lunedì 16 novembre 2015


IN NOME DI COSA?
Venerdì sera ci sono stati diversi attentati a Parigi in cui sono rimaste uccise almeno 132 persone: altre 352 persone sono rimaste ferite di cui 99 gravi, ha detto la procura di Parigi. Alcuni attacchi sono stati compiuti nei pressi di bar e ristoranti del X e dell’XI arrondissement, due quartieri della capitale francese. L’attentato più grave è stato compiuto al Bataclan, un locale storico dove si stava tenendo un concerto di una band californiana: qui alcuni uomini hanno preso in ostaggio un centinaio di persone per circa due ore, uccidendone 89.Una rosa e un biglietto con scritto «In nome di cosa?», sul foro lasciato da un proiettile nella vetrina di un ristorante di Parigi. Tanta barbarie - ha sottolineato papa Francesco - ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore dell'uomo ideare e realizzare eventi così orribili, che hanno sconvolto non solo la Francia ma il mondo intero. Dinanzi a tali atti intollerabili, - ha affermato il Pontefice - non si può non condannare l'inqualificabile affronto alla dignità della persona umana. Voglio riaffermare con vigore che la strada della violenza e dell'odio non risolve i problemi dell'umanità e che utilizzare il nome di Dio per giustificare questa strada è una bestemmia.
Con questa riflessione di oggi, tutta la nostra scuola vuole essere vicina al popolo della Francia e a tutti i familiari delle vittime.
 

IL 25% DEGLI STUDENTI HA 'DIPENDENZA'
 DA INTERNET MANIFESTA PROBLEMI
SE NON SI COLLEGA
-"Cinquecento ragazzi di due istituti scolastici calabresi, divisi per sesso, sono stati testati in base alla frequenza di collegamento con i social network, la playstation e i siti web. Il campione ha visto la presenza del 63% di componenti di sesso femminile, con un'età media di 15,9 anni. Il 25% ha manifestato difficoltà se non si collegava giornalmente per un periodo superiore ai 120 minuti, mentre il 75% ha dichiarato di non avere problemi a disconnettersi". Lo rivela una ricerca pubblicata su Clinical Neuropsychiatry (www.clinicalneuropsychiatry.og, fioriti editore) relativa alla possibile dipendenza da internet di un campione di adolescenti, e tra gli autori Mario Campanella, presidente dell'associazione Peter Pan, e Donatella Marazziti, direttore scientifico della Brf.
"Il 4% della popolazione campionata ha dimostrato di avere serie difficoltà in caso di disconnessione, con una propensione di attaccamento che ricorda la sindrome di Hikikomori, la ormai celebre patologia di derivazione giapponese che vede circa 300.000 ragazzi italiani chiudersi totalmente al mondo reale.
La campionatura omogenea per territorio- aggiunge Marazziti- mostra un progressivo aumento del numero dei ragazzi che organizzano la loro vita intorno al mondo virtuale, con problematiche connesse che richiedono un'attenzione seria da parte delle istituzioni".
Notiziario Minori, 16 novembre 2015.

"DISTURBI PERSONALITÀ NON RIGUARDANO
L'INFANZIA". MIGONE: LA COMPONENTE
BIOLOGICA È SOLO UNA CONCAUSA
'I disturbi di personalità veri e propri non emergono con chiarezza nell'infanzia perché il bambino non ha ancora una personalità definita'. A dirlo è Paolo Migone, medico psichiatra e co-direttore della rivista Psicoterapia e Scienze Umane (www.psicoterapiaescienzeumane.it), che intervistato dalla Dire aggiunge: 'Temperamento, carattere e personalità sono tre parole chiave. Il temperamento esiste dalla nascita, è biologico, il carattere è quell'aspetto della personalità che deriva dall'esperienza e la personalità è l'unione del temperamento e del carattere. Quindi il temperamento- chiarisce il medico- è solo una concausa che, insieme alle esperienze, incide moltissimo sull'emergere in età adulta dei disturbi di personalità'.
