venerdì 13 maggio 2011

APPESANTITI E SEDENTARI, COSÌ UN TERZO DEGLI 
ITALIANI IL 32% TRA I 7 E I 16 ANNI È IN SOVRAPPESO
Il 32% dei ragazzi tra i 7 ed i 16 anni e' in sovrappeso e il 36,2% ha uno stile di vita sedentario. Questi i dati che emergono da una ricerca condotta dagli esperti dell'Osservatorio Nutrizionale Grana Padano che hanno analizzato peso, altezza e stile di vita di 2.530 bambini e adolescenti di eta' compresa tra i 7 e 16 anni (48,5 % femmine e 51,5 % maschi, dei quali il 51% del nord e 49% del sud).
"Sapevamo purtroppo che la popolazione italiana, compresi i bambini, tende all'obesita'- ha commentato la dottoressa Michela Barichella, responsabile medico della Struttura di Dietetica e Nutrizione clinica degli Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano- ma quello che piu' stupisce e' il dato sulla sedentarieta' dei ragazzi obesi, ovvero quelli che avrebbero piu' bisogno di muoversi. La ricerca inoltre evidenzia che il consumo di frutta raccomandato, di almeno tre frutti al giorno, mediamente non e' rispettato e le abitudini peggiori da questo punto di vista si possono purtroppo riscontrare nei bambini piu' piccoli e in quelli che hanno una circonferenza vita piu' ampia.
Per questo e' importante educare i genitori, in particolar modo le mamme, che normalmente organizzano le attivita' e la giornata alimentare dei loro figli, con particolare attenzione a pasti come colazione e merenda".
La ricerca dell'Osservatorio Nutrizionale Grana Padano ha utilizzato due specifici metodi di misurazione. Il primo, molto semplice, consiste nel rapporto tra la misura della vita e l'altezza del bambino, e puo' essere un ottimo metodo di verifica anche per i genitori: quando questo valore e' maggiore di 0,5 e' indice di obesita' viscerale, anche se il peso del bambino risulta essere nella norma. Dai dati rilevati con questa tipologia di misurazione emerge che, nel campione osservato, il 32% dei ragazzi ha un indice maggiore di 0,5 e presenta quindi un rischio metabolico piu' elevato rispetto ai coetanei con valori inferiori. L' accumulo di grasso a livello addominale e' piu' presente nei ragazzini del Sud rispetto a quelli del Nord (57,7% versus 42,3%) e nelle femmine rispetto ai maschi (51,6 % versus 48,4).
Gli stessi risultati sono emersi con il secondo metodo, che utilizza i percentili di Cole, ovvero parametri che considerano le curve di crescita: il Bmi (rapporto tra il peso e quadrato dell'altezza) differenziato per sesso e fascia d'eta'. A partire da questa valutazione, normalmente eseguita dal pediatra, emerge la medesima percentuale: il 32% dei ragazzi presenta un peso al di sopra della normalita', e si conferma la presenza di maggior sovrappeso e obesita' nelle regioni meridionali.
I dati mostrano inoltre che i ragazzi che hanno un peso nella norma fanno piu' attivita' fisica dei coetanei sovrappeso, e che la tendenza alla sedentarieta' praticamente raddoppia (36,2% contro il 16,8 dei normopeso) nei giovani con un peso in eccesso. "Attenzione: il grasso accumulato nell'addome puo' ridursi e anche di molto se viene eseguita con regolarita' attivita' motoria e sportiva- avverte il professor Claudio Maffeis, docente di Pediatria presso l'Universita' di Verona e componente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio Nutrizionale Grana- Per migliorare o risolvere il problema e' quindi importante affiancare all'alimentazione corretta una buona pratica motoria in tutti i bambini ed adolescenti".
Il peso di bambini e adolescenti non e' dunque il solo elemento da monitorare: in particolare, l'aumento di grasso a livello di girovita, importante fattore di rischio di problemi al cuore, di pressione e di grassi nel sangue, e' una questione particolarmente rilevante nei piu' giovani, che hanno bisogno di essere seguiti e controllati, anche al fine di prevenire gravi problematiche da adulti.
