domenica 17 aprile 2016


IL FETO HA UNA SUA VITA PSICHICA
RIGHETTI: E SA DARE IN UN
CONTESTO RELAZIONALE
La puericultura parte dalla pancia. 'È stato confermato da nostri studi sperimentali e da altre ricerche internazionali che il feto ha una sua vita psichica e dopo la 20esima settimana di gestazione, in un contesto di tipo relazionale, sa dare in modo volontario. Questo significa che il bambino ha gia' dalla nascita un bagaglio di esperienze fatte in utero che gli permetteranno di nascere con una competenze di tipo psicologico'. Lo rivela alla DIRE Pier Luigi Righetti, psicologo psicoterapeuta, docente di Psicologia della genitorialita' all'Istituto universitario Salesiano di Venezia e autore del libro 'Elementi di psicologia prenatale' (edizioni Magi) - COSA AIUTA LA MAMMA A SINTONIZZARSI CON IL FETO DURANTE LA GRAVIDANZA? 'Chiarendo che non e' possibile trovare all'interno della vita psichica del feto dei predittori per la psicopatologia. Abbiamo dei dati certi, e scientifici, sulla relazione feto-madre in condizioni di normalita'. Posso affermare che una mamma che vive serenamente la sua gravidanza influisce positivamente sulla crescita del bambino'.
- COSA VUOL DIRE VIVERE SERENAMENTE LA GRAVIDANZA? 'Significa vivere anche momenti di tristezza e gioia, l'importante e' che non si prolunghino troppo nel tempo. Mi fa molta piu' paura una mamma depressa dopo la nascita che non prima'. Perche'? 'Dopo la nascita c'e' una relazione totalizzante con il bambino, un prendersi cura reale. La relazione madre-bambino si muove sia su un registro oggettivo e fisico (ad esempio se piange, la mamma gli da' da mangiare), che su quello relazionale e psicologico, dove il bambino partecipa al contesto relazionale. Sono tutti dati confermati negli ultimissimi tempi anche da indicazioni di tipo neurologico e genetico. Le conferme neurologiche- precisa lo studioso- arrivano dai neuroni specchio, per quelle genetiche mi riferisco invece al concetto di epigenetica, dove l'ambiente, anche dopo la nascita, puo' modificare il gene del bambino'.
- IN QUESTO CASO QUAL È L'AMBIENTE? 'Non si sviluppa semplicemente un bambino ma un bambino all'interno di un contesto relazionale significativo al suo sviluppo L'ambiente e' appunto la mamma o chi si prende cura del piccolo. Questa dimensione di cura influisce molto sul suo sviluppo. Ricordiamo che la relazione e tutti i concetti d'intersoggettivita' sono studiati da tempo (Daniel Stern ne e' un esempio)- ricorda il professore di Psicologia della genitorialita'- eppure solo ultimamente ulteriori conferme sono arrivate appunto sia dalla neurologia che dall'epigenetica'.
- LE DONNE CHE SOFFRONO INCINTA CON NAUSEE E DOLORI, COME FANNO A VIVERE SERENAMENTE LA GRAVIDANZA? 'Oggi la mamma che desidera una gravidanza mette sul piatto delle possibilita' il fatto di non stare bene- afferma il professore- e il sentimento va al di la' del dolore. Lo dico anche pensando ai bambini prematuri e al fantasma del 'E' nato prematuro per colpa mia' che si sviluppa nel genitore, sebbene i motivi possano essere numerosi. È un fantasma che permane nel tempo- spiega lo psicologo- anche quando i figli stanno bene e sono cresciuti, queste mamme rimarranno con tali sentimenti che, per assurdo, le aiuteranno nell'accudimento e nella crescita dei figli. Poi e' vero che ci sono dei contesti dove alcune richieste del neonato possono essere causa di psicopatologie della mamma. Per esempio, in mancanza di altri predittori possiamo fare diagnosi di disturbo del sonno del bimbo solo a 3 anni compiuti- chiosa lo psicoterapeuta- se pero' il bambino non dorme o ha un sonno molto irregolare e la mamma non riesce a gestire questa situazione, la donna potrebbe manifestare delle condizioni psicologiche a volte anche patologiche'.
- QUAL È LA PAURA DI TUTTE LE MAMME? 'La depressione post partum, che si chiama depressione puerperale in quanto e' reattiva alla nascita di un bambino e si manifesta entro il primo anno di vita del piccolo. Dopo il primo anno di vita si parla di depressione maggiore. Il termine post partum e' sbagliato perche' indica le 24-48 ore dopo la nascita. In Italia abbiamo la certezza del 15% delle donne che dopo il parto attivano una depressione puerperale- avverte l'esperto- in realta' sembra che ci sia un sommerso del 15% e il dato reale e' del 30%. L'altro 15% che sfugge ai clinici sono mamme che da sole riescono a risolvere il problema ricordando che, nell'adattamento al bambino, piu' passa il tempo piu' la mamma si adatta'.
