sabato 26 febbraio 2011

ALCOOL E TABACCO, SI INIZIA A 13 ANNI
A RISCHIO CHI HA LA PAGHETTA RICCA
Alcool e tabacco, si inizia a 13 anni. E chi ha una paghetta "ricca" e' piu' portato all'uso di sostanze. Lo rivela uno studio dell'Osservatorio sulle dipendenze di Bologna condotto fra 1.300 ragazzi dai 13 ai 16 anni di eta' e presentato nell'ambito del convegno "Adolescenti e sostanze psicoattive".
Secondo l'indagine chi dispone di di piu' di 50 euro al mese ha il 67% di probabilita' di usare sostanze, mentre per chi puo' contare su una paghetta mensile inferiore agli 11 euro la percentuale scende al 32%. "Il denaro sembra giocare un ruolo nel consumo di sostanze - spiega il direttore dell'Osservatorio Raimondo Maria Pavarin -. Del resto oggi assistiamo a una mercificazione delle sostanze, che vengono considerate alla stregua di qualsiasi altra merce".
L'indagine dell'Osservatorio, infatti, si concentra soprattutto sulle sostanze legali come alcol e tabacco, ovvero le piu' consumate dagli adolescenti. Fra i 1.300 intervistati il 31% (403 ragazzi) ha fumato sigarette almeno una volta nel corso dell'ultimo anno, il 26% (332) ha bevuto alcolici, mentre solo il 7% ha usato sostanze illecite: si tratta di 90 ragazzi, 85 dei quali hanno usato cannabis. L'indagine spiega anche quando si comincia a bere o a fumare: e' a 13 anni che si beve il primo bicchiere e si accende la prima sigaretta, mentre la cannabis si prova per la prima volta a 14 anni. "Tabacco e sostanze illegali pero' sono strettamente collegati - spiega Pavarin -. Chi ha usato sostanze illecite ha iniziato prima a fumare tabacco".
Notiziario Minori, 26 febbraio 2011
CONTRO LA DROGA: 'NON TI FARE. 
FATTI LA TUA VITA' NUOVA CAMPAGNA
VOLUTA DAL GOVERNO. NEK TESTIMONIAL
"Rovesciare l'immagine della droga come scorciatoia per il piacere e la felicita' e affermare che, oltre ad essere distruttiva, porta anche ad un peggioramento della qualita' della vita della stima di se' e della considerazione da parte degli altri". Questo l'obiettivo della nuova campagna contro la droga lanciata dal Dipartimento per le politiche antidroga durante una conferenza stampa tenutasi a Palazzo Chigi alla presenza di Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle politiche per la famiglia, il direttore del dipartimento, Giovanni Serpelloni, il sottosegretario, Paolo Bonaiuti, e il cantautore Nek, testimonial della campagna.
"Non ti fare. Fatti la tua vita". Questo lo slogan scelto per la campagna che sara' presente su tutti i media italiani, dai piu' tradizionali mezzi d'informazione, ai social network. Per la campagna e' stato realizzato anche uno spot televisivo di 40 secondi con la colonna sonora cantata da Nek. "Sara' una campagna mediatica molto diffusa- ha assicurato Serpelloni-. Abbiamo puntato molto sulle tv nazionali e le emittenti locali dove andra' lo spot di 40 secondi. Anche la parte web e' stata particolarmente curata cosi' come sui social network. Tantissime anche le radio, da quelle piu' ascoltate dai giovani e quelle locali. Lo spot, inoltre, verra' anche proiettato nelle sale cinematografiche. Particolare attenzione a internet. I social network presidiati sono Youtube, Facebook e Myspace".
Lo spot andra' in onda dal 1^ marzo. "È una campagna che daremo sugli appositi spazi della Rai- ha affermato Bonaiuti- e secondo me molto bello perche' per la prima volta vede il debutto in veste di ideatore il sottosegretario Giovanardi. È uno spot brillante con un bel ritmo e una musica stupenda. L'ideale per combattere questo fenomeno con le armi stesse dei giovani che purtroppo cadono in questa trappola". Presente alla conferenza stampa anche il cantautore italiano Nek che ha concesso gratuitamente l'utilizzo della sua canzone "E da qui" per la colonna sonora dello spot. "Sono padre di famiglia - ha detto Nek-. Ho una figlia di 15 anni e rientra in quel momento critico in cui puo' esserci un rapporto con certe sostanze e che per questo richiede una maggiore vigilanza dei genitori. Anche per questo ho risposto a quest'invito. Bisogna continuare a denunciare, a parlarne e a combattere. Mai abbassare la guardia".
Sul tema dell'uso di sostanze stupefacenti, infine, Giovanardi ha dato appuntamento ai giornalisti alla conferenza stampa dell'Osservatorio sulle dipendenze della Regione Lombardia che si terra' domani a Milano. "È un appuntamento molto importante - ha affermato Giovanardi -. Col Rapporto presentato al Parlamento lo scorso anno abbiamo certificato che per la prima volta dopo vent'anni in Italia c'e' stato un calo sull'uso delle sostanze.
Questo ha suscitato discussioni e qualche polemica. Per questo siamo un po' in apprensione perche' domani in questa conferenza stampa l'osservatorio della Lombardia presentera' i dati su Milano e sulla regione lombarda. Vedremo se quelle cose che abbiamo detto avranno o no una verifica".
Notiziario Minori, 26 febbraio 2011
UNICEF: IN 70 MILIONI NON FREQUENTANO LA
SCUOLA MEDIA A LIVELLO GLOBALE 
FEMMINE PIÙ INDIETRO RISPETTO AI MASCHI
Gli adolescenti segnano il passo in ambito scolastico: ad oggi, nel mondo, oltre 70 milioni di ragazzi "in eta' di scuola media non la frequentano e, a livello globale, le femmine sono ancora indietro rispetto ai maschi in termini di partecipazione alla scuola secondaria". Senza istruzione, "non possono sviluppare le conoscenze e le capacita' di cui hanno bisogno per affrontare i rischi di sfruttamento, di abuso e di violenza, che risultano piu' alti proprio nel secondo decennio di vita". Quindi soltanto investendo sul futuro degli 1,2 miliardi di adolescenti tra i 10 e i 19 anni che vivono nel pianeta - l'88% dei quali in Paesi in via di sviluppo - "si possono interrompere cicli radicati di poverta' e disuguaglianza". Lo evidenzia l'Unicef nel suo Rapporto 2011 sulla condizione dell'infanzia nel mondo, intitolato "Adolescenza: il tempo delle opportunita'". Nel nostro Paese la ricerca viene consegnata ufficialmente stamane alle 11,30 da Vincenzo Spadafora, presidente di Unicef Italia, al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, presso l'Aula Magna della Cei, che proprio quest'anno ha inaugurato un decennio focalizzato sull'emergenza educativa. Urgenza posta dalla Chiesa all'attenzione dei vescovi e dei sacerdoti, dei religiosi e delle famiglie, dei laici e degli educatori, degli insegnanti e di coloro che sono impegnati nel servizio pastorale alle nuove generazioni. E per raggiungere ulteriormente gli adolescenti di tutto il mondo, oggi l'Unicef rilancia "Voices of Youth" (Voy), sito web fatto dai giovani per i giovani che si occupa di temi di portata globale (http://www.voicesofyouth.org/).
"Negli ultimi due decenni, forti investimenti hanno prodotto dei miglioramenti enormi per i bambini fino a 10 anni. Il calo del 33% nel tasso globale di mortalita' sotto i 5 anni dimostra che si sono salvate molte piu' giovani vite, che nella maggior parte delle regioni le bambine hanno quasi le stesse probabilita' di frequentare la scuola primaria rispetto ai loro coetanei di sesso maschile, e che adesso milioni di bambini beneficiano di un migliore accesso all'acqua potabile e a cure essenziali come le vaccinazioni di routine", ha rilevato Vincenzo Spadafora, presidente dell'Unicef Italia, che ha aggiunto: "In Brasile, per esempio, tra il 1998 e il 2008 si e' salvata la vita a 26 mila bambini di meno di un anno, determinando una netta diminuzione della mortalita' infantile. Nello stesso decennio, pero', 81 mila adolescenti brasiliani tra i 15 e i 19 anni sono stati uccisi".
"L'adolescenza rappresenta un punto di svolta, un'opportunita' per consolidare i progressi compiuti nell'ambito della prima infanzia, che altrimenti si rischierebbe di vedere cancellati", ha dichiarato Anthony Lake, direttore generale dell'Unicef, auspicando una maggiore attenzione "su come raggiungere gli adolescenti, e soprattutto le adolescenti, investendo nell'istruzione, nella salute e in altre misure volte a coinvolgerli nel processo di miglioramento delle loro condizioni di vita". I rischi, numerosi, sono dietro l'angolo: interruzione del ciclo scolastico, disoccupazione (nel 2009 ne soffrivano 81 milioni di giovani), infortuni, cattiva alimentazione, uso di droghe, disagio mentale o comportamentale (si stima che ne soffra un adolescente su 5), sfruttamento, abusi sessuali, piu' alta incidenza di Hiv, violenze come il lavoro domestico e il matrimonio precoce, soprattutto per le ragazze: infatti nei Paesi in via di sviluppo (Cina esclusa), "le adolescenti povere hanno circa il triplo di probabilita' di sposarsi prima dei 18 anni rispetto alle loro coetanee appartenenti al quintile delle famiglie piu' ricche. Le ragazze che si sposano troppo presto rischiano maggiormente di cadere in un ciclo negativo di gravidanza precoce, di tassi elevati di mortalita' materna e di malnutrizione infantile", evidenzia il Rapporto.
Notiziario Minori, 26 febbraio 2011
'GRUPPI DI PAROLA' PER FIGLI DI 
SEPARATI LIBRO RACCONTA PROGETTO 
DI MEDIAZIONE FAMILIARE PER 200 BAMBINI
Per far stare meglio i bambini dei genitori separati senza un grosso dispendio di energie, tempo e denaro, basta parlare. Lo dimostra l'esperienza dei Gruppi di parola, un progetto partito in alcune citta' italiane nel 2006 a cura di un'equipe di mediatrici familiari formate all'universita' Cattolica di Milano, che hanno importato questa esperienza dalla Francia. "La separazione viene affrontata da genitori e insegnanti ancora come un tabu': e' difficile che se ne parli con i bambini, che invece esprimono un grande bisogno di essere informati su quello che accade intorno a loro" spiega Paola Farinacci, mediatrice familiare e co-curatrice del libro "Figli di genitori separati: come dar loro parola". Un volume in cui Costanza Marzotto, psicologa e mediatrice familiare, insieme alle colleghe che hanno partecipato al progetto, analizza i risultati prodotti da una ventina di gruppi, organizzati tra il 2006 e il 2009 a Milano, Assago, Trento e Treviso.
I Gruppi di parola hanno coinvolto fino a oggi circa 200 bambini: "Non e' una pratica molto conosciuta, ma chi la prova la diffonde con il passaparola, e allora riceviamo molte richieste" continua la mediatrice. Richieste che avvengono soprattutto entro i 5 anni dalla separazione, nella fase piu' acuta del cambiamento.
Attraverso quattro incontri settimanali di due ore, i bambini (in genere 4-5 per gruppo, fra i 6 e i 12 anni), vengono invitati a considerare insieme il loro vissuto, attraverso la discussione, la scrittura, ma anche il disegno, la drammatizzazione, il gioco.
Inoltre le mediatrici che conducono l'incontro rispondo alle loro domande: "I bambini dei genitori separati si sentono in colpa e si vergognano. Qui creiamo un luogo sicuro, in cui si sentono fra pari, e si sentono autorizzati a parlare" spiega Farinacci.
Il percorso ha anche la funzione di riattivare la comunicazione con i genitori, che all'ultimo incontro sono invitati ad essere presenti insieme ai figli e alle mediatrici, in un simbolico passaggio di consegne. A seconda di chi lo eroga, il servizio puo' essere gratuito o richiedere un contributo. La prossima edizione del laboratorio si svolgera' a Milano a partire dal 9 marzo presso il Servizio di psicologia clinica per la coppia e la famiglia dell'universita' Cattolica, in via Nirone 15 (costo 80 euro per un bambino, 120 euro per chi ha due figli).
