MINORI.
3,6 MILIONI HANNO DISTURBI
NEUROPSICHICI
MA SOLO 1 SU 4
ACCEDE A CURE NECESSARIE
I disturbi neuropsichici dell'età
evolutiva sono tra i disturbi più diffusi nell'infanzia. Colpiscono un bambino
o adolescente ogni cinque, con disturbi molto diversi tra loro che vanno
dall'autismo all'epilessia, dalla depressione al disturbo del linguaggio, dalla
dislessia alla disabilità intellettiva, dalle paralisi cerebrali infantili ai
disturbi della condotta, dalle malattie neurodegenerative all'anoressia e molte
altre.
Tuttavia meno di un bambino adolescente
su quattro riesce ad accedere alle cure di cui ha necessità. Si stima che non
siano più di 600.000 gli utenti dei servizi pubblici di neuropsichiatria
dell'infanzia e dell'adolescenza a fronte di una popolazione complessiva
sofferente di circa 3,6 milioni unità. Sono i dati radiografati dalla Società
italiana di neuropsichiatria infantile dell'infanzia e dell'adolescenza
(Sinpia). "Come la salute, anche la salute mentale non è solo assenza di
malattia. E' uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale la persona
è in grado di sfruttare al meglio le proprie capacità cognitive ed emozionali,
di stabilire relazioni soddisfacenti con gli altri e di partecipare in modo
costruttivo ai mutamenti dell'ambiente- spiega Paolo Siani, presidente
dell'Associazione culturale pediatri (Acp)- Oggi sappiamo che è nell'infanzia
che la salute mentale ha le sue radici, e investire in questa direzione è
strategico per il benessere futuro di tutta la popolazione".
Le più recenti ricerche nelle neuroscienze dicono che la salute mentale è il risultato di interazioni complesse tra genetica, neurobiologia e ambiente, afferma Maurizio Bonati, direttore del dipartimento di Salute pubblica dell'Irccs Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. "Ci dicono soprattutto che nella maggior parte dei casi la componente genetica non determina in modo lineare il rischio di malattia, ma implica semplicemente una maggiore sensibilità agli effetti dell'ambiente". Dunque uno stile genitoriale positivo, l'ascolto delle emozioni dei bambini garantendo limiti sereni ai comportamenti, l'esposizione precoce alla lettura ad alta voce, la presenza di servizi educativi per la prima infanzia di qualità "hanno ricadute importanti per tutti i bambini, ma hanno un'efficacia molto maggiore per quelli ad alto rischio" aggiunge.
Le più recenti ricerche nelle neuroscienze dicono che la salute mentale è il risultato di interazioni complesse tra genetica, neurobiologia e ambiente, afferma Maurizio Bonati, direttore del dipartimento di Salute pubblica dell'Irccs Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. "Ci dicono soprattutto che nella maggior parte dei casi la componente genetica non determina in modo lineare il rischio di malattia, ma implica semplicemente una maggiore sensibilità agli effetti dell'ambiente". Dunque uno stile genitoriale positivo, l'ascolto delle emozioni dei bambini garantendo limiti sereni ai comportamenti, l'esposizione precoce alla lettura ad alta voce, la presenza di servizi educativi per la prima infanzia di qualità "hanno ricadute importanti per tutti i bambini, ma hanno un'efficacia molto maggiore per quelli ad alto rischio" aggiunge.
E' per questo motivo che fin dal 2008,
in un appello ai politici e ai cittadini "abbiamo indicato la salute
mentale come una delle priorità fondamentali su cui investire per promuovere
una migliore assistenza e favorire un migliore sviluppo dei più piccoli e della
salute futura della popolazione", ricorda Siani. "Due sono gli ambiti
essenziali su cui investire: da un lato, l'attenta programmazione di interventi
di promozione della salute mentale che coinvolgano i contesti scolastici,
educativi e sociali, a partire dalle conoscenze che abbiamo oggi dalla
ricerca". Dall'altro, "l'attivazione di adeguate strategie di
prevenzione, diagnosi precoce e intervento all'interno di servizi specialistici
del territorio". Entrambe le aree, infatti, sono "drammaticamente
trascurate nel nostro Paese e dal 2008 ad oggi nulla è stato fatto".
Il diritto alle cure per i bambini e gli
adolescenti con disturbi neuropsichici e per le loro famiglie, conclude poi
Antonella Costantino, presidente della Sinpia, "è ancora largamente
disatteso, con enormi differenze tra le Regioni. Gli interventi necessari sono
all'insegna della partecipazione dei pazienti delle loro famiglie, degli
operatori, ma soprattutto dei decisori politici". Oggi la maggior parte
dei riferimenti normativi necessari per poter garantire risposte adeguate ai
bambini e agli adolescenti con disturbi neuropsichici e alle loro famiglie
"ci sono- va avanti- ma purtroppo non sono stati finora sufficienti".
Il richiamo presente nel Piano d'azione nazionale salute mentale, approvato in
Conferenza Stato-Regioni nel 2013, pone come primo obiettivo per l'area
infanzia-adolescenza l'esistenza di una rete regionale integrata e completa di
servizi per la diagnosi, il trattamento e la riabilitazione dei disturbi
neuropsichici dell'età evolutiva. Però è rimasto inapplicato, sottolinea
Costantino. Servono quindi "risorse certe destinate in modo vincolato al
completamento della rete di servizi di neuropsichiatria dell'infanzia e
dell'adolescenza e precisi impegni regionali". E contestualmente
"serve un Piano d'azione per la promozione della salute mentale in
infanzia e adolescenza, perché l'Organizzazione mondiale della sanità ci dice
da tempo che i disturbi neuropsichici pesano sulla salute collettiva più delle
malattie cardiovascolari". L'Oms dice anche che è fondamentale investire
in attività preventive nell'infanzia.
Notiziario Minori 19 ottobre 2015