mercoledì 12 settembre 2012

SCUOLA, EURISPES: PER I RAGAZZI QUELLA 
IDEALE PREPARA AL LAVORO I GENITORI  INVECE
VOGLIONO UN MAGGIOR BAGAGLIO CULTURALE 

Il 32,5% dei ragazzi ritiene che la scuola debba fondamentalmente preparare gli alunni nell'ingresso nel mondo del lavoro, un dato che si consolida con il crescere dell'eta': se dai 12 ai 15 anni la preparazione professionale e' l'obiettivo del 31% dei ragazzi, dai 16 ai 18 anni il valore cresce sino al 36,7%. Seguono una seria crescita personale e un solido incremento della cultura, che vengono indicate rispettivamente dal 27,8% e dal 26,6% degli studenti. Sono alcuni dei dati emersi dall'Indagine conoscitiva sulla condizione dell'Infanzia e Adolescenza in Italia, realizzato dall'Eurispes e dal Telefono Azzurro. Sempre secondo il rapporto, funzioni piu' 'educative' raccolgono consensi marginali: solo il 5,9% dei giovani ritiene che l'obiettivo principale della scuola sia quello di trasmettere valori, ed una percentuale ancora piu' bassa, pari al 3,1%, ritiene importante che aiuti a sviluppare il senso critico. Questi due dati crescono sensibilmente tra i ragazzi piu' grandi, quelli con un'eta' compresa tra i 16 ed i 18 anni. Di diverso orientamento i genitori: mentre cresce la domanda culturale e valoriale, diminuisce quella strettamente legata alla formazione professionale dei ragazzi. Infatti, i genitori indicano tra gli obiettivi sovrani della formazione scolastica quello di accrescere il bagaglio culturale personale dei propri figli (28,9%), e quello di contribuire piu' in generale alla loro crescita personale (28,8%), e solo il 17,9% ritiene che la scuola debba concentrarsi prevalentemente sulla preparazione al mondo del lavoro. "I dubbi, le incertezze e i timori che la crisi economica determina sul futuro professionale dei giovani- osserva l'avvocato Andrea Catizone, direttrice dell'Osservatorio permanente sulle Famiglie dell'Eurispes- ha radicato in loro l'idea che il percorso scolastico abbia come unico scopo quello di portare a un'attivita' lavorativa, facendo dimenticare completamente che la scuola e' anche, e soprattutto, il luogo simbolo dell'educazione e della formazione in senso lato". Dall'analisi dei dati raccolti in riferimento all'offerta didattica delle scuole, appare ancora molto forte la domanda di modernizzazione che avanza da tempo tra i ragazzi e i genitori italiani. Se il 16,1% degli studenti chiede alla scuola piu' spazio per le materie sportive (con una forte polarizzazione tra i maschi con il 27,7%, a fronte del 9,4% registrato tra le ragazze), il 15,6% degli intervistati vorrebbe dedicare piu' tempo alle attivita' pratiche, mentre le nuove tecnologie e Internet stanno a cuore al 13% del campione. Inoltre, continua il grande interesse per le lingue straniere che conquistano il 12,5% dei ragazzi, un interesse avvertito piu' dalle ragazze, con il 15,2% del campione, a fronte dell'8,1% registrato tra i ragazzi. Valori significativamente piu' bassi per le tematiche sociali legate alla prevenzione (alcool, fumo, droghe e bullismo) e all'educazione sessuale che interessano solo il 4,7% ed il 4,4% degli studenti. Anche in questo caso dall'analisi dei dati relativi alla domanda dei genitori emerge un interesse maggiore proprio sulla prevenzione: il 20,7% vorrebbe, infatti, una scuola piu' impegnata contro il fumo, l'alcool e le droghe; il 18,5%, vorrebbero una scuola che ascolti di piu' i ragazzi e gli argomenti di loro maggiore interesse; mentre il 17,9% vorrebbe che venisse dedicato piu' tempo alle lingue straniere. La scuola ideale, secondo gli studenti, dovrebbe essere piu' attenta all'ascolto. Si esprime cosi' quasi l'85% dei ragazzi, che dichiara di volere una scuola piu' incline ad accettare le loro proposte e le loro iniziative. Addirittura, il 66% di loro vedrebbe bene gli stessi studenti in cattedra per alcune materie. Una scuola piu' accogliente, ma, allo stesso tempo, piu' severa con i ragazzi violenti, per il 60,8%, e piu' impegnata nel combattere le discriminazioni, per il 58,8%. In pochi, infatti, vorrebbero una scuola senza stranieri o senza simboli religiosi (rispettivamente il 10,7% e il 18,2% degli intervistati). Infine il 59,1% dei ragazzi vorrebbe nella sua scuola ideale professori piu' preparati e competenti, un'esigenza avvertita maggiormente tra gli studenti con un'eta' compresa tra i 16 e i 18 anni (78,6%, a fronte del 49,1% rilevato tra i 12 ai 15 anni) e condivisa anche dai genitori. Infatti, per l'80% di loro, i professori dovrebbero essere piu' aggiornati e competenti, specialmente se insegnano ai ragazzi piu' grandi. Nella scuola ideale inoltre non c'e' spazio per i ragazzi violenti: il 79,1% dei genitori e' unito con i propri figli nel desiderare provvedimenti e interventi piu' severi e nell'auspicare un maggiore impegno della scuola contro le discriminazioni, raccomandato dal 67% dei genitori. 
Notiziario Minori, 12 settembre 2012
L'OCSE: ISTRUZIONE È ARMA CONTRO CRISI, MA FAMIGLIE VANNO SOSTENUTE GURRIA: PREOCCUPANO DISPARITÀ SOCIALI E CRESCITA GIOVANI 'NEET'