Notiziario Minori, 26 febbraio 2011
UNIVERSITÀ A NUMERO CHIUSO, 
SI CAMBIA TEST VALIDO PER PIÙ SEDI, 
GRADUATORIE REGIONALI PER CANDIDATI
Numero chiuso, si cambia. Il ministro Mariastella Gelmini ha dato mandato al tavolo tecnico ministeriale che si sta occupando di rivedere i test di accesso alle facolta' con i posti blindati di pensare ad un sistema di 'graduatorie' per i candidati che partecipano ai quiz.
Questo perche' spesso chi concorre viene escluso su una sede, ma con lo stesso punteggio sarebbe potuto entrare in un altro ateneo.
"Ciascun candidato concorre per una sola sede- ha spiegato il ministro Gelmini durante il Question time alla Camera- e puo' essere escluso dal sistema anche se, magari, con quel punteggio sarebbe entrato in un altro ateneo. Ho chiesto al tavolo tecnico di valutare con urgenza la fattibilita', a partire da quest'anno, di graduatorie che comprendano su base regionale almeno due o tre sedi per dare piu' opportunita' ai giovani e quindi per accorciare il percorso universitario e il loro ingresso nel mondo del lavoro".
Quanto ai contenuti dei test, "c'e' la necessita' di modificare criteri e modalita' della loro stesura: occorre fare in modo che i test misurino in modo oggettivo la preparazione degli studenti, ma anche l'idoneita' dei giovani per un determinato corso di laurea".
Notiziario Minori, 26 febbraio 2011
PALERMO, STUDENTI SI SFIDANO SU
RACCOLTA DIFFERENZIATA PROGETTO 
DELL'AMIA CHE COINVOLGE 28 SCUOLE
Il rispetto dell'ambiente attraverso la cultura e la formazione dei giovani.
Su questi aspetti puntano le tre gare a cui parteciperanno 28 scuole (elementari e medie) nell'ambito della nuova campagna di educazione ambientale di Palermo "Meglio soli che male accompagnati" organizzata da Amia con il contributo di Corepla, il Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero degli imballaggi in plastica, e alla collaborazione degli assessorati comunali all'Ambiente e alla pubblica istruzione. I ragazzi delle scuole gareggeranno, infatti, su chi raccogliera' piu' plastica, inventera' l'oggetto domestico piu' utile attraverso materiali plastici recuperati e infine realizzera' il migliore video.
I mille studenti coinvolto potranno avvalersi del tutoraggio degli studenti dell'Istituto tecnico industriale statale "Volta".
Tre i premi in palio messi a disposizione da Corepla: uno alla scuola che avra' raccolto la maggiore quantita' di imballaggi plastici; uno alla scuola elementare che avra' ideato il migliore e piu' utile prototipo di oggetto per la casa realizzato con materiali plastici recuperati, manufatto che, attraverso Corepla, sara' esposto a livello nazionale e che potra' anche essere proposto per la produzione industriale; uno alla scuola media che, avvalendosi dei laboratori dell'Itis "Volta", realizzera' un spot video da utilizzare per una campagna di sensibilizzazione in citta'. Inoltre tra le altre iniziative ci saranno le prove pratiche nel "Castello del riciclo" all'interno di due centri commerciali e visite presso gli impianti di recupero. Intanto il prossimo 8 marzo il servizio di raccolta differenziata "porta a porta" sara' esteso al quinto step del progetto "Palermo differenzia" finanziato dal ministero dell'Ambiente, che riguardera' altri 24.208 residenti e 1.080 utenze commerciali.
Arriva cosi' a 100 mila abitanti e 4.200 utenze commerciali il servizio di raccolta differenziata, che finora si era attestato ad una percentuale di oltre il 60% nell'area del "porta a porta" e del 9% in tutta la citta'. La previsione e' di completare il progetto con l'avvio del sesto step entro i primi di aprile, toccando quota 130 mila abitanti.
L'iniziativa e' stata illustrata questa mattina l'assessorato comunale all'Ambiente dal commissario straordinario di Amia, Sebastiano Sorbello e dagli assessori comunali all'Ambiente e alla pubblica istruzione, Marianna Caronia e Francesca Grisafi.
"La raccolta differenziata, fra sistema 'porta a porta' e 'ecopunti integrati di prossimita'' - sottolinea il commissario straordinario di Amia, Sebastiano Sorbello -, sara' estesa a tutta la citta' puntando, entro tre anni, ad una percentuale del 35%. Solo con la differenziata e la raccolta di prossimita' potremo raggiungere i livelli piu' alti di produttivita' ed efficienza del servizio tutelando l'ambiente".
Il vicesindaco e assessore all'Ambiente, Marianna Caronia, ha comunicato che, d'intesa con l'assessore regionale all'Energia e ai Rifiuti, Giosue' Marino, sara' a breve convocato un incontro finalizzato a verificare la possibilita' di un contributo finanziario della Regione a sostegno dell'estensione del "porta a porta" nella citta' di Palermo. E l'assessore comunale alla Pubblica istruzione, Francesca Grisafi, ha riferito ad Amia l'intenzione di fare partecipare anche le scuole materne alla campagna di educazione ambientale "Meglio soli che male accompagnati". "La qualita' del materiale conferito da Amia e' migliorata - riferisce Gianluca Bertazzoli, responsabile Comunicazione di Corepla -. La sperimentazione del servizio 'porta a porta' ha dato esiti confortanti, tanto che c'e' la volonta' da parte di tutti di estenderlo gradualmente a tutta la citta'. Questo programma di iniziative che vede il Comune di Palermo, Amia e Corepla affiancati in un forte impegno di educazione ambientale e di promozione della raccolta differenziata degli imballaggi in plastica testimonia la volonta' condivisa di allineare velocemente la citta' di Palermo al trend nazionale".
Notiziario Minori, 26 febbraio 2011

martedì 22 febbraio 2011

DIETA VEGETARIANA FIN DA PICCOLI? 
PROMOSSA CON RISERVA MA BISOGNA ESSERE
SEGUITI E CONTROLLATI DAL PEDIATRA
Niente carne, fin da subito. Si puo' ma bisogna stare attenti. La dieta vegetariana fin da piccolissimi puo' andar bene: secondo una ricerca italiana questo regime alimentare, adottato nella prima infanzia, non altera l'andamento della crescita. Pero' il menu' deve essere attentamente seguito e pianificato dal pediatra, per assicurare un buono sviluppo dei piccoli. E' il risultato di uno studio italiano, condotto su 95 bambini di 1-2 anni da Leonardo Pinelli, presidente della Societa' scientifica nutrizionale italiana.
Notiziario Minori, 22 febbraio 2011
IL SAPORE DELLATTE MATERNO INFLUENZA IL GUSTO
DEL BIMBO I RISULTATI DI UNO STUDIO AMERICANO
I sapori che i bambini sentono nei primi 2-5 mesi di vita influenzano le loro preferenze in fatto di gusto per la vita futura. E' quanto sostiene un gruppo di ricercatori guidato da Gary Beauchamp, del Monell Chemical Senses Center, a Philadelphia, secondo cui i primi sapori che vengono assorbiti dai neonati attraverso il latte sono decisivi per orientare le scelte alimentari negli anni successivi. Ad esempio, i ricercatori hanno notato, come si legge su telegraph.co.uk, che i bambini alimentati con del latte dal gusto un po' amaro e acido nei primi mesi di vita, crescendo hanno continuato a gradire questo sapore, mentre quelli che hanno assaggiato questo latte dopo i sei mesi non lo hanno gradito.
Questo significa, ad esempio, che se le mamme che allattano assumessero piu' frutta e verdura potrebbero orientare verso questo tipo di alimenti e quindi verso un'alimentazione piu' sana i gusti dei loro figli. La ricerca, pubblicata sull'American Journal of Clinical Nutrition, e' stata presentata all'American Association for the Advancement of Science a Washington. I ricercatori hanno anche considerato che i bambini allattati con il latte artificiale potrebbero essere esposti ad una minore varieta' di sapori poiche' questo tipo di latte, rispetto a quello materno, ha una formulazione sicuramente piu' povera dal punto di vista del sapore.
Notiziario Minori, 22 febbraio 2011
ALIMENTAZIONE, LA VERDURA NON PIACE AI PIU' GIOVANI
SOLO IL 47% DEI 15ENNI LA CONSUMA ABITUALMENTE
Si e' svolta il 18 e il 19 febbraio a Parma la quinta edizione delle 'Giornate pediatriche A. Laurinsich', organizzata dalla Societa' italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) e dalla clinica pediatrica dell'Universita' degli studi di Parma. Tra i temi centrali dell'incontro: l'importanza dei vegetali nell'alimentazione, i gusti e le abitudini alimentari dei bambini ed i vantaggi-rischi dell'alimentazione vegetariana nell'infanzia.
"Una corretta alimentazione, iniziata fin dai primi anni di vita- sostiene Sergio Bernasconi, direttore della clinica pediatrica dell'Universita' degli studi di Parma- costituisce la migliore modalita' per prevenire le piu' importanti cause di morbilita' e mortalita' delle malattie cardiovascolari e di alcuni tumori della popolazione adulta".
Un recente studio, eseguito in tutta Italia su ragazzi di 15 anni, ha dimostrato pero' che solo il 43% dei maschi e il 47% delle femmine assume quotidianamente frutta e verdura, alimenti fondamentali per la cura e il mantenimento della salute.
Eppure, secondo un'indagine condotta da Italo Farnetani, pediatra dell'Universita' Milano-Bicocca, e presentata nell'ambito delle giornate di Parma, c'e' sempre almeno un tipo di verdura o di frutta che piace ai bambini ed e' compito dei genitori scoprire il gusto e le preferenze dei propri figli.
Stando alla ricerca eseguita, tra la frutta piu' amata vincono le banane e le spremute d'arance nei bimbi da 0 a 6 anni, le fragole e le ciliegie nei bambini dai 7 ai 12 anni e le sole spremute d'arancia negli adolescenti (13-18 anni). La pizza e le patatine fritte diventano cibi appetitosi dopo i 2 anni, con una preferenza per la pizza margherita (57,8%) e per quella ai wurstel (31,5%) fino ai 6 anni, poi i gusti cambiano e dai 7 ai 12 anni la classifica si trasforma in pizza ai wurstel (58,82%), margherita (20%) e al prosciutto (15%), mentre dai 13 ai 18 anni al top del gradimento figurano la pizza ai wurstel (40%) e la capricciosa (40%).
"Il gradimento e l'accettazione di frutta e verdura nei bambini e' legato principalmente a 3 fattori- spiegano gli esperti- forma, sicurezza ed ambiente. Frutta e verdura cucinata devono mantenere il piu' possibile la forma iniziale. I bambini, infatti, vogliono sempre riconoscere cio' che mangiano, non essendo ancora in grado di eseguire operazioni mentali complesse per poter immaginare ed individuare verdura o frutta tagliuzzata e mischiata; sono guardinghi e attenti alla comodita' nel mangiare un cibo e per questo preferiscono tutto cio' che sia facilmente masticabile. Infine- suggeriscono i pediatri- e' di estrema importanza l'ambiente in cui i bambini consumano il pasto: quando sono insieme ai genitori, e' importante che mangino gli stessi tipi di frutta e verdura, poiche' avere lo stesso cibo dei grandi e' uno stimolo irresistibile".
Durante il convegno, inoltre, Leonardo Pinelli, presidente della Societa' scientifica nutrizionale italiana (Ssnv), ha illustrato uno studio condotto su bambini, tra il 1° e il 2° anno di vita, nutriti con un regime alimentare esclusivamente vegetariano. Tutti i bambini osservati non erano controllati o seguiti nell'alimentazione dal pediatra, il cui parere era perlopiu' contrario alla scelta vegetariana; i genitori, da parte loro, si affidavano principalmente alla loro esperienza o ricorrevano a libri o siti internet, presentando cosi' errori fondamentali di impostazione. Nonostante gli errori "dietetici" di base, tutti i bambini "vegetariani" osservati, presentano una crescita normale e nei 21 bambini sottoposti ad analisi di laboratorio, i valori dei micronutrienti sono risultati regolari.
