venerdì 22 ottobre 2010

ALLARME IN AUTO: 6 SU 10 VIAGGIANO SENZA SICUREZZA
CAMPAGNA 'BIMBISICURAMENTE': SEGGIOLINO DIMENTICATO. MALE NAPOLI

In Italia, oltre 6 bambini su 10 viaggiano in auto senza alcun sistema di sicurezza. E' quanto emerge grazie a BimbiSicuramente, la campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza dei bambini in auto promossa da Fiat e Acif (Associazione concessionari Fiat), con il patrocinio del ministero della Gioventu', giunta al suo terzo anno, che ha condotto un'indagine esplorativa sul territorio nazionale sull'uso del seggiolino in automobile. I dati sono allarmanti.
Attraverso centinaia di rilevazioni, viene fuori una situazione davvero inammissibile. Il 62,6% dei bambini viaggia in auto senza alcun sistema di sicurezza. Questo significa che solo il 37,4% dei genitori protegge i propri bambini mediante l'uso degli appositi seggiolini, i restanti non hanno a bordo il seggiolino o usa erroneamente la cintura di sicurezza dell'auto anche per i bambini sotto i 150 cm di altezza.Inoltre, e' stato osservato che il 32% circa dei conducenti non indossa la cintura di sicurezza. E circa il 50% dei conducenti che indossa la cintura non pensa alla sicurezza dei bimbi. Un dato che la dice lunga sulla consapevolezza che le famiglie hanno dei rischi a cui espongo i loro bambini durante il trasporto in auto. I dati sono stati rilevati in citta' 7 citta' campione (Bologna, Mestre, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Torino, per un totale di oltre 600 osservazioni) dagli osservatori di BimbiSicuramente che si sono posizionati davanti a scuole primarie e dell'infanzia per monitorare il comportamento dei genitori nei confronti dei figli trasportati in auto. Napoli in testa a questa classifica negativa, facendo registrare un 82,8% di bambini a rischio. I dati raccolti sono comunque incoraggianti, visto che il risultato e' migliore rispetto alla stessa rilevazione fatta nel 2009 (le citta' coinvolte erano 4), e questo, spiegano i responsabili della campagna, "grazie anche a BimbiSicuramente, che attraverso la campagna stampa ed il coinvolgimento fondamentale dei media, cerca di far parlare di questa tematica, in modo consapevole e responsabile". Allarmanti, o meglio disarmanti, le risposte raccolte dai "trasgressori" sul perche' non allacciano in propri figli agli appositi seggiolini: "Sono solo pochi minuti di viaggio"; "Non ho ancora acquistato il seggiolino"; "Ci vuole molto tempo per mettere il bambino nel seggiolino e non lo sopporta"; "Uso la cintura dell'auto perche' e' piu' comoda"; "In auto preferisco portare mio figlio in braccio". Tutte queste risposta fanno comprendere quanto ancora ci sia da lavorare in termini di sensibilizzazione e coinvolgimento delle famiglie stesse sul corretto utilizzo dell'automobile. Dati allarmanti che confermano le statistiche nazionali, secondo le quali gli incidenti stradali sono la prima causa di morte per i bambini dai 5 ai 14 anni. Gli ultimi dati (Aci-Istat 2009) dimostrano che la situazione e' drammatica: oltre 10.000 bambini all'anno sono coinvolti in incidenti stradali, praticamente 30 al giorno, e ogni tre giorni muore un bambino in auto.
Notiziario Minori 22 ottobre 2010
VIVERE IN COMUNITA': LA PAROLA AI RAGAZZI
A PADOVA I RISULTATI DEL PROGETTO CHE HA COINVOLTO 150 GIOVANI