- COME SI COSTRUISCE UN CONTESTO RELAZIONALE SIGNIFICATIVO? 'Quando il bambino e' accettato e quando la gravidanza e' accettata. Anche se non e' una regola- avverte il docente di psicologia della genitorialita'- quanti bambini sono abbandonati alla nascita ma si sviluppano bene lo stesso? La relazione e' un qualcosa che va al di la' di chi la mette in atto, pero' se viene costruita dalla presenza di un papa', una mamma e un figlio e' migliore. Oggi ci confrontiamo con la procreazione eterologa dove il 50% del contesto genetico non e' della coppia che si incontra. Dai follow-up delle ricerche risulta che lo sviluppo del bambino e' sano se la relazione dello sviluppo e' favorevole al suo sviluppo, ovvero se i genitori saranno accudenti e in sintonia con l'eta' del piccolo'.
  Notiziario Minori, 17 aprile 2016

IL RUOLO DEI NONNI, FONDAMENTALI
PER I PICCOLI DI ROSALBA MICELI
I diversi legami di attaccamento che si instaurano tra un bambino e coloro che si prendono cura di lui (caregivers) sono considerati in maniera integrata all'interno di una rete di relazioni. In particolare, nella crescita dei piccoli, i nonni rappresentano figure fondamentali. Numerosi studi individuano nel legame nonno-bambino un "fattore protettivo" per entrambi, a condizione che i nonni non si sostituiscano arbitrariamente alle figure genitoriali, ma collaborino allo sviluppo fisico ed emozionale del bambino, non siano ancorati a superate pratiche genitoriali bensi' competenti sulle norme di sicurezza e aggiornati sulle novita' in termini di alimentazione infantile, di puericultura, di pedagogia, di aspetti socio-educativi.
Ma come sono percepiti i nonni dai bambini? "L'indagine Eurispes 2004 'L'identikit del nonno italiano', ancora attuale, mette in luce come il nonno italiano venga percepito dal nipote con un'eta' compresa tra i sette e gli 11 anni: e' una figura che comunica affetto, che comprende le sue necessita', che trasmette esperienze- afferma il pediatra Leo Venturelli, referente per l'Educazione sanitaria e la comunicazione della Sipps (Societa' italiana di pediatria preventiva e sociale)- Di contro, i nipoti che si sentono viziati dai nonni sono una minoranza, anche se discreta (il 27%), e quelli che invece che si sentono trattati in modo autoritario rappresentano circa un terzo degli intervistati. Insomma, i nonni italiani sono amati dai loro nipoti e passano con loro quasi la meta' del loro tempo".
"Da uno studio europeo del 2011 (Share: The Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe-2011)- continua Venturelli - l'Italia e' il paese dove il 33% dei nonni si prende cura quotidianamente dei nipoti, contro l'1,6% della Danimarca o il 2,9% della Svezia. Questa situazione, giudicabile positiva sotto l'aspetto umano, nasconde pero' una realta' in cui le famiglie giovani si devono appoggiare a quelle di origine per poter accudire i figli, in tempi di difficolta' economiche ed occupazionali e di carenti investimenti nel settore della famiglia e dei servizi sociali: anche in questo l'Italia rappresenta il fanalino di coda tra i paesi europei nella percentuale del Pil dedicato al welfare della famiglia".
Qual e' il profilo dei nonni di oggi? "Sono numerosi i testi che disegnano un quadro di nonni dinamici, al passo con la nostra societa', attivi, con molteplici interessi, che leggono, viaggiano sia fisicamente, sia virtualmente usando il computer e utilizzando i motori di ricerca di Internet (forse anche per maggior tempo a disposizione)- spiega il pediatra Giuseppe Di Mauro, Presidente Sipps-. Sono nonni che hanno un buon livello di istruzione, desiderano stabilire un legame affettivo con i nipoti e cercano di proporsi come utile sostegno ai genitori. Cosa ancor piu' vera e necessaria in quanto spesso ci sono situazioni di separazione di coppia o di famiglie monoparentali che di fatto si appoggiano alle famiglie di origine".
Quali punti critici si rilevano riguardo la sicurezza infantile e l'assistenza affidata ai nonni? "Anche il pediatra si confronta in ambulatorio in quasi meta' delle consulenze con i nonni, che si sostituiscono per buona parte della giornata al genitore- chiarisce Di Mauro-. I nonni sono sicuramente in grado di trasmettere affetto e fiducia nei piccoli nipoti, ma in recenti ricerche (tra cui una ricerca eseguita in Alabama e presentata nell'ottobre 2012 al Congresso annuale americano di Pediatria, n.d.r.) e nell'esperienza del pediatra le competenze sanitarie e tutoriali dei nonni hanno lacune che dovrebbero essere colmate da maggior disponibilita' dei pediatri, da incontri o corsi organizzati da istituzioni, in particolare da Societa' scientifiche pediatriche".
Notiziario Minori, 17 aprile 2016