Solo in pochi casi si sono riscontrate alterazioni del ferro e della vitamina B12, in linea, comunque, col tipo di alimentazione comune in Italia. I bambini, che hanno preso parte allo studio, provenivano dal Centro e dal Nord Italia e la scelta di un'alimentazione prettamente vegetariana era legata nel 60% dei casi ad un orientamento etico dei genitori, nel 32% a motivi di salute, nel 4% a motivi religiosi ed infine, per un altro 4%, a motivazioni legate all'ambiente.
"Questo studio- concludono i ricercatori- ha dimostrato come, anche in eta' pediatrica, una dieta alimentare di tipo vegetariano non risulta dannosa per i bambini, anche se dovrebbe essere ben pianificata da pediatri esperti, affinche' possa essere sicura e valida per una buona crescita e un buon sviluppo dei piccoli".
Notiziario Minori, 22 febbraio 2011
60MILA ALCOL-TEST DOPO LA DISCOTECA, IL 
44% BEVE TROPPO OPERAZIONE "NASO ROSSO": 
 IL 35%  OLTRE LA SOGLIA GIA' ALL'INGRESSO
Il "piu' grande campione sulla strada mai avuto" che sta dando "grandi risultati". Il ministro della Gioventu' presenta 'Naso Rosso', iniziativa promossa in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanita' e la Fondazione Ania contro l'abuso di alcool tra i giovani.
L'operazione, su cui Meloni stila un bilancio a palazzo Chigi dopo i primi sei mesi dell'attivita' di sensibilizzazione e informazione, ha coinvolto un campione di 11 regioni e 1.200 serate, 200 operatori impegnati in ogni serata, 60 mila gli alcol test realizzati all'ingresso e all'uscita dei locali, 44 mila ragazzi intervistati (contro un'ipotesi iniziale di progetto pari a 35 mila nell'arco dell'interno anno).
Il ministro e' quindi soddisfatto per la quantita' di giovani coinvolti con 'Naso rosso' che termina a luglio di quest'anno, anche se non si nasconde che i dati emersi sono "preoccupanti".
Basti dire che il 44% dei ragazzi che lasciano i locali hanno un tasso alcolemico superiore allo 0,5 g/l, la soglia prevista dalla precedente norma, che ora e' ancora piu' stringente per i neo patentati. La 'colpa' non puo' essere pero' data tutta alla discoteca, se uno su tre (il 34,6%) e' gia' sopra la soglia all'ingresso. I ragazzi brilli in uscita costituiscono comunque il 44,06%, il 55,94 e' sotto la soglia, i giovani del tutto sobri scendono dal 33% al 16% dopo il ballo.
Lo "spiraglio positivo" riguarda la responsabilita' dei ragazzi intervistati: "il guidatore designato effettivamente tende a non bere quasi nella totalita' dei casi". In sei mesi i guidatori, a parte uno sforamento registrato a giugno, sono sempre risultati sotto il valore dello 0,5.
Sono infine 58 i casi di riaccompagno a casa nei sei mesi da parte dei volontari di 'Naso rosso', una modalita' di intervento che, sottolinea Meloni, vuole essere "l'estrema ratio, perche' non passi l'idea che posso bere, tanto poi qualcuno mi riaccompagna a casa". I dati riferiscono infine che le donne sono sempre piu' responsabili degli uomini e che i comportamenti responsabili crescono con l'eta'.
Notiziario Minori, 22 febbraio 2011
COSÌ LE ALLERGIE ALIMENTARI ISOLANO
I BAMBINI STUDIO DELL'AZIENDA
OSPEDALIERA DELL'UNIVERSITÀ DI PADOVA
Bambini allergici sempre piu' soli. Lo denuncia uno studio condotto dall'Azienda ospedaliera dell'Universita' di Padova su 107 bambini e le loro mamme: il timore che, partecipando a una festa, il piccolo possa andare incontro a una crisi allergica a causa dell'ingestione di un alimento 'proibito', ad esempio, e' uno dei problemi piu' diffusi e interessa un bambino su cinque.
In genere si risolve evitando di mandare i bimbi alle feste contribuendo a isolare i piccoli ancora di piu'. "Le allergie alimentari sono spesso banalizzate, ma per gli allergici veri la vita quotidiana puo' essere un inferno: le ricerche hanno dimostrato che nella percezione dei pazienti un'allergia agli alimenti e' capace di peggiorare la qualita' della vita addirittura piu' di una malattia reumatica", ha dichiarato Maria Antonella Muraro, coordinatrice dell'indagine, in occasione della presentazione dei risultati di questo studio ai colleghi riuniti per il meeting europeo sulle allergie.
Le ripercussioni che la costante paura degli attacchi allergici ha sulla vita quotidiana risultano evidenti dai racconti dei bambini: il 71% ritiene che la propria vita sia monotona e noiosa, il 23% non assaggia i nuovi cibi per paura di essere allergico.
Le istituzioni dovrebbero iniziare a preoccuparsi seriamente di come le allergie alimentari possano danneggiare la qualita' della vita e il benessere psicofisico dei piu' piccoli. A cominciare dalla scuola, dove i bambini dovrebbero sentirsi al sicuro, anche di mangiare alla mensa insieme ai compagni, e invece i dati rivelano che un episodio di crisi allergica grave su tre avviene proprio a scuola.
Il problema non e' solo cio' che i bambini mangiano alla mensa, ma anche la scarsa o nulla formazione del personale scolastico in materia. Unica eccezione in Italia, il Veneto, dove ogni anno vengono formati presso un centro specifico duemila insegnanti.
Notiziario Minori, 22 febbraio 2011
ALLERGIE ALIMENTARI, LA FASCIA PIU' COLPITA
E'  0-5  ANNI     FIPM:"RISCHI PER  LA  SALUTE 
MA  ANCHE  PER  LA  SOCIALITA' DEI BIMBI"
"Le allergie alimentari costituiscono un serio problema per la salute dei bambini e possono costituire, talora, un fattore di isolamento a tutto danno della socialita' dei nostri piccoli". Cosi' il presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), Giuseppe Mele, commentando i dati emersi durante il congresso dell'Accademia europea di allergia e di clinica immunologica, in corso a Venezia. "Negli ultimi dieci anni le allergie alimentari, oggi molto numerose, sono aumentate anche nel nostro paese e colpiscono persone di ogni eta'. Gli alimenti che provocano la maggior parte di questi problemi di salute nei bambini- prosegue il presidente della Fimp- sono: il latte, le uova, i pomodori, le arachidi e le nocciole. Secondo recenti studi sembrerebbe che la maggior parte delle vittime di tali allergie siano le donne e i bambini". Solo in Europa sono 17 milioni gli allergici ai cibi, di cui 3,5 con meno di 25 anni. A destare maggior preoccupazione e' il dato, reso noto dagli esperti riuniti a Venezia, che nel vecchio continente la fascia d'eta' piu' colpita da allergie alimentari e' quella tra 0 e 5 anni con ben 1 milione e duecentomila bimbi allergici. Un milione sono invece gli allergici tra 5 e 10 anni e altri 800mila quelli tra 10 e 18 anni. "Anche la 'gestione' del bambino allergico puo' rivelarsi particolarmente complicata. Il non poter condividere gli stessi cibi con i coetanei- conclude Mele- puo' condizionare la vita relazionale dei bimbi, favorirne l'isolamento e, quindi, incidere negativamente sul loro sviluppo psico-fisico. E', quindi, fondamentale che i genitori insieme agli educatori aiutino i nostri piccoli colpiti da questi tipi di allergie a vivere nel modo piu' sereno la loro condizione".
Notiziario Minori, 22 febbraio 2011
BULLISMO E DROGA: RISCHI MAGGIORI PER
LE ADOLESCENTI I RISULTATI DI UNO STUDIO
USA ESEGUITO SU 1.495 ADOLESCENTI
La depressione causata dall'essere vittime del bullismo sembra essere strettamente correlata con l'uso di sostanze stupefacenti da parte delle adolescenti. E' quanto emerge da uno studio realizzato da Jeremy Luk, ricercatore dell'Universita' di Washington, che ha analizzato la relazione tra la condizione di vittima di bullismo, depressione e uso di sostanze in un campione di 1.495 adolescenti. Uno studio unico nel suo genere perche' ricerche precedenti si sono limitate ad approfondire la relazione tra solitudine, depressione e suicidio negli adolescenti vittime di bullismo.
Per la ricerca e' stato utilizzato il sondaggio Hbsc (Health behavior in school aged children), con il quale e' stato misurato quanto spesso, negli ultimi trenta giorni, i ragazzi si sono sentiti davvero tristi, hanno brontolato, sono stati di cattivo umore o irritabili, si sono sentiti senza speranze per il futuro, non hanno mangiato o hanno mangiato meno del solito, hanno dormito piu' o meno del solito e hanno avuto difficolta' a concentrarsi sul lavoro scolastico. Le domande prevedevano anche l'analisi dell'uso di sostanze che e' stato approfondito chiedendo agli intervistati quante volte, sempre negli ultimi trenta giorni, hanno fumato sigarette, bevuto alcol, usato marijuana e si sono ubriacati. Per ogni risposta erano state create quattro possibili risposte: mai, una o due volte, da tre a cinque volte, piu' di cinque volte.
L'autore dello studio raccomanda ai genitori degli adolescenti di prendere sul serio i segnali che possono indicare che i loro figli sono vittime di bullismo, facendo tutto il possibile per prevenire il ripetersi di questi episodi e prestando attenzione alla possibile depressione e all'uso di sostanze.
Notiziario Minori, 22 febbraio 2011
MILANO, DOPOSCUOLA IN PARROCCHIA PER 7 MILA
RAGAZZI 267 DOPOSCUOLA NELLA DIOCESI MILANESE
Una palestra d'integrazione e volontariato.
Si definiscono cosi' i 267 doposcuola delle parrocchie milanesi, dove circa 7 mila ragazzi, piu' del 40% stranieri, fanno i compiti insieme con la supervisione di un esercito di circa 4500 volontari. Lo rivela la prima mappatura della rete dei doposcuola parrocchiali della diocesi di Milano, realizzata tra maggio 2009 e giugno 2010 e presentata questa mattina dalla Caritas ambrosiana.
Dalla ricerca risulta che i doposcuola sono diffusi su tutto il territorio diocesano (in media in una parrocchia su quattro), con una concentrazione maggiore nelle zone pastorali di Milano (82), Rho (43) e Varese (40). Nati per iniziativa diretta del parroco (il 46,6%) o di un gruppo di volontari (49,2%), piu' della meta' dei doposcuola sono attivi da piu' di 5 anni e si svolgono in spazi messi a disposizione dalla parrocchia, soprattutto negli oratori. Nella maggior parte dei casi il doposcuola e' aperto due giorni a settimana e l'attivita' centrale consiste nello svolgimento dei compiti.

I ragazzi seguiti sono studenti delle scuole primaria e secondaria di primo e di secondo grado: la fascia di eta' piu' frequente e' tra gli 11 e i 14 anni. Piu' di 4 giovani su dieci sono di origine immigrata, percentuale che supera il 50% a Milano e nella zona pastorale di Lecco. Gli operatori coinvolti sono quasi tutti volontari, per lo piu' donne (71%), il 37% con meno di trent'anni (in genere adolescenti che frequentano l'oratorio, in qualche caso studenti delle superiori e universitari). I ragazzi arrivano ai doposcuola inviati dalle famiglie, ma anche da insegnanti e assistenti sociali: in 44 casi sono stati sottoscritti protocolli d'intesa tra scuola e doposcuola.
"I doposcuola parrocchiali sono una palestra di inclusione sociale perche' consentono ai ragazzi che partono da condizioni di svantaggio di recuperare terreno e di non essere tagliati fuori nella gara per la crescita e l'affermazione di se'-commenta don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana-.
