martedì 23 novembre 2010

ALIMENTAZIONE, 83% GENITORI FA FARE 
5 PASTI AL GIORNO I DATI DEL PROGETTO
NUTRIKID SULL'EDUCAZIONE ALIMENTARE
Da Nutrikid, programma di educazione alimentare nelle scuole primarie voluto da Nestle', emerge il fatto che i genitori ritengono importante l'educazione nutrizionale, ma che serve maggiore attenzione alla qualita', alla varieta' dei pasti, soprattutto degli spuntini, e all'attivita' fisica. Questi i risultati principali che emergono dall'analisi pilota di oltre 1.000 questionari compilati dalle famiglie nell'ambito del progetto di educazione alimentare Nutrikids - I segreti degli Alimenti, giunto alla sua 3^ edizione, con 140.000 bambini coinvolti e oltre 7.000 classi. I questionari, elaborati ed analizzati in collaborazione con la Clinica pediatrica dell'Ospedale San Paolo di Milano e con Spes, Societa' per l'educazione alla salute, hanno evidenziato come la corretta alimentazione passi per due buone abitudini: ben l'83.5% del campione dichiara di far fare ai figli gli ideali 5 pasti al giorno - 3 principali e 2 spuntini - e solo il 12.5% dichiara di prevederne 4 al giorno, testimoniando quindi l'attenzione all'alimentazione quotidiana, sia a casa sia fuori casa. Inoltre, il 71,1% del campione dichiara di far fare massimo un pasto veloce alla settimana, rispetto a solo il 15 % che ne stima fare da 2 a 5 alla settimana: l'elogio della lentezza vale quindi anche per i pasti che devono ritornare ad essere dedicati alla convivialita' e alla conversazione in famiglia. Atteggiamento dunque attento e proattivo, quello di padri, madri e nonni, che sembrano aver accolto il richiamo ad un'alimentazione corretta ed equilibrata fin da bambini, e che nel 77.2% del campione intervistato, ritengono essere il principale punto di riferimento nell'educazione alimentare.
"Dall'Osservatorio - commenta Giuseppe Banderali, vicedirettore della Clinica pediatrica dell'Ospedale San Paolo di Milano - emerge un ruolo attivo della famiglia che richiede il confronto con le figure competenti per evitare una valutazione soggettiva e personale dello stato fisico dei figli e degli interventi nutrizionali necessari". Passando poi dalla teoria alla pratica, ovvero alla tavola di ogni giorno, vi sono ancora passi decisivi da compiere: se infatti l'importanza di una colazione sembra ormai acquisita a livello familiare (circa il 90% del campione dichiara di farla regolarmente) e seppur il latte risulti essere consumato in abbondanza (86% del campione lo cita come alimento centrale della colazione), ancora il 20% dei bambini non consuma una prima colazione completa.Ugualmente, se pur i pasti sono previsti per la maggior parte in cinque momenti della giornata, lo spuntino di meta' mattina e di meta' pomeriggio sembrano ancora non avere dignita' di pasto, ma di consistere in un solo alimento, spesso nutrizionalmente non adeguato.

Notiziario Minori, 23 novembre 2010
MENO SALE DA ADOLESCENTI, RIDUCE
RISCHIO IPERTENSIONE
I RISULTATI DI UNO STUDIO USA

Gli adolescenti che riescono a dare un taglio al consumo di sale diminuiscono il proprio rischio di diventare adulti ipertesi. Secondo uno studio americano una riduzione di 3 grammi dell'introito giornaliero potrebbe portare a un calo di persone ipertese variabile tra il 44 e il 63%. Per gli studiosi questo provvedimento potrebbe favorire una riduzione compresa tra il 7 e il 12 % del rischio di malattia coronarica, tra l'8 e il 14 % per quello d'infarto, tra il 5 e l'8 % di ictus e tra il 5 e il 9 % della mortalita' per qualunque altra causa.
"Ridurre la quantita' di sale utilizzato nella preparazione dei cibi, potrebbe tenere alla larga piu' a lungo i giovani dal rischio di sviluppare l'ipertensione - osserva Kirsten Bibbins-Domingo, professore all'Universita' della California - inoltre, un'educazione precoce potrebbe modificare le attese su quello che dovrebbe essere il sapore dei cibi, modificando il gusto dei ragazzi verso qualcosa di meno salato".
Notiziario Minori,  23 novembre 2010
PARTO NATURALE E I NEONATI SONO PIÙ AGITATI
GLI STUDIOSI: "COLPA ALTI LIVELLI 
DELL'ORMONE DELLO STRESS"
I bambini nati con il cesareo sono piu' calmi di quelli nati con il parto naturale. La notizia arriva dallo studio condotto su 4000 bambini, pubblicato dalla rivista BJOG, "An International Journal of Obstetrics and Gynaecology". Gli autori dell ricerca, portato avanti nell'Institute of Reproductive and Child Health di Pechino, sono arrivati a questa conclusione intervistando i genitori di bambini in eta' prescolare, ponendo domande sul comportamento dei figli e incrociando le risposte con il metodo di nascita. E' risultato che i nati con il parto naturale sono bimbi piu' agitati di quelli messi al mondo con il cesareo. Ma gli effetti piu' evidenti sono stati rilevati per i figli avuti tramite parto naturale assistito dal forcipe.
La spiegazione di queste differenze comportamentali potrebbe risiedere nei livelli di cortisolo, l'ormone dello stress, che sono elevati nei bambini nati naturalmente, e che restano tali per almeno otto settimane, contribuendo a modificare lo sviluppo cerebrale del neonato. Secondo gli esperti, infatti, "un alto livello di cortisolo alla nascita e' anche legato a un maggior rischio di problemi psicologici nell'infanzia".
Notiziario Minori,  23 novembre 2010
ALCOLISMO TRA LE MURA DOMESTICHE: 
ADOLESCENTI A RISCHIO
PUÒ MODIFICARE IL PERCORSO 
DI MATURAZIONE DEL CERVELLO
Il Brain imaging center del McLean Hospital e il Dipartimento di pschiatria della Harvard Medical School nel Massachusetts in collaborazione con The Brain Institute di Salt Lake City (Utah), hanno recentemente scoperto una significativa vulnerabilita' neurobiologica nei ragazzi con una storia familiare d'alcolismo, fenomeno che include una ridotta efficienza neuronale e il reclutamento di risorse cerebrali addizionali. I ricercatori hanno analizzato con risonanza magnetica funzionale (1.5 Tesla) il funzionamento cerebrale di 32 adolescenti (eta' media 13.4 anni) durante l'esecuzione di un compito cognitivo (Stroop Color-Word Interference task), indicato per la valutazione della capacita' di controllo inibitorio. La storia famigliare d'abuso d'alcol e' stata investigata con un'intervista strutturata (Family History-Epidemiologic structured interview) alle madri che accompagnavano i rispettivi figli. I ragazzi sono stati suddivisi in 2 gruppi, con alta (FH+) o bassa (FH-) familiarita' per l'alcolismo (genitori e/o nonni alcolisti). Il gruppo FH+ mostra, rispetto al gruppo FH-, una piu' estesa attivazione del circuito fronto-limbico, della corteccia cingolata anteriore e del giro frontale medio, durante il compito d'inteferenza.
La scoperta che la familiarita' per l'alcolismo puo' avere un significativo impatto neurobiologico sul cervello in via di sviluppo di un ragazzo e' molto importante perche',durante l'adolescenza vi e' una maggiore propensione a non controllarsi.L'abuso di alcol, durante questa eta', puo' modificare il percorso di maturazione del cervello.

Notiziario Minori, 23 novembre 2010