venerdì 18 febbraio 2011

PERICOLO SETTE, NELLA RETE SEMPRE  PIÙ 
ADOLESCENTI +30% I RAGAZZI 'CONQUISTATI'.
240 MILA  LE  VITTIME  TOTALI   IN   ITALIA
Solo nell'ultimo anno sono state 240 mila le vittime delle sette, per la maggior parte uomini, adulti e appartenenti al ceto medio. Sono alcuni dei dati raccolti dal servizio antisette della Comunita' Papa Giovanni XXIII attraverso il numero verde messo a disposizione di vittime e familiari, che in un anno ha risposto a 3 mila chiamate.
L'associazione, che diffonde i dati in occasione del convegno organizzato a Roma, sottolinea in una nota "un sensibile aumento delle richieste di aiuto che coinvolgono la fascia delle giovani generazioni": dal 2009 al 2010 le vittime adolescenti sono aumentate del 30%. I gruppi settari contati sul territorio nazionale sono circa 8 mila. Riguardo la fascia d'eta' delle vittime, per il 36% sono giovani, per il 44% adulti, mentre gli anziani sono il 20%. Si tratta per il 54% di uomini e 46% di donne, mentre sono quest'ultime che si maggiormente chiedono aiuto: le persone che si rivolgono al servizio antisette sono per il 62% donne e per il 54% uomini.
Inoltre il 38% delle vittime proviene da un ceto sociale alto, il 42% dal ceto medio e il 20% ha invece un'estrazione sociale bassa. Le sette sono piu' diffuse nel nord Italia (43%), segue il centro con un 31% e il sud con il 26%. Le regioni piu' colpite dal fenomeno sono la Lombardia (16%), segue l'Emilia Romagna (15%), poi il Lazio (13%), la Puglia (11%) e il Veneto (5%), mentre il 40% delle sette e' stato localizzato nelle regioni rimanenti. Le citta' piu' colpite dal fenomeno sono, nell'ordine, Milano, Roma, Brescia, Padova, Bari, Perugia, Catania, Bergamo, Catanzaro, Foggia, Bologna, Ferrara, Modena, Pescara e Viterbo.
Analizzando invece la tipologia delle sette viene fuori che sono per il 38% psicosette, per il 26% sette pseudo-religiose e per il 21% magico-esoteriche. L'associazione segnala anche il tipo di risposta e di aiuto forniti: per la maggior parte (56%) risposte telefoniche, lettere o email e incontri privati; nel 23% dei casi sono stati forniti contatti con parroci, esorcisti o altre realta' ecclesiali, mentre nel 21% dei casi e' stato fornito un collegamenti con le forze dell'ordine.
Notiziario Minori, 18 febbraio 2011
IPERATTIVITÀ, "4% DI INCIDENZA È TERRORE 
PSICOLOGICO"  POMA:   'BUFALA,      LA   SOPSI 
DÀ I NUMERI. ISS CONFERMA: MASSIMO L'1%'
Dal convegno all'Unione industriali di Torino "Il bambino non e' un elettrodomestico" (dal titolo dell'omonimo libro di Giuliana Mieli), levata di scudi contro le dichiarazioni della Sopsi (Societa' italiana di psicopatologia), riunita in congresso a Roma, che denunciava la carenza di diagnosi per l'iperattivita' infantile in Italia, con centinaia di migliaia di bambini non presi in carico e una conseguente potenziale 'emergenza' in relazione ai disturbi antisociali gravi che questi minori maturerebbero con l'eta' se non adeguatamente trattati. "Una vera bufala- denuncia Luca Poma, giornalista e portavoce di 'Giu' le Mani dai Bambini',il comitato italiano di farmacovigilanza pediatrica in Italia (www.giulemanidaibambini.org)- un modo eticamente discutibile di far pressione sui genitori, convincendoli che qualora i loro figli non vengano trattati, spesso con psicofarmaci, finiranno a delinquere, crescendo come disadattati. La Sopsi 'da i numeri'- sottoliena Poma- e' proprio il caso di dirlo, parlando di 300.000 casi in Italia meritevoli di presa in carico, pari, secondo loro, al 4% della popolazione infantile: l'Istituto Superiore di Sanita' conferma per iscritto che la prevalenza italiana e' massimo dell'1%, in certe zone d'Italia anche meno. Inoltre, ci sono studi