Sono anche una palestra d'integrazione, dal momento che nonostante non siano e non vogliano essere un servizio scolastico integrativo per gli stranieri, sono di fatto frequentati da una quota consistente, che in alcuni contesti come Milano diventa maggioritaria, di stranieri: figli di immigrati che saranno gli italiani di domani solo se sapremo farli sentire a casa loro, a cominciare naturalmente proprio dai banchi di scuola". Il direttore di Caritas Ambrosiana apprezza anche l'opportunita' di fare volontariato aperta dai doposcuola: "Per l'alta percentuale di giovani che dedicano il loro tempo libero a questo servizio, diventa una sorta di apprendistato alla solidarieta' e, per chi tra loro e' interessato a fare l'insegnante da grande, anche un banco di prova dove sperimentare le proprie abilita'".
"Molti dirigenti e insegnanti si sono accorti della grande risorsa dei doposcuola e hanno cominciato ad approfittarne in modo intelligente -spiega Matteo Zappa, responsabile dell'area minori di Caritas Ambrosiana-. Sono nati cosi' veri e propri protocolli d'intesa, in cui gli insegnanti inviano l'alunno al doposcuola e tengono conto del lavoro che li' si svolge nella valutazione del suo percorso formativo. Ci sono anche scuole che individuano tra i propri docenti il referente per le attivita' del doposcuola parrocchiale".
Notiziario Minori, 22 febbraio 2011

venerdì 18 febbraio 2011

PERICOLO SETTE, NELLA RETE SEMPRE  PIÙ 
ADOLESCENTI +30% I RAGAZZI 'CONQUISTATI'.
240 MILA  LE  VITTIME  TOTALI   IN   ITALIA
Solo nell'ultimo anno sono state 240 mila le vittime delle sette, per la maggior parte uomini, adulti e appartenenti al ceto medio. Sono alcuni dei dati raccolti dal servizio antisette della Comunita' Papa Giovanni XXIII attraverso il numero verde messo a disposizione di vittime e familiari, che in un anno ha risposto a 3 mila chiamate.
L'associazione, che diffonde i dati in occasione del convegno organizzato a Roma, sottolinea in una nota "un sensibile aumento delle richieste di aiuto che coinvolgono la fascia delle giovani generazioni": dal 2009 al 2010 le vittime adolescenti sono aumentate del 30%. I gruppi settari contati sul territorio nazionale sono circa 8 mila. Riguardo la fascia d'eta' delle vittime, per il 36% sono giovani, per il 44% adulti, mentre gli anziani sono il 20%. Si tratta per il 54% di uomini e 46% di donne, mentre sono quest'ultime che si maggiormente chiedono aiuto: le persone che si rivolgono al servizio antisette sono per il 62% donne e per il 54% uomini.
Inoltre il 38% delle vittime proviene da un ceto sociale alto, il 42% dal ceto medio e il 20% ha invece un'estrazione sociale bassa. Le sette sono piu' diffuse nel nord Italia (43%), segue il centro con un 31% e il sud con il 26%. Le regioni piu' colpite dal fenomeno sono la Lombardia (16%), segue l'Emilia Romagna (15%), poi il Lazio (13%), la Puglia (11%) e il Veneto (5%), mentre il 40% delle sette e' stato localizzato nelle regioni rimanenti. Le citta' piu' colpite dal fenomeno sono, nell'ordine, Milano, Roma, Brescia, Padova, Bari, Perugia, Catania, Bergamo, Catanzaro, Foggia, Bologna, Ferrara, Modena, Pescara e Viterbo.
Analizzando invece la tipologia delle sette viene fuori che sono per il 38% psicosette, per il 26% sette pseudo-religiose e per il 21% magico-esoteriche. L'associazione segnala anche il tipo di risposta e di aiuto forniti: per la maggior parte (56%) risposte telefoniche, lettere o email e incontri privati; nel 23% dei casi sono stati forniti contatti con parroci, esorcisti o altre realta' ecclesiali, mentre nel 21% dei casi e' stato fornito un collegamenti con le forze dell'ordine.
Notiziario Minori, 18 febbraio 2011
IPERATTIVITÀ, "4% DI INCIDENZA È TERRORE 
PSICOLOGICO"  POMA:   'BUFALA,      LA   SOPSI 
DÀ I NUMERI. ISS CONFERMA: MASSIMO L'1%'
Dal convegno all'Unione industriali di Torino "Il bambino non e' un elettrodomestico" (dal titolo dell'omonimo libro di Giuliana Mieli), levata di scudi contro le dichiarazioni della Sopsi (Societa' italiana di psicopatologia), riunita in congresso a Roma, che denunciava la carenza di diagnosi per l'iperattivita' infantile in Italia, con centinaia di migliaia di bambini non presi in carico e una conseguente potenziale 'emergenza' in relazione ai disturbi antisociali gravi che questi minori maturerebbero con l'eta' se non adeguatamente trattati. "Una vera bufala- denuncia Luca Poma, giornalista e portavoce di 'Giu' le Mani dai Bambini',il comitato italiano di farmacovigilanza pediatrica in Italia (www.giulemanidaibambini.org)- un modo eticamente discutibile di far pressione sui genitori, convincendoli che qualora i loro figli non vengano trattati, spesso con psicofarmaci, finiranno a delinquere, crescendo come disadattati. La Sopsi 'da i numeri'- sottoliena Poma- e' proprio il caso di dirlo, parlando di 300.000 casi in Italia meritevoli di presa in carico, pari, secondo loro, al 4% della popolazione infantile: l'Istituto Superiore di Sanita' conferma per iscritto che la prevalenza italiana e' massimo dell'1%, in certe zone d'Italia anche meno. Inoltre, ci sono studi scientifici, come quello di Lambert, che provano esattamente il contrario rispetto a quanto affermato dalla Sopsi, ovvero che c'e' una piu' elevata predisposizione alla dipendenza da alcool cocaina e tabacco nei bambini e adolescenti iperattivi trattati con psicofarmaci, il che e' quasi ovvio se si pensa che il minore si abitua a trovare nel farmaco una soluzione pronta all'uso, esterna da se la soluzione a tutti i problemi. Ma non stupisce la posizione della Sopsi: basta indagare- conclude Poma- su chi finanzia abitualmente i loro convegni negli ultimi anni, sono le piu' importanti case farmaceutiche produttrici di psicofarmaci per bambini". Emilia Costa, medico e professore emerito all'Universita' Sapienza di Roma aggiunge: "Non sono d'accordo con i colleghi, queste diagnosi di iperattivita', invocate a gran voce, sono spesso inconsistenti e vaghe, piu' che altro una moda importata dagli Usa. Bisogna indagare il motivo profondo del disagio dei bambini, di cui l'iperattivita' e solo un sintomo". Infine, Poma ricorda: "Lode all'Istituto Superiore di Sanita', che con il registro nazionale dei bambini in terapia lavora per contenere le diagnosi. Anche negli Usa stanno facendo marcia indietro su questa epidemia di diagnosi, mentre noi in Italia invece cerchiamo di copiare in ritardo il modello americano: non ha nessun senso, dobbiamo piuttosto esportare il modello italiano all'estero".
Notiziario Minori, 18 febbraio 2011
SACCONI AI GIOVANI: FATE INGEGNERIA, NON
COMUNICAZIONE "ANCHE SE E' PIU' DIFFICILE"
Ingegneria meglio di Scienze in comunicazione, anche se e' "piu' difficile". Parola di Maurizio Sacconi che, intervenendo al teatro Capranica per la presentazione del 'Rapporto sugli ingegneri in Italia' del Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri, torna su un tema a lui caro, quello cioe' di stimolare i giovani a scegliere corsi di laurea con prospettive occupazionali. "Dobbiamo incoraggiare la scelta di questo percorso- afferma il ministro del Lavoro- che fortunatamente e' in crescita e offre prospettive occupazionali".
Uno stimolo ai giovani che puo' arrivare grazie a "contratti di apprendistato, percorsi di alta formazione, dottorati di ricerca che consentano, attraverso la collaborazione tra universita' e aziende, di integrare apprendimento e lavoro con prospettive di valida occupabilita'". Sacconi osserva che la scelta di studi in ingegneria non e' certo delle piu' semplici: "E' piu' facile fare Scienze della comunicazione- chiosa- ma le facolta' piu' impegnative sono quelle che danno maggiori possibilita' di occupazione".
Notiziario Minori, 18 febbraio 2011
CNR: CONTRO L'ASMA ELIMINARE I FATTORI 
DI RISCHIO  FUMO,  SMOG E MUFFE SU TUTTO
I fattori di rischio ambientale - smog, fumo, muffe - incidono fino al 40% nelle patologie respiratorie. È quanto emerge da un'indagine epidemiologica realizzata dall'Istituto di biomedicina e immunologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Palermo (Ibim-Cnr) sulla base di un finanziamento erogato da Arpa Sicilia, appena pubblicata sulla rivista scientifica Pediatric Allergy and Immunology. Nella ricerca, che e' stata condotta su 2.150 studenti di scuole medie secondarie di primo grado di Palermo, di eta' compresa fra 11 e 14 anni, e' emerso che "quasi un ragazzo palermitano su quattro soffre di rinite allergica e congiuntivite e oltre un terzo di allergie. 56 su cento dichiarano di essere esposti al fumo domestico, il 21,1% lamenta l'intenso traffico pesante attorno alla propria abitazione e il 15% dichiara la presenza di muffe o umidita' nella propria camera da letto". L'indagine indica come percentuali fino al 41% delle patologie respiratorie siano attribuibili ai fattori ambientali.
"La presenza di traffico intenso intorno alla propria abitazione - specifica Giovanni Viegi, direttore dell'Ibim-Cnr - e' risultato fattore di rischio significativo in particolare per asma corrente, rinocongiuntivite e ridotta funzione respiratoria rispetto a chi non riferiva traffico vicino casa".
"Dai dati - afferma il Cnr - e' stato possibile calcolare il Par (population attributable risk - rischio attribuibile di popolazione), ovvero la proporzione di una malattia dovuta all'esposizione a fattori di rischio e che potrebbe essere dunque eliminata se tale esposizione fosse evitata. Il Par complessivamente dovuto a fattori ambientali evitabili, come esposizione a fumo di sigaretta, presenza di umidita' o muffe nell'ambito domestico ed esposizione a traffico veicolare pesante attorno alla propria abitazione, e' risultato del 40,8% per l'asma corrente, del 33,6% per la rinocongiuntivite e del 14,1% per la ridotta funzione respiratoria". "Un risultato - spiega Viegi - che dimostra quanto la prevenzione sanitaria ed ambientale per la salute dei bambini e degli adolescenti sia importante e possa consentire enormi risparmi in termini di spesa, sia per i farmaci sia per l'accesso ai servizi sanitari".
Notiziario Minori, 18 febbraio 2011
ROMA, COSÌ MUORE LUNEUR, TRA DEGRADO E OBLIO
IL PARCO GIOCHI CAPITOLINO ORMAI ALLO SFASCIO
Erbacce e vegetazione fitta, cumuli di rifiuti. Degrado.
L'elefantino sta li' da solo, seduto in mezzo al nulla. Intorno a lui, in una situazione 'fotografata' dall'agenzia Dire, i tetti crollano contrapposti a scheletri di altre costruzioni che vengono su e si fermano a un passo dalla fine. Il silenzio ha preso il posto di schiamazzi e risate. Le giostre non girano piu', forse riescono solo a cigolare mosse dal vento, e a rincorrersi sono rimasti animali randagi, cartacce e foglie secche. E mentre sabato scorso e' partita una raccolta firme, l'attesa e' per il Tar del Lazio perche' faccia almeno un po' di chiarezza smuovendo le acque.
E' ancora calma piatta sul versante Luneur, ormai in una situazione piu' immobile delle giostre che stanno la', abbandonate e fatiscenti a tre anni dalla chiusura del parco divertimenti piu' antico d'Italia. E 150 famiglie, quelle che avevano investito nella struttura fin da quando nel 1961 il parco e' diventato permanente, si trovano in crisi. Senza guadagno e senza prospettive, senza aver avuto la possibilita' di fare manutenzione sugli impianti, la maggior parte ormai pericolante e da smantellare. Il divertimento vive solo nel ricordo della gente, degli abitanti del quartiere, dei ragazzi che hanno passato l'adolescenza tra pesciolini rossi e giri sul rotor.