Smettere di parlare dei ragazzi, facendo parlare loro per se' stessi: questo l'obiettivo del progetto "Vivere in comunita'" che ha favorito, nell'ultimo anno, il confronto tra 150 giovani temporaneamente ospitati in 41 comunita' venete, consentendo loro di prendere la parola e diventare protagonisti. Il risultato e' una pubblicazione, presentata questa mattina a Padova, nella quale sono raccolti i primi esiti di un lavoro pilota di riflessione che ha visto un team di facilitatori lavorare al fianco dei ragazzi, tutti di eta' compresa tra gli 11 e i 18 anni.
L'iniziativa, durata un anno, si proponeva di incentivare la narrazione di alcune esperienze, il racconto di aneddoti, emozioni, paure dei ragazzi e delle ragazze, dando loro, in generale, la possibilita' di esprimere il loro punto di vista sulle accoglienze e sulla loro esperienza di adolescenti. La prima fase del progetto si e' svolta nelle singole comunita' coinvolte: al racconto si e' affiancato un "gioco post-it", attraverso il quale i partecipanti hanno scritto o disegnato su un biglietto alcune parole chiave connesse alla propria esperienza. La fase 2 ha coinvolto due "portavoce" di ogni comunita' che hanno rappresentato i coetanei in eventi interprovinciali. Infine, il progetto e' culminato con la giornata del 23 gennaio scorso, nella prestigiosa sede del Palazzo del Bo all'Universita' di Padova.
"Con questo progetto - spiega il pubblico tutore dei minori del Veneto, Lucio Strumendo - abbiamo voluto interpellare direttamente i giovani per avviare una riflessione su come costruire processi reali, e non solo retorici, di partecipazione.
Ci interessava, in particolare, capire le opinioni dei ragazzi anche sul contesto in cui vivono". Soddisfatto anche Valerio Belotti, coordinatore del progetto e docente di Sociologia all'Universita' di Padova: "Si e' raccolto via via nei diversi incontri un interesse e un entusiasmo inaspettati da parte dei giovani. Questo soprattutto perche' si sono sentiti partecipanti costruttivi di un progetto universitario e della regione".
Ora che il progetto pilota e' arrivato alla fine, i promotori insistono sulla necessita' che gli venga data continuita', ma su questo aspetto non sono poche le preoccupazioni. Come spiega Belotti, "nonostante le rassicurazioni pubbliche delle autorita' regionali, il cambiamento di legislatura non ha permesso di dare continuita' a questa azione e attualmente si stanno cercando risorse anche in altre direzioni per proseguire il cammino intrapreso e onorare gli impegni presi con i partecipanti". E Strumendo conclude: "Ovviamente le difficolta' economiche di questo periodo rendono difficile continuare a promuovere iniziative di questo tipo". Il progetto e' stato realizzato dall'Ufficio del Pubblico Tutore dei minori, dalla direzione regionale Servizi Sociali, dall'Osservatorio regionale per le Nuove generazioni e la famiglia e dai coordinamenti degli enti gestori di comunita' della regione (Cnca, Cncm, Papa Giovanni XXIII).
Notiziario Minori 22 ottobre 2010
L'ALLERGIA NASCE IN CAMERA DA LETTO?
STUDIO SVEDESE PUBBLICATO SU 'PLOS ONE'

Alcuni composti chimici presenti nelle pareti o nei mobili delle camere da letto potrebbero favorire asma e riniti allergiche nei bambini. A rivelarlo e' una ricerca pubblicata sulla rivista medica 'PLoS One', secondo cui queste sostanze accrescerebbero il rischio di disturbi allergici nei piccoli fino al 180%.
Le sostanze chimiche sotto accusa sono i cosiddetti PEG (acronimo di polietilenglicoli), che includono il glicole polietilenico e il glicole etilenico. Si tratta di composti chimici usati come solventi nelle vernici e presenti anche in alcuni detergenti per la casa. "Lo studio ha dimostrato per la prima volta che la concentrazione di PEG nell'aria della camera da letto era legata a un incremento del rischio di asma, rinite ed eczema nei bambini", spiega l'autore dello studio Carl-Gustaf Bornehag della Karlstad University, in Svezia.
Nella ricerca, 198 bambini in eta' prescolare affetti da asma allergico o altre forme di allergia sono stati messi a confronto con 202 bambini perfettamente sani. I ricercatori hanno prelevato dei campioni di aria dalle camere da letto dei piccoli, analizzando l'eventuale presenza e la concentrazione di 8 diversi composti volatili, tra cui i PEG.
" L'incremento del rischio (di allergie) variava tra il 50 e il 180% - sostiene Bornehag. - E' risultato inoltre che una concentrazione piu' elevata di PEG nell'ambiente interno era associata alla presenza di anticorpi IgE contro gli allergeni del gatto, del cane e della polvere nei bambini". Questi composti nell'aria, quindi, potrebbero favorire diverse forme di reazione allergica nei bambini, non esclusivamente nei confronti di queste sostanze.
Il consiglio dei ricercatori e' quello di prestare attenzione ai detergenti che si usano nelle camere da letto, nonche' al tipo di vernice usato nell'imbiancatura: "Le nostre analisi -spiegano - hanno rivelato che l'uso di vernici idrosolubili nelle abitazioni, cosi' come i detergenti, e' associato a una concentrazione piu' elevata di PEG nell'aria."
Notiziario Minori 22 ottobre 2010
CITTÀ SENZA SPAZI, E I BAMBINI STANNO DAVANTI ALLA TV
SIP: "L'80% NON GIOCA PIÙ FUORI DI CASA"