scientifici, come quello di Lambert, che provano esattamente il contrario rispetto a quanto affermato dalla Sopsi, ovvero che c'e' una piu' elevata predisposizione alla dipendenza da alcool cocaina e tabacco nei bambini e adolescenti iperattivi trattati con psicofarmaci, il che e' quasi ovvio se si pensa che il minore si abitua a trovare nel farmaco una soluzione pronta all'uso, esterna da se la soluzione a tutti i problemi. Ma non stupisce la posizione della Sopsi: basta indagare- conclude Poma- su chi finanzia abitualmente i loro convegni negli ultimi anni, sono le piu' importanti case farmaceutiche produttrici di psicofarmaci per bambini". Emilia Costa, medico e professore emerito all'Universita' Sapienza di Roma aggiunge: "Non sono d'accordo con i colleghi, queste diagnosi di iperattivita', invocate a gran voce, sono spesso inconsistenti e vaghe, piu' che altro una moda importata dagli Usa. Bisogna indagare il motivo profondo del disagio dei bambini, di cui l'iperattivita' e solo un sintomo". Infine, Poma ricorda: "Lode all'Istituto Superiore di Sanita', che con il registro nazionale dei bambini in terapia lavora per contenere le diagnosi. Anche negli Usa stanno facendo marcia indietro su questa epidemia di diagnosi, mentre noi in Italia invece cerchiamo di copiare in ritardo il modello americano: non ha nessun senso, dobbiamo piuttosto esportare il modello italiano all'estero".
Notiziario Minori, 18 febbraio 2011
SACCONI AI GIOVANI: FATE INGEGNERIA, NON
COMUNICAZIONE "ANCHE SE E' PIU' DIFFICILE"
Ingegneria meglio di Scienze in comunicazione, anche se e' "piu' difficile". Parola di Maurizio Sacconi che, intervenendo al teatro Capranica per la presentazione del 'Rapporto sugli ingegneri in Italia' del Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri, torna su un tema a lui caro, quello cioe' di stimolare i giovani a scegliere corsi di laurea con prospettive occupazionali. "Dobbiamo incoraggiare la scelta di questo percorso- afferma il ministro del Lavoro- che fortunatamente e' in crescita e offre prospettive occupazionali".
Uno stimolo ai giovani che puo' arrivare grazie a "contratti di apprendistato, percorsi di alta formazione, dottorati di ricerca che consentano, attraverso la collaborazione tra universita' e aziende, di integrare apprendimento e lavoro con prospettive di valida occupabilita'". Sacconi osserva che la scelta di studi in ingegneria non e' certo delle piu' semplici: "E' piu' facile fare Scienze della comunicazione- chiosa- ma le facolta' piu' impegnative sono quelle che danno maggiori possibilita' di occupazione".
Notiziario Minori, 18 febbraio 2011
CNR: CONTRO L'ASMA ELIMINARE I FATTORI 
DI RISCHIO  FUMO,  SMOG E MUFFE SU TUTTO
I fattori di rischio ambientale - smog, fumo, muffe - incidono fino al 40% nelle patologie respiratorie. È quanto emerge da un'indagine epidemiologica realizzata dall'Istituto di biomedicina e immunologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Palermo (Ibim-Cnr) sulla base di un finanziamento erogato da Arpa Sicilia, appena pubblicata sulla rivista scientifica Pediatric Allergy and Immunology. Nella ricerca, che e' stata condotta su 2.150 studenti di scuole medie secondarie di primo grado di Palermo, di eta' compresa fra 11 e 14 anni, e' emerso che "quasi un ragazzo palermitano su quattro soffre di rinite allergica e congiuntivite e oltre un terzo di allergie. 56 su cento dichiarano di essere esposti al fumo domestico, il 21,1% lamenta l'intenso traffico pesante attorno alla propria abitazione e il 15% dichiara la presenza di muffe o umidita' nella propria camera da letto". L'indagine indica come percentuali fino al 41% delle patologie respiratorie siano attribuibili ai fattori ambientali.