Basta digitare su facebook per rendersi conto di quanti sono i gruppi nati per supportare la riapertura di quello che era il cuore gioioso di Roma, quando i centri commerciali non c'erano ancora e il sabato pomeriggio 'tutti al Luneur dopo scuola', le giostre battono il cinema uno a zero.
A rilanciare la questione 'Luneur' ci hanno pensato nei giorni scorsi due consiglieri del Municipio XII, Matilde Spadaro e Vincenzo Vecchio, animatori del movimento 'Atuttaleur' che, dopo la "prima vittoria" relativa al ritiro del progetto F1, si sta impegnando per arrivare alla riapertura del parco. La raccolta firme e' solo al primo atto ("E' stata raggiunta quota 400") ma i cittadini dell'Eur non hanno intenzione di tirarsi indietro mentre e' partito il conto alla rovescia per la sentenza del Tar.
Attesa prima per l'11 novembre 2010, poi rinviata al 25 gennaio scorso quando i giudici amministrativi si sono riservati una decisione entro sessanta giorni, ovvero per la fine di marzo.
Il ricorso, presentato dai sub concessionari, riguarda la validita' del bando che ha assegnato la locazione del parco a Cinecitta' Entertainment, risultata vincitrice nel giugno del 2008 ed entrata poi a condurre il gioco prevedendo un investimento di circa 16 milioni di euro. Ma in campo c'e' anche La Luneur Park Spa, titolare del contratto di locazione dal febbraio 2008 e in possesso dell'area dal 30 luglio 2009. E se il Tar dovesse dare un giudizio di non validita' si potrebbe aprire "uno scenario drammatico", come spiega, all'agenzia Dire, Saverio Pedrazzini della Luppro, societa' che ha gestito il luna park dal 1961 fino al 31 dicembre del 2007, quando e' scaduta la concessione da parte di Eur spa.
La denuncia di Pedrazzini e' chiara: "Non e' stato presentato alcun progetto da Cinecitta' Entertainment, non si capisce con quali basi hanno vinto il bando di gara, visto che dovevano presentare un progetto preliminare e la riorganizzazione delle attrazioni, il business plan: tre punti legati al bando di gara pena la non ammissibilita'. Alla fine questi non sono stati considerati mentre si e' dato credito alla lettera a latere, nient'altro che cambiamento del bando di gara, con la firma di un nuovo contratto di locazione".
Solo una delle recriminazioni di chi al Luneur ha legato la propria vita e fino all'ultimo ha cercato di non vederlo morire lentamente. Proprio la Luppro, anche dopo la fine della concessione nel 2007, aveva tentato di rientrare in corsa.
"Avevamo presentato un progetto all'Eur spa con investimenti per 20 milioni di euro per le attrazioni, di 6 milioni per la riqualificazione del parco, e nel frattempo, in attesa di avere un parere favorevole, avevamo gia' effettuato interventi preliminari. Addirittura- continua Pedrazzini- ci fu un tavolo a cui portammo anche una ditta costruttrice e presentammo una proposta salvaguardando gli operatori che gia' c'erano. L'Eur spa, pero', ha ritenuto non interessante il progetto e ha predisposto il bando di gara. La conseguenza? E' sotto gli occhi di tutti: un parco chiuso da tre anni e 150 famiglie a spasso".
La richiesta, stando cosi' le cose, non e' difficile da intuire.
"Vogliamo riaprire il Luneur, devono darci delle risposte". Anche chi finora "non ha mai voluto prendere iniziative, come l'informatissimo sindaco Alemanno". L'ultimo incontro con Eur spa e l'ad Riccardo Mancini c'e' stato "due mesi fa, durante una presentazione del progetto di F1". Pedrazzini, sempre all'agenzia Dire, ricorda: "Mi avvicinai al loro tavolo e feci vedere una copia della mozione presentata al Comune da Andrea Alzetta.
Mancini disse che lui si era rivolto alla magistratura, io risposi che l'avevo fatto con un esposto in procura per conoscere le modalita' di applicazione del bando di gara". Gia', perche' oltre al ricorso al Tar e all'esposto, esistono mozioni e una interrogazione parlamentare presentata il 12 gennaio scorso al ministro dell'Economia (che detiene il 90% di Eur spa) addirittura dalla Lega Nord, a firma di Paolo Grimoldi. Tanto rumore, al momento per nulla. Roma e il parco attendono, e ormai sono quasi tre anni.
Notiziario Minori, 18 febbraio 2011

martedì 15 febbraio 2011

LATTE, UN BICCHIERE AL GIORNO SENZA 
CONTROINDICAZIONI   SEMINARIO 
DELL'UNIVERSITÀ      LA   SAPIENZA
Un bicchiere di latte al giorno fa bene alla salute. Questo e' il messaggio lanciato da "Il latte oggi: salute tra ricerca ed innovazione", il seminario dell'Universita' La Sapienza di Roma nato in collaborazione con Parmalat. Il latte, infatti, e' un alimento completo, ricco di calcio, proteine, vitamine e sali minerali, ed e' essenziale non solo per la crescita dei bambini, ma anche per gli adulti. In commercio esistono diversi tipi di latte, da quello di vacca intero a quello di mandorla, l'importante e' berne almeno 1 tazza da 250 grammi al giorno. Secondo la dottoressa del Del Balzo, nutrizionista del dipartimento di Fisiopatologia Medica dell'universita' La Sapienza di Roma, il latte e' un elemento indispensabile a tutte le eta' e i grassi in esso contenuto non giustifica la sua eliminazione dalla dieta di chi soffre di patologie legate alla presenza di grassi nel sangue, come la dislipidemia. Inoltre, il latte non e' ritenuto responsabile dell'insorgenza delle malattie cardiovascolari.
In piu', il latte vaccino e' ricco di biopeptidi, che sono in grado di fungere da scudo contro il cancro e l'ipertensione, un problema che colpisce un italiano su quattro e uccide ogni anno circa 240mila persone. Inoltre, il latte contiene l'acido linoleico coniugato, anche conosciuto con il nome di CLA. L'acido linoleico, recentemente e' stato oggetto di studio, secondo alcune ricerche, infatti, avrebbe capacita' anti-adipe, anti-diabete ed anti-cancro.
Notiziario Minori, 15 febbraio 2011
RISCHIO ANORESSIA TRA LE ADOLESCENTI CHE USANO
FACEBOOK  I RISULTATI  DI  UNO  STUDIO ISREALIANO
I medici hanno trovato una nuova fonte di disturbi alimentari tra i giovani: Facebook.
Secondo un recente studio, piu' gli adolescenti usano il social network, piu' sono alti i rischi che sviluppino forme di anoressia e bulimia.
Alcuni ricercatori dell'Universita' di Haifa (Israele) hanno chiesto a un campione di 248 ragazze, tra i 12 e i 19 anni, informazioni sulle loro abitudini alimentari, e sui loro siti e programmi televisivi preferiti. Si e' scoperto che le adolescenti piu' soggette ad anoressia e bulimia sono quelle che passano piu' tempo su Facebook e su siti di moda e musica.
Contribuirebbero ai disordini alimentare anche programmi televisivi come Gossip Girl.
Facebook ha immediatamente contestato la validita' dello studio.
"I giovani sono circondati da foto di modelle nelle riviste e da immagini di corpi perfetti delle stelle del cinema, ma quando usano Facebook trascorrono delle ore con i loro amici. Le persone passano molto tempo con gli amici anche nella vita reale, e questo non pregiudica la qualita' delle loro diete. Non crediamo quindi che Facebook aumenti il rishio di disordini alimentari", ha detto un portavoce del social network.
Notiziario Minori, 15 febbraio 2011

"I MESTIERI DEL MARE", PER I GIOVANI IN TEMPO DI CRISI
PROGETTO FORMATIVO PER LE SCUOLE DI GENOVA
Mentre Genova si interroga ancora sulla sua vocazione futura, se legata ancora all'industri o al turismo, e' il porto a candidarsi come stabile e costante fonte di ricchezza e di sviluppo futuro.
E cosi' il Comune di Genova promuove l'iniziativa "I mestieri del Mare", un iniziativa presentata oggi al Port Center dall'assessore alle Politiche del lavoro del Comune, Mario Marginei, insieme ad Eugenio Massolo, presidente dell'Accademia Italiana Marina Mercantile, di cui il progetto prevede la partecipazione attiva, insieme al Genoa port Center e alla Provincia di Genova. Il progetto e' rivolto agli studenti delle scuole medie secondarie di primo grado: si parte dal video scaricabile via internet che illustrera' le diverse figure professionali legate al porto e al mare.
si passera' poi ai incontri tematici d'orientamento cui fara' da sfondo la mostra fotografica "Luoghi condivisi". Analisi delle cpompetenze, percorsi formativi e le opportunito' di lavoro.
pochi settimane fa, il presidente dell'autorita' portuale Luigi Merlo aveva parlato di porto d'africa e della possibilita' di circa mille nuovi posto di lavoro, compresi quelli generati dall'indotto.
Notiziario Minori, 15 febbraio 2011
I PEDIATRI: "TUTELARLI DALL'INQUINAMENTO 
NELLE  CITTÀ" "SONO I SOGGETTI PIÙ 
FRAGILI   E   QUELLI   PIÙ   A   RISCHIO"
"Sindaci, presidenti di Regione e governo adottino le misure necessarie affinche' i bambini vengano tutelati dai rischi correlati all'inquinamento atmosferico, soprattutto nelle citta' in cui si registrano continui superamenti dei limiti delle particelle sottili". E' l'appello lanciato da Alberto Ugazio, presidente della Societa' italiana di pediatria.
"Il problema- spiega- non riguarda solo Milano, dove in questo momento si registra una situazione particolarmente critica, ma e' nazionale. Molte altre citta' (Brescia, Frosinone, Monza, Lucca, Bergamo, Torino,Mantova, Napoli ecc.), secondo dati diffusi pochi giorni fa da Legambiente, hanno oltrepassato o stanno per superare il limite consentito dei 35 giorni di sforamento dei livelli di Pm10, considerato dalla normativa la linea estrema per proteggere la salute dei cittadini. E a Roma si registrano superamenti persino nella centralina di Villa Ada, in un'area completamente verde".
I bambini, come sottolinea Ugazio, "sono i soggetti piu' fragili e necessitano di una attenzione prioritaria. E' notorio che l'esposizione agli agenti inquinanti e' tanto maggiore quanto piu' si e' vicini al suolo. Inoltre i loro polmoni sono in via di formazione e se il loro sviluppo viene alterato e' piu' probabile andare incontro da adulti a una broncopneumopatia cronica ostruttiva. Le famiglie- conclude- preoccupate per la salute respiratoria dei loro figli, si uniscano ai pediatri per portare queste preoccupazioni all'attenzione della politica".
Notiziario Minori, 15 febbraio 2011
SM,    IN   GRAVIDANZA    L'INTERFERONE 
E' RELATIVAMENTE SICURO I DATI DELLO 
STUDIO   SIN REALIZZATO SU 388 PAZIENTI
L'incidenza della Sclerosi multipla (Sm) tra le donne in eta' riproduttiva e' molto elevata: si stima che circa 2 milioni di persone al mondo ne soffrano, con frequenza due volte superiore nelle donne rispetto agli uomini. Fortemente sentita e diffusa e' l'esigenza tra le pazienti, future mamme, in cura con Inteferone ß, un farmaco modificante il decorso della malattia, di conoscere gli effetti di tale terapia sulla gravidanza, i rischi legati all'esposizione del farmaco, la necessita' o meno di sospendere il trattamento prescritto per il controllo della Sm, o addirittura di sospendere la gravidanza, per scongiurare effetti sul feto esposto in utero.
Il gruppo di studio Sm-Sin (Societa' italiana di neurologia), coordinato dalla professoressa M.P. Amato, neurologa presso il dipartimento di Neurologia dell'Universita' di Firenze, ha condotto una ricerca per valutare l'andamento della gravidanza e le conseguenze per il feto dell'esposizione in utero a Interferone ß, valutando inoltre rischio di aborto spontaneo.