Le citta' sono sempre meno a misura di bambino. Ne e' convinta la Sip, la Societa' italiana pediatri, in questi giorni in congresso nazionale a Roma (fino a sabato).
Secondo la Sip, infatti, "l'80% non gioca piu' fuori, scompare il tempo libero".
"Le citta' italiane- emerge ancora dal congresso- e specialmente le buone citta', fanno molto per i bambini: dedicano all'infanzia notevoli risorse economiche e umane, ma non rispondono alle esigenze delle bambine e dei bambini. La citta' prepara per i bambini spazi separati e specializzati come giardinetti, ludoteche, parchi tematici e tutte le proposte educative. Sempre spazi protetti e vigilati da adulti. La scuola occupa buona parte del tempo quotidiano con le ore di classe e con i compiti per casa. La famiglia impegna il tempo rimanente 'regalando' ai figli le scuole pomeridiane di sport, di lingua o di attivita' creative (ma sempre scuole). Il tempo che rimane viene trascorso davanti ad uno schermo". In altre parole nelle nostre citta' sta scomparendo il tempo libero e il gioco spontaneo, i bambini non si vedono piu' per strada. L'80% di essi non gioca piu' all'aria aperta. Ecco perche' occorre ripensare la politica delle citta', restituire ai bambini l.uso della citta' come spazio pubblico".
Notiziario Minori 22 ottobre 2010
INTERNET: IL 12% DEI RAGAZZI NE RESTA TURBATO
RICERCA "EU KIDS ONLINE". IL WEB PUÒ NASCONDERE INSIDIE

Il 12% dei ragazzi italiani dai 9 ai 16 anni dichiara di essere rimasto turbato o infastidito da qualcosa visto in internet, ma in due casi su tre i genitori non lo sanno. È quanto emerge dalla ricerca "Eu kids online", promossa dalla London school of economics di Londra, che ha coinvolto 23.000 ragazzi in 25 Paesi europei e consultabile da oggi su www.eukidsonline.net. Per l'Italia, lo studio e' stato condotto dall'Osservatorio sulla comunicazione dell'Universita' Cattolica di Milano.
Il web puo' nascondere insidie. Il 29% dei ragazzi europei intervistati, dichiara di essere entrato in contatto con persone sconosciute, ma in Italia sono un po' meno: e' capitato all'11% di chi usa social network, al 17% di chi gioca on line, al 6% di chi usa mail. C'e' chi poi si spinge anche ad incontrare lo sconosciuto: e' capitato all'8% dei ragazzi europei e al 3% degli italiani. Anche di questo spesso i genitori sono all'oscuro: ben il 61% non sa nulla.
Sonia Livingstone, fra le autrici del rapporto, e docente di Media e comunicazione alla London school of economics, commenta: "I ragazzi comincino a usare internet sempre prima e lo usino sempre piu' spesso. Internet e' ormai parte integrante della vita dei giovani in tutti i paesi europei, e i ragazzi svolgono molte attivita' online, spesso vantaggiose come l'uso di internet per i compiti, per guardare video e comunicare con gli amici nei servizi di messaggistica istantanea. È importante bilanciare i rischi con le numerose opportunita' della rete".
Un capitolo della ricerca e' dedicato ai contenuti pericolosi delle pagine web: un ragazzo italiano su 10 ha visto pagine che incitano alla violenza (12% in Europa), mentre il 7,5% e' finito su siti che inneggiano all'anoressia, il 6% al consumo di stupefacenti e il 2,5% al suicidio. Nella rete i ragazzi si imbattono anche in immagini pornografiche: e' successo al 7% degli italiani (14% tra gli europei) e un terzo ha riferito di esserne rimasto infastidito. Circa la meta' di loro ne ha parlato con un amico e il 18% con i genitori. Il bullismo on line non e' ancora diffuso. Solo il 2% degli italiani (il 5% in Europa) dice di aver ricevuto messaggi offensivi e il 3% ammette invece di averne inviati.
Notiziario Minori 22 ottobre 2010
NEI GIOVANI AUMENTANO MALATTIE RESPIRATORIE E ASMA
PNEUMOLOGI: "TRA LE CAUSE, INQUINAMENTO E FUMO"

Malattie respiratorie e soprattutto asma in aumento nei giovani. Secondo gli esperti riuniti a Milano per il XI Congresso nazionale della Societa' italiana di pneumologia, la causa sarebbe da ricercare nei cambiamenti ambientali, nell'inquinamento cittadino, nella cattiva alimentazione e nel fumo di sigaretta, attivo e passivo L'asma e' una patologia infiammatoria cronica delle vie aeree caratterizzata da sintomi respiratori ricorrenti quali respiro sibilante, costrizione del torace e tosse. I sintomi variano nel tempo e differiscono da un individuo all'altro in frequenza di comparsa e gravita'. Nei casi estremi le vie aeree raggiungono un tale livello di infiammazione e ostruzione da rendere molto difficile il respiro, con ovvie limitazioni fisiche e pericolo per la salute.
L'asma colpisce in Italia circa tre milioni di persone ed e' responsabile di piu' di mille decessi all'anno. Molto preoccupante risulta l'aumento di prevalenza di questa malattia tra i bambini, che si attesta intorno al 10% contro il 5,3% nella popolazione adulta.
Notiziario Minori 22 ottobre 2010
DUE FIGLI SU DIECI "VIDEOGIOCANO" CON I GENITORI
IL 56,5% DEI RAGAZZI USA GIOCHI DEDICATI AI PIÙ GRANDI