Dieci consigli per i genitori:
1. Occhio a peso, altezza e circonferenza vita, bisogna monitorare costantemente la crescita dei ragazzi. Per qualsiasi dubbio non esitare a chiedere consiglio al pediatra.
2. Attenzione nella scelta dei cibi: occorre privilegiare alimenti come frutta e verdura che, oltre ad essere salutari, sono ricchi di fibre, che favoriscono la sazieta' ed aiutano a controllare l'eccessivo apporto calorico.
3. Non solo dieta: favorire l'attivita' fisica regolare, meglio se dando il buon esempio!
4. Non solo attivita' sportiva: camminare, fare le scale, andare in bici sono attivita' che dovrebbero sottrarre tempo a televisione e giochi elettronici.
5. Giocare con gli amici, magari all'aperto, aiuta a prevenire il sovrappeso e a ridurre i chili in piu'.
6. Nella scelta dei campi estivi, privilegiare quelli che offrono anche la possibilita' di svolgere attivita' fisica, come i campus all'aperto.
7. Organizzare passeggiate e vacanze "attive" che siano un'opportunita' per conoscere posti nuovi e nuove attivita'.
8. Suggerire sport facilmente praticabili in tutte le stagioni (in spiaggia o in palestra, per esempio) come il tennis, il calcetto, la pallavolo e la pallacanestro.
9. Regalare la bicicletta per la promozione puo' essere un'ottima idea.
10. Soprattutto d'estate, l'idratazione e' molto importante: spesso e' opportuno incentivare i ragazzi a bere acqua, dato che puo' capitare che, presi da giochi e impegni, si "dimentichino" di farlo.
Notiziario Minori,13 maggio 2011
EUROBAROMETRO: GIOVANI NON LASCIANO 
ITALIA PER LAVORARE ULTIMI IN EUROPA PER 
VOLONTARIATO, E MOLTI VANNO A VOTARE
Solo il 38% dei giovani italiani e' disposto a recarsi altrove, a spostarsi in un altro paese europeo, per lavorare. È quanto emerge dall'ultima indagine condotta da Eurobarometro, il servizio della Commissione europea che misura ed analizza le tendenze dell'opinione pubblica negli stati membri. L'indagine e' ovviamente condotta su tutti i giovani europei, oltre la meta' dei quali (il 53%) e' pronta a lasciare il proprio paese natale. Nel particolare, il 24% e' disponibile per un periodo limitato, il 14% a lungo.
Tornando all'Italia, un altro passaggio dell'indagine riguarda quei giovani che hanno ricevuto prestiti o borse di studio nazionali o regionali per finanziare il loro periodo all'estero.
Nel caso dell'Italia, quelli che si sono avvalsi di questo strumento sono il 14%. Ma i giovani italiani sono in linea con quelli del resto d'Europa per quello che riguarda l'iscrizione ad una qualsiasi organizzazione, che sia una associazione sportiva, a un club giovanile o a una organizzazione culturale. In Europa, infatti, si parla di una media del 46%, nel particolare dell'Italia la percentuale sale al 48%. Appena sotto la media, invece, il dato relativo alla porzione di giovani "che hanno trascorso un periodo all'estero per ricevere una formazione o un'istruzione". In Europa si arriva al 14%, in Italia non si va oltre il 12%. Ma i giovani italiani sono gli ultimi in Europa in quanto a volontariato. Se circa un quarto di quelli del Vecchio Continente, il 24%, ha affermato di aver partecipato a una attivita' organizzata di volontariato nei 12 mesi precedenti l'indagine, conferma di averlo fatto appena il 13% degli italiani ovvero il dato piu' basso tra tutti i paesi. Decisamente piu' alto il dato relativo alla partecipazione dei giovani alle elezioni politiche: in media in Europa ha risposto positivamente il 79%, in Italia il dato raggiunge il 71%.