Le pazienti intervistate sono state suddivise in due gruppi: un gruppo costituito da pazienti che avessero sospeso l'IFN- ß, a meno di quattro settimane dal concepimento, e quindi considerate "esposte" al farmaco ed un gruppo rappresentato da chi aveva sospeso la terapia piu' di quattro settimane prima del concepimento o che non era mai stata trattata. Sono state analizzate 396 gravidanze di 388 pazienti, e di queste, 88 sono state classificate come "esposte" (esposizione media 4,6+/-5,8 settimane). I dati hanno mostrato che in queste pazienti la terapia non ha provocato alcun aumento di aborto spontaneo (OR 1,08, CI 95% 0,4-2.9), mentre e' risultata associata con valore significativo a un peso ( PS ß - 113,8 p < 0.0001) e a una lunghezza inferiori alla nascita (PS-adjusted ß
-1.102, p < 0.0001) L'incidenza di aborto spontaneo nelle pazienti "esposte" si e' collocato in un range sovrapponibile a quella della popolazione generale italiana in quello stesso periodo. L'esposizione a IFN - ß e la necessita' di parto con taglio cesareo sono stati i soli fattori predittivi di un parto prematuro. Nei nati dalle pazienti "esposte" non si sono registrate complicanze significative a carico del feto e, nel corso del follow up durato in media 2,1 anni, non sono state riscontrate malformazioni o anomalie dello sviluppo.
"In conclusione- ha dichiarato Angelo Ghezzi, segretario gruppo di studio Sm-Sin- l'esposizione a IFN ß fino a quattro settimane dal concepimento e' relativamente sicura e cio' rappresenta un riferimento importante per i neurologi che seguono pazienti con sclerosi multipla che progettano una gravidanza. Inoltre- ha concluso Ghezzi- questo studio, condotto su un'ampia casistica e con la partecipazione di molti centri clinici italiani, rafforza i dati di osservazioni precedenti condotte su piccoli numeri e dimostra l'alta qualita' della ricerca italiana".
Notiziario Minori, 15 febbraio 2011
DOMANI A TORINO 'IL BAMBINO  NON   E'   UN
ELETTRODOMESTICO'      CONVEGNO       SULLA 
COMUNICAZIONE PER, CON E A FAVORE DELL'INFANZIA
Un convegno sul tema della comunicazione per, con e a favore dell'infanzia. Si terra' domani, mercoledi' 16 febbraio, l'incontro organizzato dal Club della comunicazione d'impresa (Cci) dal titolo 'Il bambino non e' un elettrodomestico', che si svolgera' presso il centro congressi dell'Unione industriali di Torino nella sala Piemonte, in via Vela 17. L'incontro vertera' sul delicato tema della comunicazione per, con e a favore dell'infanzia, che verra' affrontato sotto diversi punti di vista attraverso le esperienze di professionisti ed organizzazioni del settore. L'obiettivo e' mettere in luce un mondo della comunicazione piu' silenziosa e, per questo motivo, meno conosciuta ed ascoltata rispetto alla convenzionale comunicazione pubblicitaria. Si analizzeranno temi e casi di studio poco noti ma con forte rilevanza sociale per le famiglie, i bambini e gli operatori del settore. L'iniziativa ha lo scopo di sensibilizzare gli individui in relazione agli aspetti piu' delicati dell'infanzia, permettere a tutti di poter trovare uno spazio per comunicare e per ricevere informazioni, far emergere realta' del territorio che svolgono un'intensa attivita' nel settore ed evidenziarne l'impegno costante ed i risultati ottenuti. Nel corso del convegno "Giu' le Mani dai Bambini", la campagna di farmacovigilanza per l'eta' pediatrica in Europa, sara' presentata come caso di studio.
Notiziario Minori, 15 febbraio 2011

sabato 12 febbraio 2011

BAMBINI MENO INTELLIGENTI SE MANGIANO 
MALE  I   RISULTATI DI UNO STUDIO INGLESE
I bambini che si nutrono prevalentemente con alimenti considerati poco salutari, in particolari fritti, dolci e carni sottoposte a processi di trasformazioni complessi, mostrano anche un'intelligenza meno brillante. La notizia arriva da uno studio della Bristol University, pubblicata sul Journal of Epidemiology and Community Health, che ha preso in esame quasi 4000 bambini fra i 3 e gli 8 anni e le loro abitudini alimentari. I ricercatori hanno diviso i bambini in tre gruppi; i primi hanno seguito un'alimentazione a base di cibi pronti e ricchi di grassi e zuccheri; i secondi un regime alimentare caratterizzato dal consumo di carne, verdure e patate; gli ultimi una dieta molto piu' equilibrata a base di verdure, pesce e frutta.
In seguito, i ricercatori hanno sottoposto i bambini a una serie di test per verificarne le capacita' intellettive e cognitive, scoprendo un legame evidente fra il tipo di alimentazione e il livello di quoziente intellettivo. Gli scienziati hanno tenuto conto di una serie di fattori che avrebbero potuto alterare i risultati, ad esempio il livello di istruzione dei genitori, le condizioni socio-economiche della famiglia di appartenenza, la durata dell'allattamento al seno. Al netto di tali fattori, gli scienziati hanno potuto concludere che l'intelligenza dei bambini con un'alimentazione di scarsa qualita' era leggermente inferiore a quella normale. "Lo sviluppo del cervello- spiega Emmett Pauline, coordinatore dello studio- e' molto rapido nei primi anni di vita. Sembra che cio' che accade piu' in la' negli anni sia invece meno importante".
Notiziario Minori, 12 febbraio 2011
CANI IN FAMIGLIA? I FIGLI FANNO PIU' MOTO I RISULTATI
DELLO   STUDIO   USA  CONDOTTO SU 318 ADOLESCENTI
Gli adolescenti che vivono in famiglie nelle quali vivono anche dei cani sono mediamente piu' in forma degli altri e fanno piu' attivita' fisica. La notizia arriva da uno studio pubblicato dall'American Journal of Preventive Medicine e condotto dai ricercatori dell'University of Virginia di Charlottesville coordinati da John Sirard.
Lo studio ha preso in esame 318 adolescenti della zona di Minneapolis e le loro famiglie, dotandoli di apparecchi elettronici contapassi per verificare l'intensita' e la durata dell'attivita' fisica durante le loro giornate. È emerso che i contapassi dei ragazzi che vivono in famiglie che hanno cani registrano quantita' di moto in media superiori ai loro coetanei (circa 15 minuti in piu' a settimana di attivita' fisica da moderata a vigorosa), cosa che non succede con i loro genitori.
Il dato ha colto di sorpresa i ricercatori, che si aspettavano che in una famiglia chi sia piu' impegnato a portare fuori il cane siano i genitori, non i figli, pigri per definizione: "Se avere un cane doveva avere un effetto sulla quantita' di attivita' fisica settimanale, ce lo aspettavamo nei genitori. E invece e' nei figli che funziona- spiega Sirard- Ma potrebbe trattarsi di un equivoco tra causa ed effetto: magari non sono i cani a far diventare attive le famiglie, quanto piuttosto le famiglie mediamente piu' attive a prendere cani in casa".
Notiziario Minori, 12 febbraio 2011
UNICEF: A SAN VALENTINO I "REGALI PER LA VITA"
PER PROGETTI CONTRO MALNUTRIZIONE BAMBINI
A San Valentino, festa degli innamorati, sara' possibile sostituire il classico regalo con un dono davvero importante, che parte dal cuore: l'Unicef propone i suoi 'Regali per la vita', destinati quest'anno a sostenere i progetti contro la malnutrizione.
I 'regali per la vita' sono articoli che possono salvare la vita di un bambino malnutrito: latte terapeutico, biscotti proteici e plumpynut; fare un "regalo per la vita" significa sostenere concretamente la missione dell'Unicef in tutto il mondo. Come si puo' fare? Collegandosi al sito web www.regaliperlavita.it o chiamando il numero verde 800 745 000 e' possibile scegliere il 'regalo per la vita' e ricevere un biglietto o un magnete da consegnare alla persona amata; in alternativa, per i regali dell'ultimo minuto, e' anche possibile optare per una cartolina elettronica, un sms o un regalo virtuale da postare su Facebook.
I regali per la vita non sono semplicemente esempi di cosa e' possibile fare con le donazioni: il latte terapeutico, i biscotti proteici e il plumpynut vengono fisicamente comprati e distribuiti in tutti i paesi in cui l'organizzazione opera. Sara' possibile seguire il percorso di ogni "regalo acquistato", scoprendo in quale paese e' arrivato e quanti bambini sono stati salvati, consultando la mappa degli aiuti sul sito www.regaliperlavita.it.
Qualche dato sulla malnutrizione: circa 200 milioni di bambini 0-5 anni nei Paesi in via di sviluppo/Pvs (quasi 1 su 3) soffrono di qualche forma di malnutrizione; la malnutrizione e' concausa del 35% delle morti e dell'11% delle malattie tra i bambini sotto i 5 anni, rappresenta dunque il principale fattore di rischio di mortalita' e morbilita' per i bambini in questa fascia d'eta'; il 26% dei bambini 0-5 anni dei paesi in via di sviluppo, 1 su 4, e' sottopeso (malnutrizione acuta, dato 2008), e il 10% di loro lo e' in forma grave; i bambini gravemente sottopeso hanno 9 volte piu' probabilita' di morire rispetto a quelli ben nutriti; nell'Africa occidentale e centrale (24 paesi) sono oltre 15,9 milioni i bambini malnutriti - 1 su 4.
Notiziario Minori, 12 febbraio 2011
ALLARME SMOG, SÌ   ALLA   MASCHERINA 
PER I BIMBI AVVERTIMENTO DA CONGRESSO
DI     ESPERTI    MEDICINA    RESPIRATORIA
Bambini in eta' pediatrica, anziani e tutti i pazienti cardiovascolari o quelli gia' indeboliti da altre malattie, devono indossare una mascherina quando camminano per la strada per difendersi dall'assalto delle sostanze inquinanti emesse dagli scarichi delle automobili. L'avvertimento giunge dagli esperti di medicina respiratoria riuniti a Verona per il 14° Congresso internazionale dedicato all'"Asma bronchiale e Bpco: obiettivi, rimedi e strategie", organizzato dalla Uoc di pneumologia dell'Azienda Ulss 22 di Bussolengo col patrocinio di tutte le Societa' italiane di medicina respiratoria, del capitolo italiano dell' American College of Chest Physicians (Accp), della Regione Veneto, del Comune di Verona, dell'Ordine dei medici e Odontoiatri delle Provincia e dell'Ulss22. Durante le tre giornate congressuali, i maggiori esperti nazionali ed internazionali del settore riunitisi a Verona hanno discusso di Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva), oggi quarta causa di morte in Europa e negli Usa, ma destinata a diventare la 3°causa di morte nel mondo nel 2020. Di grande interesse anche i simposi dedicati al management dell'ossigenoterapia prevalentemente per via telematica.
E poi grande spazio alla questione smog nel focus "Inquinamento ambientale e il rischio per la salute", argomento di stretta attualita' dopo i recenti livelli di inquinamento a Milano che hanno comportato la decisione, da parte del sindaco Letizia Moratti, di far spegnere di domenica la maggior parte dei motori. Secondo le rilevazioni dell'Arpa, nell'interland milanese il livello di polveri fini ha raggiunto valori molto elevati, oltre il doppio della soglia di guardia (50 mg/mc). Le centraline hanno registrato negli ultimi giorni valori di Pm10 ben superiori alla soglia tollerabile.
Anche in questo caso sono i bambini in eta' pediatrica e gli anziani ad essere i piu' coinvolti, oltre a tutti i pazienti cardiovascolari e quelli gia' indeboliti da altre malattie, che pagano pegno di fronte a tali livelli di inquinamento.