"La presenza di traffico intenso intorno alla propria abitazione - specifica Giovanni Viegi, direttore dell'Ibim-Cnr - e' risultato fattore di rischio significativo in particolare per asma corrente, rinocongiuntivite e ridotta funzione respiratoria rispetto a chi non riferiva traffico vicino casa".
"Dai dati - afferma il Cnr - e' stato possibile calcolare il Par (population attributable risk - rischio attribuibile di popolazione), ovvero la proporzione di una malattia dovuta all'esposizione a fattori di rischio e che potrebbe essere dunque eliminata se tale esposizione fosse evitata. Il Par complessivamente dovuto a fattori ambientali evitabili, come esposizione a fumo di sigaretta, presenza di umidita' o muffe nell'ambito domestico ed esposizione a traffico veicolare pesante attorno alla propria abitazione, e' risultato del 40,8% per l'asma corrente, del 33,6% per la rinocongiuntivite e del 14,1% per la ridotta funzione respiratoria". "Un risultato - spiega Viegi - che dimostra quanto la prevenzione sanitaria ed ambientale per la salute dei bambini e degli adolescenti sia importante e possa consentire enormi risparmi in termini di spesa, sia per i farmaci sia per l'accesso ai servizi sanitari".
Notiziario Minori, 18 febbraio 2011
ROMA, COSÌ MUORE LUNEUR, TRA DEGRADO E OBLIO
IL PARCO GIOCHI CAPITOLINO ORMAI ALLO SFASCIO
Erbacce e vegetazione fitta, cumuli di rifiuti. Degrado.
L'elefantino sta li' da solo, seduto in mezzo al nulla. Intorno a lui, in una situazione 'fotografata' dall'agenzia Dire, i tetti crollano contrapposti a scheletri di altre costruzioni che vengono su e si fermano a un passo dalla fine. Il silenzio ha preso il posto di schiamazzi e risate. Le giostre non girano piu', forse riescono solo a cigolare mosse dal vento, e a rincorrersi sono rimasti animali randagi, cartacce e foglie secche. E mentre sabato scorso e' partita una raccolta firme, l'attesa e' per il Tar del Lazio perche' faccia almeno un po' di chiarezza smuovendo le acque.
E' ancora calma piatta sul versante Luneur, ormai in una situazione piu' immobile delle giostre che stanno la', abbandonate e fatiscenti a tre anni dalla chiusura del parco divertimenti piu' antico d'Italia. E 150 famiglie, quelle che avevano investito nella struttura fin da quando nel 1961 il parco e' diventato permanente, si trovano in crisi. Senza guadagno e senza prospettive, senza aver avuto la possibilita' di fare manutenzione sugli impianti, la maggior parte ormai pericolante e da smantellare. Il divertimento vive solo nel ricordo della gente, degli abitanti del quartiere, dei ragazzi che hanno passato l'adolescenza tra pesciolini rossi e giri sul rotor.
Basta digitare su facebook per rendersi conto di quanti sono i gruppi nati per supportare la riapertura di quello che era il cuore gioioso di Roma, quando i centri commerciali non c'erano ancora e il sabato pomeriggio 'tutti al Luneur dopo scuola', le giostre battono il cinema uno a zero.