Spiega Androulla Vassiliou, commissaria europea responsabile per l'istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventu': "L'indagine mette in evidenza l'interesse dei giovani a lavorare all'estero. Questa e' una buona notizia per l'Europa! Sfortunatamente pero' questo loro desiderio si scontra con troppi ostacoli. È necessario facilitare lo studio, la formazione e il lavoro dei giovani all'estero e sensibilizzarli in merito ai contributi finanziari disponibili attraverso i programmi dell'Ue, come Erasmus, che possono dar loro un primo assaggio della vita fuori dal proprio paese. Due delle principali sfide cui ci troviamo confrontati oggi sono la disoccupazione giovanile e la bassa crescita economica: una maggiore mobilita' degli studenti e dei lavoratori contribuisce alla soluzione del problema".
Notiziario Minori,13 maggio 2011
ALLATTARE AL SENO PER AVERE BAMBINI SERENI
I RISULTATI DI UNO STUDIO DELLA OXFORD UNIVERSITY
I bambini allattati al seno durante i primi 4 mesi della loro vita piu' difficilmente evidenziano anomalie comportamentali, almeno fino ai 5 anni, rispetto ai bambini nutriti sin dalla nascita con latte formulato. Lo rileva uno studio condotto presso la Oxford University e pubblicato sulla rivista Archives of Disease in Childhood.
Gli autori dello studio hanno analizzato i dati relativi a circa 9500 mamme e loro bambini; le famiglie hanno compilato dei questionari per valutare il profilo comportamentale dei bambini.
Gli studiosi hanno sottolineato come i problemi comportamentali sono piu' frequenti fra quei bambini che sono stati nutriti con latte formulato, piuttosto che fra quelli allattati al seno.
Spiegare quest'evidenza non e' facile: secondo i ricercatori i bambini allattati al seno dispongono di una maggiore quantita' di Pufa (acidi grassi polinsaturi a lunga catena), fattori di crescita e ormoni che ne permettono uno sviluppo cerebrale e nervoso ottimale e poi, forse, l'allattamento al seno crea un rapporto talmente speciale fra madre e figlio che si ripercuote positivamente anche sul comportamento del bambino.
Notiziario Minori,13 maggio 2011
LA VOCE DEI RAGAZZI 'CONTA' IN FAMIGLIA, 
MENO A SCUOLA STUDIO DEL CENTRO 
NAZIONALE: "FARSI LARGO TRA GLI ADULTI"
I ragazzi "contano" in famiglia e tra gli amici, meno a scuola e nelle attivita' sportive: e' questa la percezione degli adolescenti italiani sui propri spazi di autonomia e decisione, che emerge dal volume "Costruire senso, negoziare spazi. Ragazze e ragazzi nella vita quotidiana" (Quaderno numero 50 del Centro nazionale), curato da Valerio Belotti. Il volume e' stato presentato a Firenze nel convegno "Farsi largo tra gli adulti, il punto di vista dei ragazzi", organizzato all'Istituto Innocenti. La ricerca coordinata da Belotti ha voluto mettere in risalto, come spiegato nell'introduzione, "il punto di vista delle ragazze e dei ragazzi sulla formazione delle decisioni che si prendono nei diversi ambienti della loro vita quotidiana (famiglia, gruppo dei pari, classe scolastica, associazionismo, pratica sportiva) e sulla natura e il rispetto dei loro diritti di cittadini".
Il campione e' composto da circa 21 mila tra ragazzi e ragazze di 11, 13 e 15 anni. "La particolarita' di questa ricerca- spiega Belotti- e' che rappresenta una delle pochissime occasioni in cui si interpellano direttamente i ragazzi sulla loro quotidianita'".