- COSA SONO I DISTURBI DI PERSONALITÀ? 'Sono le modalità di funzionamento dell'intera persona che si stabilizzano nell'adolescenza e durano per tutta la vita. Si differenziano dalle sindromi cliniche, che invece sono malattie che curate possono andare via. La depressione, ad esempio, non è un disturbo di personalità, perché ci si può ammalare ma poi guarire e tornare alla normalità- spiega Migone- mentre un disturbo di personalità è qualcosa di permanente nella persona, all'interno della quale si possono innescare o instaurare le sindromi cliniche, come la depressione, la schizofrenia, l'attacco di panico o altro'. Il Dsm-III e il Dsm-IV indicavano al clinico cinque 'assi' da considerare simultaneamente (il sistema multiassiale è stato poi eliminato nel Dsm-5). Importanti erano i primi due assi: 'Nel primo trovavamo le sindromi cliniche, ovvero quelle malattie che vanno e vengono (come la depressione, le fobie, gli attacchi di panico o un disturbo d'ansia). Nel secondo asse i disturbi di personalità- continua il co-direttore di Psicoterapia e Scienze Umane- che sono permanenti ma possono essere in parte modificati da una terapia. Possiamo definirli come espressione di 'tratti' o 'dimensioni' della personalità, aspetti della persona che possono essere valutati in un continuum che va dalla patologia alla salute, quindi appartengono a tutti, anche alle persone sane'. Si può parlare di disturbo di personalità 'quando alcuni tratti sono marcati, cioè all'estremo del continuum. Questo è un modo di concettualizzare i disturbi di personalità che possiamo definire 'dimensionale'- chiarisce Migone- cioè basato sullo studio dei tratti della personalità. Invece l'approccio alternativo, chiamato 'categoriale', prevede che vi siano disturbi distinti e separati gli uni dagli altri, non collocati lungo un continuum di dimensioni'.
Lo psichiatra ricorda poi che 'nel Dsm-5 si è tentato di introdurre un modello dimensionale per definire i disturbi di personalità, ma poco prima della sua pubblicazione è stato deciso di eliminarlo perché ritenuto troppo complesso per il clinico'. Il modello dimensionale è stato comunque conservato in una sezione a parte del manuale, ed è stato deciso che il Dsm-5 conservasse, tali e quali, tutti i disturbi di personalità già presenti nel Dsm-IV, con l'aggiunta di un disturbo di personalità dovuto a cause organiche, ad esempio un tumore cerebrale o una epilessia.
- QUANTI SONO I DISTURBI DI PERSONALITÀ? 'Sono dieci e vengono suddivisi in tre gruppi, o clusters. Gruppo A: paranoide, schizoide, schizotipico (disturbi gravi caratterizzati da un certo grado di eccentricità); Gruppo B: antisociale, borderline, istrionico, narcisistico (gli impulsivi); Gruppo C: evitante, dipendente, ossessivo-compulsivo (gli ansiosi)', spiega.
- QUAL È LA PRINCIPALE NOVITÀ DEL DSM-5? 'Ha abbassato le soglie della diagnosi- risponde lo psichiatra- una scelta molto criticata. È stata organizzata anche una campagna internazionale per boicottarlo in tutto il mondo, chiamata 'Boycott DSM-5'.
Abbassare le soglie, quindi, vuol dire che 'oggi è più facile di prima fare diagnosi, e che gran parte della popolazione può essere dichiarata affetta da una malattia mentale. Verranno quindi dati molti più farmaci, alcuni dei quali sono di efficacia dubbia e con effetti collaterali negativi. Il Dsm-5, abbassando le soglie della diagnosi, creerà molti 'falsi positivi': malattie diagnosticate che però non sono vere malattie'.
- COSA VUOL DIRE OGGI AVERE UNA MALATTIA MENTALE? 'È un problema enorme capire cosa vuol dire avere una malattia mentale. Dipende molto dalla cultura di appartenenza. Ad esempio- sintetizza il co-direttore della rivista- una volta l'omosessualità era considerata una malattia e tante persone sono state etichettate come malate quando invece erano sanissime, erano solo omosessuali. Qualcuno ha cercato addirittura di curarle con terapie 'riparative''.