A rilanciare la questione 'Luneur' ci hanno pensato nei giorni scorsi due consiglieri del Municipio XII, Matilde Spadaro e Vincenzo Vecchio, animatori del movimento 'Atuttaleur' che, dopo la "prima vittoria" relativa al ritiro del progetto F1, si sta impegnando per arrivare alla riapertura del parco. La raccolta firme e' solo al primo atto ("E' stata raggiunta quota 400") ma i cittadini dell'Eur non hanno intenzione di tirarsi indietro mentre e' partito il conto alla rovescia per la sentenza del Tar.
Attesa prima per l'11 novembre 2010, poi rinviata al 25 gennaio scorso quando i giudici amministrativi si sono riservati una decisione entro sessanta giorni, ovvero per la fine di marzo.
Il ricorso, presentato dai sub concessionari, riguarda la validita' del bando che ha assegnato la locazione del parco a Cinecitta' Entertainment, risultata vincitrice nel giugno del 2008 ed entrata poi a condurre il gioco prevedendo un investimento di circa 16 milioni di euro. Ma in campo c'e' anche La Luneur Park Spa, titolare del contratto di locazione dal febbraio 2008 e in possesso dell'area dal 30 luglio 2009. E se il Tar dovesse dare un giudizio di non validita' si potrebbe aprire "uno scenario drammatico", come spiega, all'agenzia Dire, Saverio Pedrazzini della Luppro, societa' che ha gestito il luna park dal 1961 fino al 31 dicembre del 2007, quando e' scaduta la concessione da parte di Eur spa.
La denuncia di Pedrazzini e' chiara: "Non e' stato presentato alcun progetto da Cinecitta' Entertainment, non si capisce con quali basi hanno vinto il bando di gara, visto che dovevano presentare un progetto preliminare e la riorganizzazione delle attrazioni, il business plan: tre punti legati al bando di gara pena la non ammissibilita'. Alla fine questi non sono stati considerati mentre si e' dato credito alla lettera a latere, nient'altro che cambiamento del bando di gara, con la firma di un nuovo contratto di locazione".
Solo una delle recriminazioni di chi al Luneur ha legato la propria vita e fino all'ultimo ha cercato di non vederlo morire lentamente. Proprio la Luppro, anche dopo la fine della concessione nel 2007, aveva tentato di rientrare in corsa.
"Avevamo presentato un progetto all'Eur spa con investimenti per 20 milioni di euro per le attrazioni, di 6 milioni per la riqualificazione del parco, e nel frattempo, in attesa di avere un parere favorevole, avevamo gia' effettuato interventi preliminari. Addirittura- continua Pedrazzini- ci fu un tavolo a cui portammo anche una ditta costruttrice e presentammo una proposta salvaguardando gli operatori che gia' c'erano. L'Eur spa, pero', ha ritenuto non interessante il progetto e ha predisposto il bando di gara. La conseguenza? E' sotto gli occhi di tutti: un parco chiuso da tre anni e 150 famiglie a spasso".
La richiesta, stando cosi' le cose, non e' difficile da intuire.
"Vogliamo riaprire il Luneur, devono darci delle risposte". Anche chi finora "non ha mai voluto prendere iniziative, come l'informatissimo sindaco Alemanno". L'ultimo incontro con Eur spa e l'ad Riccardo Mancini c'e' stato "due mesi fa, durante una presentazione del progetto di F1". Pedrazzini, sempre all'agenzia Dire, ricorda: "Mi avvicinai al loro tavolo e feci vedere una copia della mozione presentata al Comune da Andrea Alzetta.
Mancini disse che lui si era rivolto alla magistratura, io risposi che l'avevo fatto con un esposto in procura per conoscere le modalita' di applicazione del bando di gara". Gia', perche' oltre al ricorso al Tar e all'esposto, esistono mozioni e una interrogazione parlamentare presentata il 12 gennaio scorso al ministro dell'Economia (che detiene il 90% di Eur spa) addirittura dalla Lega Nord, a firma di Paolo Grimoldi. Tanto rumore, al momento per nulla. Roma e il parco attendono, e ormai sono quasi tre anni.
Notiziario Minori, 18 febbraio 2011