lunedì 12 ottobre 2015


ALLARME ISS, CALO VACCINI CAUSA DECESSI
ANCHE PEDIATRI BAMBINO GESÙ PREOCCUPATI
"Gli esperti dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù condividono le preoccupazioni lanciate dal presidente dell'Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, alla luce dei recenti dati forniti sul calo delle vaccinazioni e pubblicati dal ministero della Salute". Alberto Villani, responsabile della Pediatria generale e malattie infettive dell'ospedale della Santa Sede, lancia l'allarme. "Il calo delle coperture vaccinali è responsabile dei numerosi casi di morbillo e della presenza di malattie che potevano già essere debellate come ad esempio la pertosse, alla causa del decesso di alcuni lattanti. I dati pubblicati dal ministero della Salute- spiega Villani- si riferiscono alle vaccinazioni esavalenti, da somministrarsi nel primo anno di vita, che con un'unica iniezione permettono di proteggersi da difterite, tetano, pertosse, poliomelite, epatite B e malattie come la meningite causata da Haemophilus". La copertura vaccinale insufficiente riguarda anche quella contro morbillo, rosolia e parotite. "Senza le vaccinazioni ci troviamo a dover fronteggiare di nuovo queste malattie, che invece sarebbero facilmente prevenibili", aggiunge. Ad esempio "osserviamo epidemie di pertosse, morbillo. Oltre al ritorno, in Europa, di alcune malattie che erano state debellate da molti anni, come ad esempio la poliomielite". I dati dell'Iss indicano un tasso di vaccinazioni al di sotto degli obiettivi minimi previsti dal precedente piano. Scendono, infatti, al di sotto del 95% le vaccinazioni per poliomielite, tetano, difterite ed epatite B e la percentuale cala ulteriormente per le vaccinazioni contro il morbillo, la parotite e la rosolia che raggiunge una copertura dell'86%, diminuendo di oltre quattro punti percentuali, conclude il medico.
 Notiziario Minori, 12 ottobre 2015

DA INDIRE ECCO "DATEMI UNA PENNA"
IL LIBRO SULLA STORIA DELLA SCRITTURA
La storia del libro, della scrittura e della stampa spiegata ai bambini. È il nucleo centrale del libro "Datemi una penna. Scritture a mano dopo l'invenzione della stampa" di Roberto Piumini, Adriana Paolini e Monica Zani, edito da Carthusia, presentato a Firenze a Palazzo Medici Riccardi (via Cavour, 1). Alla presentazione sono intervenuti gli autori del libro, Pamela Giorgi, curatrice della mostra "Radici di futuro" sui 90 anni dell'Indire, e la giornalista de La Repubblica Maria Cristina Carratù.
Il volume chiude una trilogia dedicata alla storia della comunicazione destinata ai bambini, ma anche ai curiosi di ogni età. I tre libri, "L'invenzione di Kuta", dedicato alla scrittura delle origini e ai codici medievali, "Che rivoluzione!", sui libri a stampa, e ora "Datemi una penna", presentano la stessa struttura: otto storie affidate alla penna di Roberto Piumini, e nel secondo libro anche alla creatività di Beatrice Masini, offrono l'opportunità di entrare nel mondo della scrittura attraverso percorsi diversi. Ogni racconto è seguito da un capitolo di approfondimento storico curato da Adriana Paolini.
Tutte le storie sono introdotte da illustrazioni, che in questo volume sono opera dello stile originale di Monica Zani.
Un'attenzione particolare meritano le immagini dei documenti che arricchiscono il libro, tutte provenienti da diversi istituti di conservazione italiani, in particolare da quelli trentini.
Il progetto, da cui prende le mosse questa avventura editoriale, nasce grazie all'esperienza di Adriana Paolini che da oltre dieci anni porta avanti incontri sulla storia della scrittura con bambini e ragazzi di ogni età, ma soprattutto dal desiderio di condividere una grande passione, che è quella per i libri. L'evento fa parte delle iniziative collaterali della mostra "Radici di futuro. L'innovazione a scuola attraverso i 90 dell'Indire", aperta al pubblico, con ingresso libero, fino al 22 ottobre.
 Notiziario Minori, 12 ottobre

IL BEBÈ GUARDA E SI SCOPRONO DISTURBI
 RICERCA UNIVERSITÀ DI PADOVA
SU 180 NATI TRA IL 2004 E 2012
Uno studio internazionale, condotto da ricercatori dell'Università di Padova, della Birkbeck University of London e della London Metropolitan University ha scoperto la correlazione tra lo sviluppo attentivo nei primi giorni di vita e i possibili disordini dell'attenzione in età successiva. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista "Scientific Reports". Gli scienziati hanno dimostrato come il comportamento visivo nei primissimi giorni di vita è stato correlato alla comparsa successiva di problemi comportamentali. I ricercatori hanno scoperto un'associazione tra le differenze individuali nell'attenzione visiva che i neonati nei primi giorni dopo la nascita rivolgevano a diverse immagini e problemi comportamentali comparsi nel successivo sviluppo, tra cui iperattività e difficoltà nei rapporti con i coetanei. "Abbiamo studiato l'attenzione visiva su un campione di 180 neonati- spiega Teresa Farroni, docente del dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell'Università di Padova- nati tra il 2004 e 2012 in un reparto di maternità di un ospedale di Monfalcone (Gorizia). Per la prima volta- prosegue Farroni- abbiamo dimostrato che c'è un legame significativo tra le modalità in cui i neonati guardano le immagini e il temperamento che si manifesta nel loro comportamento in età successive. Guardare le immagini per tempi più lunghi alla nascita sembra essere associato a una minore presenza di comportamenti impulsivi e iperattivi nello sviluppo del bambino". I ricercatori hanno esaminato tre aspetti principali del temperamento e del comportamento: la capacità di regolare le emozioni (uno scarso controllo è stato collegato a una maggiore impulsività e iperattività); un tratto caratteriale che descrive una tendenza verso livelli elevati di estroversione e impulsività e che è stato collegato con l'aggressività e problemi comportamentali nell'infanzia; la presenza di difficoltà comportamentali. "Lo studio dell'attenzione visiva dei neonati costituisce una finestra sui meccanismi di sviluppo che contribuiscono alla variazione di attenzione e del comportamento per tutta la durata della vita- conclude Farroni-. I risultati delle nostre ricerche suggeriscono che una parte di ciò che influenza il comportamento più tardo è già presente alla nascita. Questi risultati potrebbero in futuro aiutare a identificare i bambini che sono a più alto rischio di difficoltà di attenzione e potrebbe favorire lo sviluppo di primi interventi con lo scopo di contribuire a migliorare precocemente le capacità attentive".
 Notiziario Minori, 12 ottobre 2015