venerdì 3 dicembre 2010

NEL MONDO 115 MILIONI SOTTOPOSTI A FORME
PEGGIORI DI LAVORO A ROMA IL CONVEGNO 
DELL'ASSOCIAZIONE 'LEGALE NEL SOCIALE'
Un convegno sul tema del lavoro minorile -dal titolo "I minori nel mondo del lavoro: norme, fenomeno e contesto psico-sociale"-, in programma oggi a Roma, sposta l'attenzione su un tema drammatico. Una iniziativa per tornare a riflettere su una realta' complessa e varia, che secondo le stime 2010 dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) coinvolge 215 milioni di bambini in tutto il mondo.
Di questi piccoli lavoratori, 115 milioni sono bambini sottoposti alle "forme peggiori di lavoro", che comprendono lavori pericolosi e prostituzione.
"Con il convegno vogliamo proporre uno stimolo per nuove analisi di un fenomeno complesso e sfuggente, persino difficile da definire a causa delle diverse leggi che nei vari Paesi regolano la materia, cosi' come per esempio cambia l'eta' fissata per la maggiore eta'", osserva l'avvocato Marco Carlizzi, presidente dell'associazione "Legale nel sociale", che ha promosso il convegno.
"Cerchiamo di affrontare con un taglio multidisciplinare l'argomento, confrontando le esperienze in materia di lavoro minorile dal punto di vista giuridico, sociologico e psicologico, dando spazio anche alle varie associazioni e organizzazioni non governative che se ne occupano sul campo", spiega Carlizzi, che puntualizza: "Per non confondere il contributo che i minori possono dare in famiglia e le forme accettabili di attivita' da parte dei minori, si distingue tra child work, quello accettabile, e child labour, che indica le forme di sfruttamento dannose per il minore".
Uno degli aspetti di cui si discutera' e' quello delle differenze giuridiche e culturali in fatto di lavoro minorile, diversita' che va riconosciuta per agire con efficacia, spiega Carlizzi: "Un caso emblematico e' quello dei migranti minori, i cosiddetti minori non accompagnati, che emigrano da soli perche' secondo le loro famiglie sono responsabili e maturi, pronti per lavorare, e spesso nei loro paesi d'origine sono anche maggiorenni. Ma quando arrivano in Italia si ritrovano minorenni, sono considerati bambini mentre loro si sentono gia' adulti, sono stati incoraggiati a esserlo dalla loro famiglia e dalla cultura del loro Paese. L'unica risorsa che l'Italia mette a disposizione per loro sono le strutture di accoglienza, da cui pero' i giovani migranti fuggono", perche' le percepiscono come forme di limitazione o addirittura di reclusione. "Una proposta interessante in questo senso - prosegue Carlizzi - e' arrivata dalla cooperativa sociale Dedalus di Napoli, che cerca di coinvolgere i migranti piu' giovani direttamente nelle strade, dando loro informazioni e proponendo azioni di responsabilizzazione, senza per forza portarli nella struttura di accoglienza, ma cercando di renderli consapevoli".Durante il convegno si discutera' anche del lavoro minorile in Italia, con attenzione ad alcuni casi specifici come i cinesi minori di Prato o la situazione dei rom, cui per cultura viene chiesto fin da bambini di rendersi produttivi e indipendenti.
Notiziario Minori, 3 dicembre 2010