- PERCHÉ LE SOGLIE DIAGNOSTICHE SONO STATE ABBASSATE? 'Sarebbe semplicistico dire che ciò è avvenuto solo per una grossa pressione delle case farmaceutiche- rimarca Migone- perché vi era anche il legittimo desiderio di tanti ricercatori di prevenire le malattie studiando le persone con diagnosi sotto soglia per curarle prima. La prevenzione è il sogno di tutta la medicina'.
- PERCHÉ PROVARE A INTRODURRE L'APPROCCIO DIMENSIONALE? 'L'approccio dimensionale è stato in parte introdotto perché l'approccio categoriale, che caratterizzava il Dsm-III e il Dsm-IV, era ritenuto responsabile della poca attendibilità del manuale- continua Migone- però è un po' servito da cavallo di troia che ha permesso un abbassamento delle soglie di molte diagnosi'. - COS'È IL DISTURBO BIPOLARE? 'Il disturbo bipolare è un disturbo dell'umore, che nel Dsm-5 è stato elencato a parte, separato dai disturbi depressivi. Si tratta di una malattia abbastanza grave, anche se ci sono forme attenuate', afferma il medico. 'Consiste in oscillazioni dell'umore (abbastanza lunghe, non di ore o pochi giorni) tra stati di depressione e stati di euforia. Alcuni ricercatori sostengono che i disturbi bipolari esistono anche nei bambini, ma questa cosa è controversa, e di fatto ha favorito la diffusione dei farmaci nei minori producendo anche danni'.
- A CHE ETÀ EMERGE IL DISTURBO BIPOLARE? 'Il disturbo bipolare inizia non prestissimo, in media attorno ai 20-30 anni. Questo perché la personalità si struttura nell'adolescenza- ricorda il medico- e nel bambino, non essendo del tutto formata, può variare moltissimo (la schizofrenia invece inizia spesso durante la pubertà). Se il disturbo bipolare viene diagnosticato nell'infanzia, si rischia di etichettare come malati bambini semplicemente difficili'. Un generale abbassamento delle soglie diagnostiche è pericoloso: 'Come già Allen Frances aveva amaramente fatto notare, il Dsm-IV, di cui aveva guidato la task force, aveva fatto salire alle stelle i dati epidemiologici di diverse malattie. Il disturbo bipolare nell'infanzia e nell'adolescenza era aumentato di quaranta volte, generando una pericolosa impennata di prescrizioni farmacologiche per bambini anche di appena tre anni, cui a volte vengono prescritti farmaci antipsicotici, ritenuti indicati per certe forme bipolari'.
- COSA DIRE SULLA DICOTOMIA VALIDITÀ/ATTENDIBILITÀ? 'Una diagnosi- scrive Migone in un articolo di presentazione del Dsm-5 uscito sul numero 4 del 2013 di Psicoterapia e Scienze Umane- può essere molto attendibile ma non valida (in altre parole, operatori diversi possono essere d'accordo nel dare la stessa diagnosi al medesimo paziente, indipendentemente gli uni dagli altri, anche se è sbagliata). Dal Dsm-III in poi si è innalzata l'attendibilità, che precedentemente era bassissima, ma ciò non ha modificato la validità delle diagnosi, che restano semplici convenzioni. Come ha ammesso anche lo stesso presidente dell'Associazione mondiale di Psichiatria in un recente convegno, il Dsm-III e il Dsm-IV non sono riusciti a formulare quasi nessuna diagnosi valida, ma solo a innalzare un po' l'attendibilità- conclude Migone- prova ne è, ad esempio, la frequente alta comorbilità, cioè i pazienti possono risultare 'positivi' a più diagnosi simultaneamente, e questo è un po' il tallone d'Achille dei Dsm'.
 Notiziario Minori, 16 novembre 2015