sabato 30 ottobre 2010

BIMBI NORMOPESO?
PIU' FRUTTA E VERDURA IN GRAVIDANZA
I RISULTATI DI UNO STUDIO NEOZELANDESE

Gli alimenti a base vegetale fanno bene in tutte le fasi della vita, e possono migliorarla ancor prima che questa sia nata. Un recente studio, condotto in Nuova Zelanda da un gruppo di ricercatori dell'Universita' di Auckland, ha infatti messo in luce un'altra virtu' di frutta e verdura (quest'ultima, se a foglia verde) ovvero la capacita', se consumate dalla futura mamma nel periodo che precede il concepimento, di prevenire il rischio di basso peso alla nascita.
Per i "nati piccoli per eta' gestazionale", cioe' i neonati il cui peso non raggiunge il decimo centile, la condizione e' solitamente causata da un ritardo di crescita intrauterino (IUGR), che puo' condurre a difficolta' d'alimentazione e di crescita di recupero, tanto piu' gravi quanto piu' precoce lo IUGR nel corso della gestazione.
L'equipe neozelandese, coordinata da Lesley McCowan, ha valutato i fattori di rischio e di protezione verso tale "piccolezza", comparando gli stili di vita pre-concezionali di un gruppo di mamme, fra cui 376 avevano dato alla luce bebe' troppo piccoli.
Dal confronto fra queste mamme e quelle che avevano partorito bimbi normopeso, e' emerso che l'abitudine ad uno scarso consumo di frutta (meno di una volta a settimana) nel periodo preconcezionale accresceva del doppio il rischio di nascite con basso peso per eta' gestazionale. Al contrario, per le consumatrici quotidiane di almeno tre porzioni di frutta o vegetali a foglia verde il rischio era ridotto del 50%.
Notiziario Minori Roma 30 ottobre 2010
ALUNNI STRANIERI:
RAGAZZE HANNO PIÙ SUCCESSO DEI MASCHI
RICERCA DELL'ISMU ALLE SCUOLE SECONDARIE.

Che le donne siano piu' brave nel lavoro e tra i banchi gia' si sa. E ora arriva un'ulteriore conferma dalle scuole lombarde, dove tra gli alunni stranieri le ragazze hanno piu' successo dei loro colleghi maschi. Alle scuole secondarie di II grado, infatti, il 71,2% delle studentesse viene promossa, i maschi si fermano al 60,6%.
Una ragazza su cinque, pero', avrebbe voluto iscriversi ad un'altra scuola, ma non l'ha fatto perche' non si sentiva all'altezza e per timore di incontrare problemi di lingua. È quanto emerge dalla ricerca "Alunni stranieri nella realta' lombarda" condotta da Ismu, Comitato Equilatero e Fondazione Cariplo, che viene presentata lunedi' 25 ottobre alle ore 15 in piazza Belgioioso 1 a Milano. "Alle superiori gli anni piu' difficili sono i primi - sottolinea Giorgia Papavero, ricercatrice dell'Ismu-, solo poco meno della meta' degli scrutinati maschi e 64 alunne su 100 vengono ammessi all'anno successivo". I dati sono riferiti all'anno scolastico 2007/2008. "Sono quelli piu' recenti forniti dal Ministero dell'Istruzione e da noi rielaborati", spiega Giorgia Papavero.
Gli stranieri che sedevano tra i banchi (dalla scuola di infanzia fino alle superiori) allora erano 137.485, di cui il 47% femmine.
Le piu' brave sono nei licei con un tasso di promozione del 79,7%, che scende al 71,6% negli istituti tecnici e al 67,1% nelle scuole professionali. Stesso trend per i ragazzi, ma con percentuali piu' basse: ai licei scientifici 77,1%, agli istituti tecnici 65,1% e alle scuole professionali 62,6%.
Molti studenti stranieri hanno navigato a vista nella scelta della scuola superiore. Il 40% di loro infatti ha ricevuto pochi o nessun aiuto da parte dei genitori o degli insegnanti. Quando cio' e' avvenuto, gli insegnanti hanno suggerito per oltre due terzi dei casi un istituto professionale o tecnico. Alle ragazze viene consigliato il liceo (29%) piu' spesso che ai maschi (16%).
Alle scuole medie la situazione e' migliore, ci sono piu' promossi (circa il 90%), ma comunque le ragazzine battono i maschietti. Nei tre anni di scuola secondaria di primo grado, le alunne promosse non scendono mai sotto il 93%, i maschi si aggirano invece intorno all'88%.
Notiziario Minori Roma 30 ottobre 2010
VIDEOGAMES, I RAGAZZI S'IDENTIFICANO NEI PERSONAGGI
RICERCA: LI VOGLIONO SEMPRE PIÙ "DA ADULTI".