Notiziario Minori, 12 febbraio 2011
L'OMS:   ALCOL   ASSASSINO,   COLPITI 
SEMPRE PIÙ  I  GIOVANI UCCIDE PIU' DI
2,5 MILIONI  DI  PERSONE  OGNI  ANNO
Una maggiore implementazione di politiche mirate e' necessaria per salvare vite umane e ridurre l'impatto sulla salute del consumo di alcool. E' quanto evidenzia un nuovo rapporto lanciato oggi dall'Organizzazione mondiale della sanita' (Oms). Il lancio della relazione odierna coincide con la fine di una riunione di 4 giorni dei funzionari provenienti da oltre 100 paesi che lavorano con l'Oms per ridurre l'uso nocivo di alcol in tutto il mondo. Il primo di questi incontri, ospitato dall'Oms a Ginevra, si e' tenuto per avviare l'iter di attuazione della strategia globale per ridurre l'uso nocivo di alcol.
Secondo l'Oms, il consumo nocivo di alcol provoca la morte di 2,5 milioni di persone ogni anno, nonche' la malattia e il ferimento di molti altri, e colpisce sempre piu' le giovani generazioni e bevitori nei paesi in via di sviluppo. Negative anche le conseguenze sociali. Il Rapporto globale su alcol e salute analizza i dati disponibili sul consumo di alcol, le conseguenze e gli interventi politici a livello globale, regionale e nazionale. "Molti paesi riconoscono i gravi problemi di salute pubblica causati dal consumo nocivo di alcol e hanno preso provvedimenti per evitare gli oneri sanitari e sociali e curare le persone bisognose di cure. Ma c'e' chiaramente bisogno di fare molto di piu' per ridurre la perdita della vita e della sofferenza associata con l'uso nocivo di alcol", ha spiegato Ala Alwan, vice direttore generale per le malattie non trasmissibili e la salute mentale. Secondo il Rapporto, il consumo nocivo di alcol ha molte implicazioni sulla salute pubblica. Tra queste: quasi il 4% di tutti i decessi sono legati all'alcol. La maggior parte dei decessi alcol-correlati sono riguardano ferite, cancro, malattie cardiovascolari e cirrosi epatica; a livello globale, il 6,2% di tutte le morti maschili sono legati all'alcol, contro il 1,1% dei decessi femminili. Nella Federazione russa e dei paesi vicini un uomo su cinque muore per cause alcol-correlate. A livello globale, 320 mila giovani di eta' compresa tra 15-29 anni muoiono ogni anno per cause alcol-correlate, il 9% di tutti i decessi in questa fascia d'eta'. Prevenzione debole. Secondo il rapporto, troppo pochi paesi utilizzano efficaci politiche per prevenire la morte, malattie e delle lesioni da uso di alcol. "Dal 1999, quando l'Oms ha iniziato a riferire sulle politiche di alcol, almeno 34 paesi hanno adottato qualche tipo di politiche formali per ridurre l'uso nocivo di alcol. Restrizioni alla commercializzazione di alcol e su alcol e guida sono aumentati, ma non ci sono tendenze chiare sulla maggior parte delle misure di prevenzione. Molti paesi hanno politiche deboli su alcool e programmi di prevenzione". Non solo. "La Strategia Globale per ridurre l'uso nocivo di alcol, approvato dagli Stati membri dell'Who nel maggio 2010, promuove una serie di misure di provata efficacia per ridurre i danni alcol-correlati. Questi includono tassazione sugli alcolici per ridurne il consumo nocivo; riduzione della disponibilita' attraverso il minor numero di punti vendita; aumento dei limiti di eta' per chi acquista e l'utilizzo di efficaci misure su alcol e guida". La Strategia Globale promuove anche lo screening e brevi interventi delle strutture sanitarie per modificare i modelli di pericolosita' del bere, e il trattamento dei disordini di uso di alcol; di regolazione o di divieto di commercializzazione di bevande alcoliche; e la conduzione di campagne di informazione e formazione a sostegno di misure politiche efficaci. Altri dati. Secondo il Rapporto dell'Oms, il consumo mondiale nel 2005 e' stato pari a 6,13 litri di alcol puro consumato per persona di 15 anni o piu'. Un'analisi degli anni 2001-2005 ha mostrato che paesi nelle Americhe, europei, del Mediterraneo orientale e del Pacifico occidentale avevano livelli di consumo relativamente stabile durante quel periodo, ma durante i 5 anni aumenti marcati sono stati osservati in Africa e Sud-est asiatico. Nonostante il largo consumo, la maggior parte della gente non beve. Quasi la meta' di tutti gli uomini e due terzi delle donne non hanno consumato alcol nel 2005.
Notiziario Minori, 12 febbraio 2011

mercoledì 9 febbraio 2011

ESAME   DI     TERZA    MEDIA,     SI   CAMBIA: 
"MA NON  DA SUBITO" MINISTERO IMPEGNATO
SU  REVISIONE PROVA CONCLUSIVA I CICLO
Esame di terza media si cambia, ma non da subito. Al ministero stanno lavorando da tempo alla revisione della prova che chiude il primo ciclo di istruzione. A dire il vero il regolamento sulla valutazione degli studenti emanato nel 2009 (il dpr 122) aveva indicato quello del 2008/2009 come l'ultimo esame con le vecchie regole. Poi altri temi hanno preso il sopravvento. Ora si torna a parlare di restyling, come conferma anche Max Bruschi, il consigliere del ministro Gelmini che ha seguito la vicenda valutazione e che ha gia' elaborato qualche idea per la revisione dell'esame. "Ma non si partira' quest'anno- specifica, tranquillizzando docenti e presidi- non c'e' il tempo". Intanto un primo progetto c'e': come prova interna rimarrebbe solo il tema di italiano a cui si potrebbe affiancare un test Invalsi 'potenziato' su italiano, matematica e inglese. Via, invece, gli scritti interni di matematica e lingua, che risulterebbero doppioni. "Per italiano- dice Bruschi- il tema va mantenuto perche' e' diverso dall'Invalsi nei contenuti e nel tipo di apprendimenti che consente di misurare". Secondo Bruschi si potrebbe pensare anche ad una terza prova demandata alle scuole. L'importante e' "non accumulare" come invece e' avvenuto in questi anni: le prove scritte (inizialmente italiano, matematica e lingua straniera) da tre sono diventate quattro (la seconda lingua straniera, introdotta in via sperimentale, poi entrata nella prassi). Poi e' arrivata anche, con un'apposita legge, la prova scritta Invalsi (una doppia prova, visto che ce n'e' una di italiano e una di matematica). In questo modo gli alunni di terza media affrontano sei prove scritte: due di italiano, due di matematica e due di lingua straniera. Troppe: non se ne fanno tante nemmeno alla maturita'.
Notiziario Minori, 9 febbraio 2011
CASTEL SANT'ANGELO, CARNEVALE SUL GHIACCIO
PER   BAMBINI  OLTRE 600  METRI QUADRATI 
DI   PISTA     CON    ORARIO   NON   STOP   10-24
"Un anticipo di carnevale, domenica pomeriggio, sulla pista di ghiaccio di Castel Sant'Angelo, nel cuore di Roma. I bambini che si presenteranno mascherati verranno truccati dai truccabimbi mentre gli assistenti di pista distribuiranno caramelle e dolci tipici del Carnevale. A vigilare sulla sicurezza ci saranno gli Ice Angels, mascherati e con i pattini ai piedi". A renderlo noto e' l'ufficio stampa di Ice Angel, un'iniziativa ludica realizzata con il patrocinio dell'Ufficio per la promozione e lo sviluppo dello sport di Roma Capitale e del XVII Municipio.
Gli oltre 600 metri quadrati di pista rimarranno a disposizione degli amanti del ghiaccio fino al 27 febbraio.
Orario non stop 10-24. Dal lunedi' al venerdi' il costo del biglietto intero e' di 7 euro (ridotto 5) mentre sabato, domenica e festivi il prezzo del ticket e' di 8 euro (ridotto 6).
Notiziario Minori, 9 febbraio 2011
L'ALCOL   E   I   GIOVANI,   IL   17%  ALLA  GUIDA  DOPO  AVER 
BEVUTO RISULTATI RICERCA 'OSSERVATORIO PERMANENTE'
Sale l'abuso di alcol tra i giovani, diminuisce il consumo di vino e aumenta quello della birra. Sono i risultati di una nuova ricerca realizzata dall'istituto Doxa e commissionata dall'Osservatorio Permanente sui Giovani e l'Alcool "sui comportamenti, le opinioni, e gli atteggiamenti degli italiani adulti e dei giovani in merito ai consumi di bevande alcoliche". Nel particolare "otto italiani su dieci consumano alcool, e piu' precisamente il 90% dei maschi e il 70% delle femmine. Su 100 italiani di 13 anni e oltre, il 63% sono consumatori regolari, 15,6% sono consumatori occasionali, 21,4% non consumatori. Diminuisce il consumo di vino, tuttora la bevanda alcolica piu' frequentata, e aumenta quello di birra. La percentuale di consumatori fra i giovani (tra i 13 e i 24 anni) e' inferiore alla media nazionale: il 70%, contro l'80 della media nazionale. Cresce pero' fra i giovani il fenomeno dell'abuso di alcool: e' a rischio il 23% dei giovani consumatori". Per quanto riguarda la guida, "il 17% della popolazione e' stata al volante pensando di aver bevuto un po' troppo". L'indagine, la sesta campionaria effettuata a cinque anni di distanza dalla precedente del 2005, e' basata su un campione "superiore di tre volte al numero consuetamente usato per le rilevazioni nazionali di uso corrente: a 2.026 cittadini e' stato somministrato un questionario con apposite interviste a domicilio, registrate con tutte le cautele del caso a difesa sia dell'intervistato che della autenticita' delle risposte. Una particolare attenzione e' stata dedicata alla fascia di eta' considerata giovanile dalla ricerca: dai 13 ai 24 anni".
- COSA SI BEVE - Il vino risulta tuttora la bevanda alcolica di gran lunga piu' consumata degli italiani: nei tre mesi antecedenti all'intervista, il 63% degli intervistati aveva bevuto vino, il 56% birra, il 34% aperitivi, digestivi e altre bevande a media gradazione, il 23% superalcolici.
- QUANDO E DOVE SI BEVE - Chi beve frequentemente, lo fa soprattutto durante i pasti.
Prevalgono i consumi a casa, ai pasti, per il vino (l'84% della popolazione che beve lo fa in questa circostanza) mentre per la birra prevale, con il 51,4%, il consumo sociale al bar/pub/birrerie. In Italia, dunque, l'abitudine al consumo di tipo alimentare e' ancora dominante. "Si tratta - ha dichiarato il Vice Presidente dell'Osservatorio Permanente sui Giovani e l'Alcool, Michele Contel - di un dato che tutto sommato si conosce poco: la maggioranza degli italiani beve lontano dai modelli drammatizzati dello sballo del sabato sera e non si iscrive d'ufficio nel numero degli irresponsabili che abusano prima di mettersi al volante. Il migliore degli anticorpi contro l'abuso e' proprio in famiglia. Cio' non significa chiudere gli occhi di fronte a fasce di abuso giovanile e adulto che preoccupano l'opinione pubblica; si tratta di comportamenti che eludono ogni riferimento al piacere e al gusto delle bevande alcoliche, espressivi casomai di disagi interiori e collettivi che confinano pericolosamente con l'autodistruzione. L'Italia - ha concluso Contel - rimane pero' in una situazione decisamente migliore rispetto ai Paesi del Nord Europa sui fenomeni di abuso, proprio in forza di questa tradizione culturale, anche se essa subisce una progressiva erosione a causa della globalizzazione dei comportamenti giovanili".
- DONNE - Il 30% della popolazione femminile non consuma alcool. Il 53%, invece, consuma alcolici "regolarmente" (almeno una volta alla settimana). Le donne rappresentano il 52% della popolazione e il 41% dei consumatori regolari. Negli ultimi 17 anni, cresce sia la percentuale di consumatrici sia la frequenza di consumo.
- GIOVANI - Il profilo del consumo giovanile si presenta come fortemente ridotto nella fase preadolescenziale (13-15 anni) per poi crescere progressivamente negli anni successivi. In sintesi si puo' affermare che i ragazzi raggiungono gradualmente i livelli medi di consumo della popolazione a partire dai 16 anni per poi stabilizzarsi verso i 19 anni. A quest'eta' i giovani non bevitori sono comunque sempre il 30 %. Solo dopo i 20 anni i giovani consumatori accedono a consumi regolari nell'ordine del 67%.