In Italia si videogioca in 7 famiglie su 10 e quasi 2 ragazzi su 10 usano i videogames insieme ai genitori, soprattutto le femmine. E' quanto emerge dall'indagine Aesvi (Associazione editori software videoludico italiana) realizzata in collaborazione con l'Ispo e presentata a Roma insieme ad una ricerca condotta dall'Adiconsum e dalla Sapienza.
Secondo i dati citati, il 20% dei genitori (40% se questi hanno 25-34 anni) gioca con i figli.
I ragazzini preferiscono i videogiochi di sport, mentre l'avventura e' femmina. Le ragazze si stufano prima, i maschietti si fanno prendere di piu' la mano. La media di gioco e' un'ora al giorno. Anche se il 7% dei ragazzi supera le due ore. I genitori piu' apprensivi temono soprattutto l'impatto fisico e emotivo dei videogiochi. Ma l'81% pensa che aiutino i figli a migliorare le loro competenze tecnologiche. Dalle ricerche risulta che il 56,5% dei ragazzini ha giocato con prodotti dedicati ai piu' grandi.
Forse anche perche' meno del 30% dei genitori conosce la classificazione Pegi che specifica i prodotti per eta'.
"Dobbiamo lavorare, infatti- spiega Gaetano Ruvolo, presidenti Aesvi- per diffondere la conoscenza del Pegi. Grazie anche all'Adiconsum daremo vita ad una campagna nelle scuole che punta anche a formare i docenti. Abbiamo anche fatto un protocollo con il ministero dell'istruzione per l'utilizzo dei videogiochi a scuola per la didattica". Nella campagna informativa saranno coinvolti mille ragazzi tra novembre e aprile. Ci sara' anche un concorso per produrre un videomessaggio sul Pegi.
Notiziario Minori 22 ottobre 2010
I BAMBINI CREDONO AGLI ADULTI: È NATURALE...
RICERCA USA SCOPRE CHE I PIU' PICCOLI ACCETTANO QUALSIASI BUGIA

L'ingenuita' dei bambini? Una condizione connaturata all'eta'. Molti genitori probabilmente sono consapevoli che i loro figli credono a tutto e ne approfittano. Secondo quanto emerso da uno studio, i bambini in eta' prescolare hanno infatti una fiducia totale nei confronti degli adulti e tendono a credere alle loro parole anche quando queste ultime entrano in conflitto con cio' che osservano con i propri occhi. A dimostrare la veridicita' dell'ipotesi e' una ricerca dell'Universita' della Virginia, negli Stati Uniti, pubblicata sulla rivista 'Psychological Science'. I ricercatori hanno sottoposto un gruppo di bambini a un curioso esperimento, mostrando loro due tazze, una gialla e una rossa. Gli psicologi hanno poi nascosto un adesivo sotto una delle tazze, chiedendo ai bambini di indicare la tazza giusta e offrendo come premio proprio l'adesivo.
Un gruppo di bambini vedeva un adulto nascondere una freccia sotto la tazza gialla senza dire nulla, mentre ad altri bambini veniva detto che la tazza giusta era quella gialla. In entrambi i casi, la tazza da scegliere era quella rossa, ma mentre nel primo caso tutti i bambini indicavano correttamente quella rossa, nel secondo caso le parole dell'adulto influenzavano la maggior parte dei bambini, costringendoli all'errore. Su 16 bambini, 9 non hanno mai risposto correttamente quando l'adulto interveniva parlandogli.
Cio' dimostra in maniera evidente che i piu' piccoli tendono a credere piu' alle parole dell'adulto che a cio' che vedono.
L'autore dello studio, Vikram Jaswal, spiega: "I bambini hanno sviluppato una specifica inclinazione a credere a cio' che gli viene detto. E' una sorta di scorciatoia per trattenerli dal valutare cio' che la gente dice. Cio' puo' essere utile perche' nella maggior parte dei casi i genitori o chi si prende cura di loro dicono al bambino cose a cui deve effettivamente credere".
Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva e direttore dell'Istituto di Ortofonologia di Roma, plaude all'esperimento definendolo "importante", perche' "fa capire quanto i messaggi degli adulti possano influenzare i bambini". "I bambini- spiega- seguono l'adulto e piu' che credere a cio' che dicono, danno fiducia a quello che dicono per il timore di contraddirli".
Notiziario Minori 22 ottobre 2010