DIOCESI MILANESE
Una palestra d'integrazione e volontariato.
Si definiscono cosi' i 267 doposcuola delle parrocchie milanesi, dove circa 7 mila ragazzi, piu' del 40% stranieri, fanno i compiti insieme con la supervisione di un esercito di circa 4500 volontari. Lo rivela la prima mappatura della rete dei doposcuola parrocchiali della diocesi di Milano, realizzata tra maggio 2009 e giugno 2010 e presentata questa mattina dalla Caritas ambrosiana.
Dalla ricerca risulta che i doposcuola sono diffusi su tutto il territorio diocesano (in media in una parrocchia su quattro), con una concentrazione maggiore nelle zone pastorali di Milano (82), Rho (43) e Varese (40). Nati per iniziativa diretta del parroco (il 46,6%) o di un gruppo di volontari (49,2%), piu' della meta' dei doposcuola sono attivi da piu' di 5 anni e si svolgono in spazi messi a disposizione dalla parrocchia, soprattutto negli oratori. Nella maggior parte dei casi il doposcuola e' aperto due giorni a settimana e l'attivita' centrale consiste nello svolgimento dei compiti.

I ragazzi seguiti sono studenti delle scuole primaria e secondaria di primo e di secondo grado: la fascia di eta' piu' frequente e' tra gli 11 e i 14 anni. Piu' di 4 giovani su dieci sono di origine immigrata, percentuale che supera il 50% a Milano e nella zona pastorale di Lecco. Gli operatori coinvolti sono quasi tutti volontari, per lo piu' donne (71%), il 37% con meno di trent'anni (in genere adolescenti che frequentano l'oratorio, in qualche caso studenti delle superiori e universitari). I ragazzi arrivano ai doposcuola inviati dalle famiglie, ma anche da insegnanti e assistenti sociali: in 44 casi sono stati sottoscritti protocolli d'intesa tra scuola e doposcuola.
"I doposcuola parrocchiali sono una palestra di inclusione sociale perche' consentono ai ragazzi che partono da condizioni di svantaggio di recuperare terreno e di non essere tagliati fuori nella gara per la crescita e l'affermazione di se'-commenta don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana-.
Sono anche una palestra d'integrazione, dal momento che nonostante non siano e non vogliano essere un servizio scolastico integrativo per gli stranieri, sono di fatto frequentati da una quota consistente, che in alcuni contesti come Milano diventa maggioritaria, di stranieri: figli di immigrati che saranno gli italiani di domani solo se sapremo farli sentire a casa loro, a cominciare naturalmente proprio dai banchi di scuola". Il direttore di Caritas Ambrosiana apprezza anche l'opportunita' di fare volontariato aperta dai doposcuola: "Per l'alta percentuale di giovani che dedicano il loro tempo libero a questo servizio, diventa una sorta di apprendistato alla solidarieta' e, per chi tra loro e' interessato a fare l'insegnante da grande, anche un banco di prova dove sperimentare le proprie abilita'".
"Molti dirigenti e insegnanti si sono accorti della grande risorsa dei doposcuola e hanno cominciato ad approfittarne in modo intelligente -spiega Matteo Zappa, responsabile dell'area minori di Caritas Ambrosiana-. Sono nati cosi' veri e propri protocolli d'intesa, in cui gli insegnanti inviano l'alunno al doposcuola e tengono conto del lavoro che li' si svolge nella valutazione del suo percorso formativo. Ci sono anche scuole che individuano tra i propri docenti il referente per le attivita' del doposcuola parrocchiale".
Notiziario Minori, 22 febbraio 2011