 Passano circa un`ora al giorno in compagnia del videogioco che "troppo spesso" ha contenuti violenti. E sognano di diventare come il loro personaggio virtuale. E` quanto emerge da una ricerca realizzata da Adiconsum in collaborazione con l'Universita' `La Sapienza` e Save the Children, cofinanziato dalla Commissione Europea. Il questionario e' stato proposto a un migliaio di ragazzi, equamente divisi tra maschi e femmine, con un`eta' media tra i dieci e i dodici anni dal Nord al Sud del Paese. Dai risultati ottenuti emerge un profilo diverso dallo stereotipo del ragazzino solo davanti a uno schermo completamente estraniata dal mondo circostante. Si gioca in compagnia degli amici e se ne parla poi a scuola o con i membri del proprio gruppetto. Nella maggior parte dei casi, infatti, i ragazzi si fermano davanti al Pc o alla console per un'ora al giorno, solo un terzo dalle due alle quattro ore, ma tutti preferiscono i giochi di avventura o d`azione. A preoccupare sono pero' i contenuti troppo spesso violenti. La maggior parte dei ragazzi, circa il 42%, dichiara di ammirare i personaggi dei loro videogames, per il coraggio, la forza, per le abilita'. Inoltre il 46,70% confessa di voler essere come loro. Mentre solo il 26,40% ammette di usare frasi o gesti dei propri personaggi preferiti. Analizzando i contenuti presenti nei videogiochi piu' utilizzati dai preadolescenti e' emerso un quadro particolare: la maggior parte di loro utilizza videogiochi con contenuti "troppo spesso violenti" e quindi non adatti alla loro eta'. Questo aspetto puo' non essere preoccupante se si gioca insieme a un adulto. Diverso e', si legge nella ricerca, se i ragazzi fruiscono autonomamente di contenuti non adeguati alla loro eta'.
Entra in gioco quindi l'importanza del monitoraggio dei genitori.
Papa' e mamma nella maggior parte dei casi, circa il 62%, da' dei limiti di tempo per giocare e alcuni genitori (27,1%) guidano il figlio nell`acquisto del videogioco. Per quanto riguarda l`utilizzo delle diverse piattaforme, dai dati emerge che il 46% gioca con i videogiochi del PC, mentre il 27,4% usa la play-station e X-box. Solo l'11,2% gioca con il game-boy e la PSP. Alla console e alla televisione i ragazzini di oggi preferiscono pero' l`attivita' fisica. Oltre il 54% trascorrono il proprio tempo libero, dedicandosi allo sport, poco piu' del 13% ai videogame e nell`11% dei casi davanti al piccolo schermo.
Notiziario Minori Roma 30 ottobre 2010
FIGLI E MEDIA:
PER 72% GENITORI UN RAPPORTO DIFFICILE
CELLULARI E INTERNET CONSIDERATI UN SUPPORTO,
MA NON NE CAPISCONO

Il 72% dei genitori italiani fatica a gestire la relazione dei figli con i media anche se ormai cellulari e internet vengono considerati dalla maggioranza un valido supporto per tenersi in contatto e facilitare l'apprendimento dei bambini.
È quanto emerge dalla ricerca commissionata da Terres des hommes e presentata a Milano in occasione del "Child guardian award". La ricerca sottolinea che solo una minoranza di genitori (il 18%, gli "esperti") conosce le nuove tecnologie ed e' disposto a svolgere fino infondo il proprio ruolo educativo, attraverso regole chiare e semplici, con il dialogo e con la capacita' di affiancarsi ai propri figli. All'interno del restante 72% di genitori "non esperti" e' possibile riconoscere diverse tipologie di mamme e papa' alle prese con la tecnologia. Ci sono gli "ansiosi" (35%), coscienti di essere impreparati di fronte alla continua evoluzione tecnologica e che si rifugiano in divieti che pero', spesso, non riescono a motivare ne' a imporre. Poi ci sono i "compiaciuti" (26%) che si dimostrano orgogliosi del fatto che i figli sappiano utilizzare bene i nuovi media e considerano l'esposizione massiccia agli stimoli dei diversi apparecchi elettronici semplicemente come segno di intelligenza e autonomia. E non appare intenzionato a mettere freni alla dieta mediatica dei figli. Chiudono la classifica i "permissivi" (21%) che lasciano ai media il compito di balia.
Per quanto riguarda l'utilizzo dei nuovi media, i bambini sono sempre piu' precoci. Il 40% inizia a navigare su internet prima dei 10 anni e l'utilizzo dei social network (Facebook in testa) e' sempre piu' precoce: il 16% si e' iscritto addirittura prima dei 10 anni (l'eta' minima per farlo e' 13 anni). Sempre importante l'utilizzo del cellulare: il 78% ne ha uno di proprieta' e, fino ai 10 anni, spende fino a 5 euro al mese.
La relazione con i media pero' dipende dall'eta'. I bambini della fascia 8-10 anni prediligono mezzi "individuali" come videogiochi e la tv (il 72% dei figli tende a decidere in autonomia cosa guardare) mentre nella fascia 11-13 anni amano i mezzi che favoriscono la socializzazione. Come cellulari e social network.
La terza edizione del "Child guardian award" ha premiato le campagne tv di Banca Intesa - San Paolo e Moby, le campagne stampa e di affissione Nikon e Lufthansa e quelle di Dove, Mellin- Milupa e Nestle' nella categoria "web/altri mezzi". Sono state premiate per aver saputo offrire l'immagine piu' corretta dei bambini, coniugando il rispetto dei diritti dell'infanzia con un linguaggio comunicativo efficace.
Notiziario Minori Roma 30 ottobre 2010