Chi ha un livello di istruzione superiore si orienta meglio in un periodo di crisi e continua a guadagnare di piu' rispetto ai lavoratori meno istruiti. E cittadini piu' 'titolati' costituiscono un ritorno economico anche per gli Stati: sono maggiori introiti in termini di tasse. Anche per questo gli Stati membri dell'Ocse devono combattare quei divari sociali che impediscono ai piu' deboli, ancora oggi, di arrivare ai livelli piu' alti dell'istruzione. Ma anche sostenere le famiglie su cui grava gran parte del carico dell'istruzione dei figli. E poi devono fare i conti con quella generazione Neet, quella dei giovani che non studiano e non lavorano, che e' in aumento. Lo ricorda Angel Gurria, segretario generale dell'Ocse, nella sua nota introduttiva al Rapporto 2012 sull'Educazione (Education at a glance 2012 - Uno sguardo all'Educazione 2012) presentato oggi alla stampa. "E' chiaro- spiega Gurria- che avere una maggiore istruzione ha aiutato i cittadini a mantenere o cambiare posto di lavoro durante la recessione. In tutti i paesi Ocse il tasso di disoccupazione nel 2010 e' stato di circa un terzo in meno per gli uomini con istruzione universitaria rispetto a quelli con un'istruzione secondaria superiore. Per le donne con il piu' alto grado di istruzione, e' stato di due quinti in meno". Resta anche il divario negli stipendi che e' "cresciuto" durante la crisi. "Nel 2008 un uomo con un'istruzione di livello universitario poteva aspettarsi di guadagnare il 58% in piu' di uno con al massimo un'istruzione secondaria superiore, nel 2010 questo divario e' aumentato al 67%. Nel 2008, le donne con un'istruzione superiore guadagnavano il 54% in piu' rispetto a quelle con una istruzione secondaria. Nel 2010 il divario e' cresciuto al 59%". In prospettiva chi ha un'istruzione universitaria puo' mettere in conto, al netto delle spese sostenute, un guadagno di 160mila dollari superiore a quello che avrebbe fermandosi alle scuole superiori. Questo per un uomo. Per una donna si parla di 110mila dollari. L'Italia, inverita', e' un po' in controtedenza. Ma restano ovunque eccessivi divari sociali che impediscono ai piu' deboli di arrivare al grado piu' alto dell'istruzione. Ad esempio il Rapporto rileva che "le prestazioni di lettura degli studenti di origine migrante possono essere influenzate in modo negativo quando si frequentano scuole con un gran numero di alunni provenienti da famiglie con bassi livelli di istruzione. Allo stesso modo i politici farebbero bene a prendere atto dell'aumento del numero dei 15-29enni che non sono ne' occupati ne' studiano, i cosiddetti Neet" che ormai sono in media il 16% e sono in crescita. Un dato che "riflette il disagio particolare" dei giovani in tempo di crisi. Giovani la cui disoccupazione ha raggiunto "livelli allarmanti". Per questo "molti paesi Ocse devono fare di piu' per aumentare il loro accesso all'istruzione superiore" oggi negata ai piu' deboli: chi viene da famiglie disagiate ha la meta' delle possibilita' di arrivare all'universita' di un coetaneo piu' agiato. Infine il capitolo famiglie. Per Gurria vanno sostenute di piu': "I paesi dovrebbero trovare un maggiore equilibrio fra il sostegno pubblico fornito per gli studi e la quota chiesta alle famiglie per coprire una parte dei costi". 
Notiziario Minori, 12 settembre 2012
L'OCSE LANCIA L'ALLARME 'NEET', IN ITALIA SONO IL 23% 
SI TRATTA DEI GIOVANI CHE NON STUDIANO NE' LAVORANO  

Non studiano ne' lavorano. Sono i giovani cosiddetti Neet ("Not in education, employment or training") che in Italia rappresentanto il 23% dei 15-29enni. Un dato che colloca l'Italia al quinto posto fra i paesi Ocse. È quanto emerge dal Rapporto 2012 sull'Educazione dell'organizzazione. Siamo ben al di sopra della media Ocse del 16%. Quello dei Neet da noi e' un fenomeno che ritorna, sottolinea l'Ocse che chiede ai governi di "farsi carico del problema": erano il 26% nel 1998, sono scesi al 19% nel 2003. Poi i Neet in Italia sono cresciuti rapidamente "a causa della recessione globale che ha colpito il paese nel 2008". Oggi sono appunto a quota 23%. (Ami/ Dire).
 Notiziario Minori, 12 settembre 2012
IN ITALIA 44% DEI FIGLI DI NON DIPLOMATI SI FERMA ALLE 
MEDIE LA 'TRAPPOLA' CULTURALE DENUNCIATA DALL'OCSE 
E' un dato inedito che spezza il fiato alla corsa del nostro paese verso gli obiettivi educativi prefissati dall'Europa. In Italia chi nasce in famiglie con meno possibilita' e con genitori con titoli bassi di istruzione ha scarse possibilita' di avere un lungo percorso scolastico. Secondo il Rapporto Ocse sull'Educazione presentato oggi in Italia "nonostante l'aumento dei livelli di istruzione", molti figli di genitori con un titolo restano a loro volta intrappolati nello stesso meccanismo. Ovvero studiano poco. In dettaglio, il 44% di giovani 25-34enni i cui genitori non hanno completato l'istruzione secondaria superiore fa la stessa fine, si ferma alle medie.
 Notiziario Minori, 12 settembre 2012