martedì 16 ottobre 2012

OBESITÀ, COINVOLTI 22 MLN BAMBINI:SIMPOSIO
A BRUXELLES STRADE NUOVE PER COINVOLGERE 
ISTITUZIONI FIN DA GRAVIDANZA 
'The Childhood Obesity Pandemic' e' il titolo del convegno internazionale che si svolgera' a Bruxelles il prossimo 18 ottobre, a cura di Public Policy Exchange in collaborazione con Centre for Parliamentary Studies. Secondo recenti dati diffusi dalla commissione Europea l'obesita' infantile coinvolge circa 22 milioni di bambini nell'Ue e la cifra e' destinata a crescere di oltre quattrocentomila casi all'anno. Il convegno vuole essere un'occasione per riflettere ai massimi livelli accademici e politici sul parziale fallimento delle politiche finora adottate per contrastare il fenomeno. Infatti, la maggior parte delle iniziative intraprese a livello europeo, tra le quali campagne di sensibilizzazione, strategie per spingere bambini e adolescenti a modificare i comportamenti alimentari, non hanno del tutto raggiunto l'obiettivo di ridurre il numero degli obesi e dei soggetti a rischio in quanto sovrappeso. La sfida che coinvolge tutti i Paesi europei e' trovare strade nuove che permettano in tempi brevi di agire sulla patologia. La via da seguire sembra essere quella della prevenzione di primo livello attraverso un approccio globale che coinvolga tutte le istituzioni interessate e che inizi sin dalla gravidanza. Durante il convegno si affrontera' anche il tema da un punto di vista normativo, avanzando la necessita' di adottare un quadro europeo che regolamenti tutti gli aspetti legati all'obesita': pubblicita' di prodotti alimentari, programmi scolastici, programmi sanitari. Per maggiori informazioni sul programma il link al quale collegarsi e': http://www.minori.it/sites/default/files/programma_94.pdf. 
 Notiziario Minori, 16 ottobre 2012
GLI ADOLESCENTI E LE DIPENDENZE: 
ECCO I NUMERI DI UNO STUDIO IL 58%
 DEI MASCHI HA QUELLA PER IL GIOCO 
 Negli Stati Uniti ed in altri paesi e' emerso che un'elevata percentuale di adolescenti ha dipendenza da alcol, droghe e gambling. Nel 2004, ad un campione di 515 adolescenti reclutati tramite uno studio di prevenzione randomizzato, sono stati somministrati alcuni questionari al fine di esplorare varie tematiche: eventi avversi affrontati dai ragazzi o da persone a loro vicine, presenza di sintomi depressivi, residenza in quartieri "difficili", caratteristiche demografiche, uso/non uso di sostanze stupefacenti e gambling. L'analisi dei dati e' stata effettuata tramite un modello di regressione logistico multinomiale con l'obiettivo di indagare l'associazione tra atteggiamenti dipendenti, eventi avversi e genere. L'80% del campione ha dichiarato di aver affrontato nell'ultimo anno eventi di vita avversi e di aver avuto almeno un atteggiamento di dipendenza, mentre il 43,5% delle femmine (24% dei maschi) e' risultato avere sintomi depressivi. Focalizzando l'analisi sui maschi, e' emerso che il 58% ha avuto dipendenza da gioco d'azzardo, il 75% consumava alcol, il 54% tabacco ed il 47% altre droghe. Tendenza analoga e' stata riscontrata nelle femmine per quanto riguarda il consumo di alcol, tabacco e altre droghe (79%, 49% e 42%), a fronte, pero', di una percentuale notevolmente inferiore di giocatrici (37%). Il confronto tra i vari gruppi di consumatori/non consumatori porta alla luce una sostanziale differenza tra maschi e femmine: i primi presentano una percentuale maggiore di soggetti dipendenti dal gioco d'azzardo e di quelli che sono giocatori ed anche consumatori, rispetto alle femmine che, invece, presentano valori maggiori di non consumatrici e di non giocatrici d'azzardo. Considerando anche gli eventi avversi come violenza, relazioni o instabilita', si e' notato che, rispetto a coloro che non sono consumatori e giocatori d'azzardo patologici, sia gli adolescenti consumatori di sole sostanze che quelli dipendenti dal gioco e dalle droghe hanno una probabilita' maggiore di incorrere in eventi violenti (probabilita' significativa sia nei maschi che nelle femmine del secondo gruppo), relazioni (probabilita' significativa solo nelle femmine) o instabili (probabilita' significativa nelle femmine del primo gruppo e nei maschi del secondo). Tali risultati mostrano quindi un'effettiva relazione tra atteggiamenti di dipendenza ed eventi avversi che suggeriscono la realizzazione di programmi che insegnino strategie per difendersi e lottare contro le violenze a cui si e' esposti, con una particolare attenzione verso le donne. 
Notiziario Minori, 16 ottobre 2012
GIORNATA MONDIALE PULIZIA DELLE MANI 
CONTRO MORTALITÀ INFANTILE PUÒ RIDURRE
 INCIDENZA DELLA DIARREA INFANTILE FINO AL 50% 
Per il quinto anno consecutivo, il 15 ottobre e' stata la Giornata Internazionale per la pulizia delle mani, il cui fine e' di sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sull'importanza di lavarsi le mani con il sapone come misura efficace e a bassissimo costo per la prevenzione di malattie spesso letali per la prima infanzia. Centinaia di milioni di persone in tutto il mondo hanno celebrato il "Global Handwashing Day" (Ghd). Istituita nel 2008 come una giornata di celebrazione in poche citta', la Ghd e' oggi divenuta un movimento realmente globale, che mobilita ovunque investimenti, visibilita' mediatica e consenso politico intorno a questa semplice pratica igienica. ACQUA E SAPONE CONTRO LA MORTALITÀ INFANTILE: I dati sulla mortalita' infantile presentati a settembre dall'Unicef mostrano che nonostante i grandi successi registrati negli ultimi 20 anni, ancora oggi circa 2.000 bambini sotto i 5 anni muoiono ogni giorno a causa di malattie diarroiche. Di questi, la stragrande maggioranza - circa 1.800 bambini al giorno - muoiono per malattie diarroiche dovute alla mancanza di acqua potabile e ai servizi igienici di base. Lavarsi le mani con il sapone ha molto a che vedere con la mortalita' infantile. Da sola, questa basilare misura di profilassi igienica puo' ridurre l'incidenza della diarrea infantile fino al 50%, e quella delle infezioni dell'apparato respiratorio di circa il 25%. "Il Global Handwashing Day e' molto piu' di una semplice giornata", ha affermato Therese Dooley, Responsabile dell'Unicef per i programmi di Igiene. "Vogliamo che il messaggio si diffonda dai bambini alle famiglie, alle comunita' e alle nazioni. Arrestare la diffusione delle malattie diarroiche non e' complicato o costoso, ma e' estremamente importante che il lavaggio delle mani con il sapone diventi un'abitudine per tutti". I dati sul ricorso a questa semplice pratica variano da paese a paese. Per esempio, in Swaziland nel 2010, il 50% delle famiglie urbane avevano l'abitudine di lavarsi le mani, rispetto al 26% delle zone rurali. In Ruanda appena il 2% della popolazione si lava regolarmente le mani con il sapone. In Mongolia, il 96% delle famiglie piu' abbienti ha questa abitudine, rispetto al 10% che si registra tra i piu' poveri. "Non c'e' bisogno di inventare una qualche formula da premio Nobel per salvare milioni di bambini. La soluzione esiste gia': acqua e sapone!",conclude Therese Dooley. 
 Notiziario Minori, 16 ottobre 2012