- I GIOVANI E IL "BINGE DRINKING" - Fra i giovani hanno un peso importante i consumatori occasionali e i non consumatori di alcolici, ma anche i consumatori con esperienze ripetute di comportamenti a rischio. Il 23% dei giovani consumatori (ragazzi tra i 13 e i 24 anni) sono a rischio, e il fenomeno e' in aumento. Il 29% dei (35% dei maschi e 22% delle femmine) ricordano di essersi ubriacati almeno una volta nella vita: e quasi il 15% anche negli ultimi 3 mesi (3% in eta' 13-15 anni, 13% tra 16 e 19 anni, e 21% tra 21 e 24 anni).
Il 14,6% dei sedicenni ha dichiarato di aver fatto l'esperienza del Binge drinking (almeno cinque bicchieri in due ore fuori dai pasti).In questa fascia il binge tocca il 20,4% dei maschi e 8,6% delle femmine. Il Binge drinking in crescita tocca una porzione non trascurabile della popolazione giovanile, l'ubriachezza invece non aumenta ma neppure diminuisce.
- L'ETÀ DELL'INIZIO - Agli intervistati e' stato chiesto di ricordare l'eta' della prima esperienza, cioe' del primo assaggio per i diversi tipi di bevande alcoliche. In media hanno indicato un'eta' fra i 14 e i 15 anni per birra e vino, e di 16 anni per le altre bevande alcoliche.
"Pur senza allarmismi isterici- commenta il presidente del Laboratorio Scientifico dell'Osservatorio, Enrico Tempesta- i dati sui giovani evidenziano un progressivo aumento dell'abuso sistematico, con i relativi rischi: a 13 anni il sistema nervoso centrale non e' ancora completamente sviluppato, una esposizione prolungata e regolare all'alcool puo' portare ad un ritardo della maturazione e dello sviluppo delle funzioni cognitive, a non dire di molti altri danni sociali". Prosegue Tempesta: "È pero' inteso che non si puo' pretendere di tutelare i ragazzi con irrealistici divieti di accesso alle bevande alcoliche: l'esempio positivo conta piu' del divieto; urge caso mai una saggezza educativa che preveda l'avvicinamento agli alcolici sotto la supervisione degli adulti e in connessione con l'educazione al gusto e alla proposta di stili alimentari che educhino al consumo responsabile anche in relazione al principio 'o bevi o guidi'".
"Resta aperta la domanda- concludono Contel e Tempesta- di cosa fare per difendere un modello antropologico di educazione al consumo che l'Italia, Paese mediterraneo per eccellenza, ha saputo maturare nel tempo, creando meccanismi sociali di autoregolazione che hanno saputo assicurare al nostro Paese forme di protezione dalla deriva patologica comune nelle culture asciutte del Nord Europa".
Notiziario Minori, 9 febbraio 2011
OMS: DUE ORE DI SPORT A SETTIMANA CONTRO I TUMORI
RIDUCONO L'INCIDENZA   DI   ALCUNI   TIPI   DI   CANCRO
Che l'attivita' fisica faccia bene alla salute e' noto a molti, ma forse pochi sanno che essa puo' ridurre il rischio di tumori della mammella e del colon. A rivelarlo l'Organizzazione Mondiale della Sanita'. Per poter ridurre l'incidenza di alcuni tipi di cancro, le nuove raccomandazioni consigliano di svolgere almeno 150 minuti a settimana di esercizio fisico di tipo aerobico per le persone dai 18 anni in su; 60 minuti a settimana di attivita' fisica di maggiore intensita', invece, per i ragazzi dai 5 ai 17 anni.
"Il 31% della popolazione nel mondo - spiega Ala Alwan, vice direttore generale per le malattie non trasmissibili e la salute mentale - non e' fisicamente attiva e l'inattivita' fisica e' il quarto fattore di rischio in ordine di importanza tra tutti i decessi a livello mondiale." Basta pensare che essa e' associata ad oltre 3,2 milioni di decessi all'anno (di cui 2,6 milioni in paesi a basso e medio reddito), a piu' di 670 mila morti con eta' inferiore ai 60 anni e a circa il 30% di diabete e malattie ischemiche del cuore.
Il professor Chris Wild, direttore dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), inoltre, pone l'accento su come l'inattivita' fisica sia sempre piu' un problema di salute pubblica e, di conseguenza, su come ci sia bisogno di intervenire a livello sociale, e non solo individuale, per cambiare abitudini personali e consuetudini sociali.
Notiziario Minori, 9 febbraio 2011
MARCHE, CORECOM: BAMBINI DIPENDENTI DAL POKER
ON LINE IL COMITATO REGIONALE LANCIA L'ALLARME
La pubblicita' dei giochi on-line "cattura" sempre piu' minorenni, con messaggi che puntano sulle qualita' di abilita' e astuzia dei giocatori e usano come testimonial i beniamini dei ragazzi, incentivandoli a diventare vittime del gioco sconsiderato. In internet, poi, e' facile mentire sull'eta' e giocare a poker o a altri gioco d'azzardo. A lanciare l'allarme e' il Corecom Marche, il comitato regionale per le comunicazioni, che invita a "non abbassare mai la guardia" e non lasciare che i piu' piccoli navighino da soli in internet. E chiede una maggiore regolamentazione dei messaggi pubblicitari che in televisione promuovono i giochi d'azzardo on-line. Il comitato ha raccolto segnalazioni da parte di scuole marchigiane dove e' emerso che alcuni bambini delle medie hanno perso diverse centinaia di euro giocando d'azzardo in internet.
Da una prima rilevazione del Corecom, in una classe campione delle scuole medie di Ancona emerge che il 50% degli alunni dice di saper giocare a poker ed oltre il 20% lo ha fatto via internet.
"Non c'e' nessuna tutela ne' prevenzione - denuncia marco Moruzzi, presidente del comitato - la pubblicita' dilagante del poker on line e altri giochi d'azzardo, incentiva anche i ragazzi minorenni a cadere vittime, perdendo soldi. È gravissimo che anche lo Stato, beneficiando dei tributi di concessione, legittimi la diffusione del gioco d'azzardo on line, un fenomeno che crea dipendenza e, grazie alle nuove modalita' via web, agevola l'accesso dei minori a cui basta dichiarare di essere maggiorenni per aggirare un divieto di utilizzo poco efficace".
"Servono interventi urgenti e su piu' fronti: di limitazione della pubblicita' televisiva del poker on line nelle fasce orarie in cui i bambini sono davanti alla tv e di prevenzione e informazione sia degli educatori, insegnanti e genitori, che dei ragazzi stessi - dichiara Moruzzi - la funzione socializzante che ha di solito il gioco, viene in questo modo a cadere. Ad esortare il gioco on line contribuiscono anche in maniera determinante le pressanti strategie pubblicitarie che impropriamente definiscono il poker 'gioco di abilita' e astuzia - skill game' e adottano come testimonial calciatori e sportivi famosi, beniamini dei ragazzi".
Secondo il Corecom, nel 2010 le giocate hanno toccato la cifra record di 61 miliardi, il 30% in piu' rispetto all'anno precedente. E si aggira intorno ai 1.200 euro la cifra che i giocatori maggiorenni spendono a testa ogni anno. A tentare la fortuna, sostiene il comitato regionale, sono i soggetti piu' fragili, e spesso a cadere vittime di questa "net patologia" sono anche i minori. "Non e' difficile aggirare la norma del possesso della maggiore eta' per la registrazione al sito semplicemente dichiarando una data di nascita diversa - scrive il comitato in una nota - Bambini e adolescenti lasciati soli con il proprio pc senza controlli ne' il supporto educativo e di vigilanza degli adulti, possono trovarsi coinvolti in un circolo vizioso e di isolamento che li allontana dai rapporti sociali e familiari e li stimola a scommettere denaro".
Notiziario Minori, 9 febbraio 2011
IL     60%   CONTATTATO   DA   SCONOSCIUTI 
SUI SOCIAL NETWORK RICERCA MICROSOFT 
IN 11 PAESI EUROPEI. MELONI: "ACCORTEZZA"
"Il 60% dei ragazzi italiani tra i 14 e i 18 anni e' stato contattato almeno una volta da sconosciuti" su internet, nei social network. "Il 32% dei genitori italiani non sorveglia in nessun modo i comportamenti dei propri figli sul Web". E proprio i social network stanno alimentando "la sovraesposizione dei minori ai pericoli della Rete", consentendo contatti anche con soggetti sconosciuti e i genitori spesso non sono informati sul comportamento dei propri figli online.
È lo scenario che emerge da una ricerca condotta da Microsoft in 11 paesi europei sul portale Msn, che ogni giorno raggiunge oltre 4 milioni di utenti in Italia, presentata in occasione del 'Safer Internet Day 2011' (www.saferinternet.it), la giornata europea per la sicurezza in Rete in programma oggi, martedi' 8 febbraio, e organizzata da InSafe, la rete europea di cooperazione per la promozione dell'uso sicuro di Internet costituita e cofinanziata dalla Commissione europea. Secondo l'indagine, "il 40% dei teenager italiani sceglie autonomamente quali limiti all'accesso del proprio profilo adottare e il 15% sceglie di non adottarne alcuno". Eppure, in Italia, "il 60% dei minori dichiara di essere stato contattato almeno una volta da utenti sconosciuti. Se e' vero che il 48% ha bloccato la richiesta di contatto, il 37% l'ha accettata per curiosita' e il 7% ha deciso di non informare i propri genitori".
Un dato che viene considerato allarmante e' che "il 66% decide di non rispondere ai messaggi inviati da gente estranea solo per disinteresse e non per prudenza".
Per quanto riguarda le motivazioni che portano i teenager sui social network, "il 43% li utilizza per sfogarsi esprimendo idee e pensieri in maniera a volte anche aggressiva e il 25% dichiara di essere in cerca di amicizie con persone piu' adulte".
C'e' pero' "il 32% dei genitori italiani non controlla in nessun modo il comportamento in Rete dei propri figli, anche se l'88% ha affrontato con loro l'argomento dei potenziali rischi del Web.
Troppo spesso l'attenzione dei genitori e' concentrata nell'impedire l'accesso a contenuti per gli adulti, come fa il 60% degli italiani, delegando invece nel 68% dei casi altre forme di precauzione direttamente ai propri figli".
"Giornate come questa, dedicate alla sicurezza su Internet- ha detto Giorgia Meloni, ministro della Gioventu'- grazie all'alleanza tra imprese leader nel settore e le istituzioni, servono a sensibilizzare ed educare gli utenti, soprattutto i piu' giovani, a un rapporto consapevole con un mezzo che, proprio in funzione delle sue sconfinate potenzialita', richiede accortezza e preparazione. La Rete e' lo strumento attraverso il quale i giovani non solo hanno la possibilita' di conoscere il mondo, ma anche di entrare a farne parte come protagonisti, raggiungendo luoghi, persone e idee dai quali altrimenti le distanze fisiche li separerebbero irrimediabilmente. Non servono nuove regole o censure, serve una maggiore preparazione".
Aggiunge Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Microsoft Italia: "Oggi ci troviamo davanti ad un profondo gap tra la generazione dei 'nativi digitali' e quella dei genitori che seppur informati sui potenziali rischi di Internet spesso non sanno come affrontarli per mancanza di conoscenza degli strumenti informatici e del Web stesso. Per questo motivo crediamo fortemente in iniziative come il Safer Internet Day, utili a promuovere cultura e competenza presso tutti gli attori, siano esse istituzioni, insegnanti, famiglie e operatori, cosi' come sosteniamo l'esigenza di condividere il profondo impegno che aziende come Microsoft stanno ponendo nello sviluppo di tecnologie che rivoluzioneranno il nostro modo di interagire con il Web senza mai perdere di vista i temi della sicurezza dei nostri dati e della tutela della nostra privacy".
Notiziario Minori, 9 febbraio 2011