È stato loro chiesto quanto prendono parte ai processi decisionali che li riguardano a casa, a scuola, tra amici, quali i loro spazi di autonomia. "È emerso che in famiglia, sulle decisioni che li riguardano direttamente, i ragazzi hanno la percezione che la loro voce conti- spiega il curatore della ricerca- Quindi c'e' una valutazione positiva: la famiglia e' descritta come pacificata, senza conflitti". E questo vale indistintamente per maschi e femmine, contraddicendo le previsioni iniziali: "Ci aspettavamo di incontrare differenze di genere, ma cosi' non e' stato. Probabilmente questo puo' essere spiegato con il fatto che i maggiori motivi scatenanti dei conflitti familiari, come ad esempio le uscite serali, sono prematuri per questa fascia di eta' e interverranno piu' avanti".
Una valutazione positiva viene data dai ragazzi anche in merito agli spazi di azione e negoziazione all'interno della rete di amici e delle associazioni di cui fanno parte.
Meno margine di autonomia e' percepito invece a scuola e nello sport. La prima viene vissuta come un "obbligo forzato", senza sufficienti spazi di confronto e di partecipazione. "Questo solleva interrogativi su come colmare questa lacuna e rendere la scuola un luogo in cui gli studenti possano diventare soggetti attivi" rilancia Belotti. La stessa percezione critica riguarda anche lo sport: "I ragazzi vanno volentieri a fare attivita', si divertono, esprimono la propria corporeita', ma lamentano la poca negoziazione sulla gestione degli allenamenti, delle vittorie, delle sconfitte, degli errori, della squadra".
Notiziario Minori,13 maggio 2011
SE MAMMA E PAPÀ FUMANO SALGONO I LIVELLI  DI 
NICOTINA I RISULTATI DI UNO STUDIO SPAGNOLO
Dormire in camera con genitori fumatori non e' consigliabile. Ne qualcosa i bambini che mostrano livelli di nicotina nel sangue tre volte superiori rispetto a quelli che dormono in un'altra stanza. È il cosiddetto 'fumo di terza mano', uno step successivo al fumo passivo, quello cioe' che rimane sugli abiti o sulla pelle dei genitori e che viene cosi' trasmesso ai neonati.
Questi i dati emersi in uno studio condotto da un gruppo di ricercatori catalani pubblicato sulla rivista Bmc Public Health, i cui risultati sono in corso di analisi. Il team, guidato dal professor Ortega, ha voluto sondare il Bibe, Breve intervento sui neonati, un protocollo studiato per i genitori fumatori al fine di ridurre i danni ai neonati prodotti dal fumo passivo. Danni che nei piccoli possono causare asma, crescita rallentata dei polmoni, problemi respiratori e in certi casi persino la morte.
Per questo sono stati presi in esame un gruppo di controllo e un gruppo sperimentale composto da padri e madri di bambini fino ai 18 mesi di eta', con almeno un genitore fumatore. Ai genitori e' stata fatta un'intervista, mentre a circa 250 neonati e' stato prelevato un campione di capello all'inizio dello studio e successivamente dopo 3 e dopo 6 mesi per determinare il livello di nicotina nei piccoli.
Dal confronto tra le analisi del capello e le dichiarazioni rilasciate dai genitori e' emersa una larga corrispondenza. Il 73% degli adulti affermava di fumare in casa e l'83% delle analisi del capello dei neonati mostravano alti livelli di nicotina. Durante lo studio, al gruppo sperimentale viene proposto un breve percorso educativo per i genitori che consiste in una serie di consigli mirati che insegnano loro come evitare situazioni di fumo passivo per i bimbi e i danni ad esso correlati. La presenza di nicotina nei capelli ha permesso di capire che, anche comportamenti apparentemente protettivi nei confronti del bambino, come fumare alla finestra o cambiare aria alle stanze, non serviva ad eliminare le sostanze nocive.
Secondo gli esperti, infatti, l'unica alternativa possibile e' quella di fumare fuori casa. Gli stessi stanno lavorando all'individuazione dei fattori che maggiormente influiscono sul bambino esposto al fumo passivo per fornire uno strumento in piu' ai pediatri.
Notiziario Minori,13 maggio 2011