sabato 21 febbraio 2015


LE FERITE DELL'INFANZIA:
DAI TRAUMI A DEPRESSIONE
CIOFFI: "AFFRONTARLI CON PSICOTERAPIA SPECIFICA PER L'ETÀ"
'Le ferite dell'infanzia. Esprimerle, comprenderle, superarle', è il libro scritto dalla psicoanalista francese Nicole Fabre "che parla di traumi e microtraumi vissuti in età evolutiva e da affrontare con un trattamento psicoterapeutico adeguato all'età del minore". Lo spiega all'Agenzia di stampa Dire Carla Cioffi, neuropsichiatra infantile di Roma, che ha curato la prefazione del testo pubblicato dalla casa editrice Magi Edizioni.
COSA SI INTENDE PER FERITE DELL'INFANZIA? "Si tratta di eventi traumatici avvenuti in età evolutiva che possono essere piccoli traumi che si ripetono nel tempo o grandi traumi- precisa la neuropsichiatra- i grandi traumi, ad esempio, possono essere quelli che i bambini vivono in situazioni estreme come quelle di guerra. Minori non sufficientemente protetti e contenuti dalle loro figure genitoriali, che si trovano ad affrontare circostanze psicologicamente e materialmente traumatiche ad un'età in cui 'l'Io' non è ancora ben strutturato e definito. Per reagire- afferma il medico- spesso vengono attivati nella psiche del bambino dei meccanismi di difesa importanti, meccanismi che al momento sono in grado di sostenerli e di salvarli da gravi reazioni psicologiche, ma nel tempo queste difese spesso si strutturano in rigidità del carattere fino a diventare delle vere e proprie patologie". Sono tante le situazioni traumatiche: "Un ulteriore esempio può essere il conflitto tra genitori e/o la loro separazione, quando il bambino oltre ad assistere al crollo del suo nucleo familiare si trova a dover decidere con chi schierarsi e da quale parte stare. Altre grandi cause di ferite dell'infanzia riguardano gli abusi sul bambino che possono essere di molti tipi, sia fisici che psicologici, sia diretti che assistiti.
Naturalmente stiamo parlando dei grandi traumi- precisa il medico- ma anche quelli piccoli, soprattutto se ripetuti nel tempo, possono ostacolare la crescita e compromettere la formazione di una personalità sufficientemente robusta e strutturata da un punto di vista psicologico".
CHE CONSEGUENZE POSSONO AVERE QUESTI TRAUMI NEI MINORI? "Possono causare una profonda depressione, disturbi alimentari, disturbi del comportamento o ancora disturbi nei fisiologici meccanismi di separazione. In quest'ultimo caso- approfondisce Cioffi- il bambino, che crescendo deve iniziare a separarsi dalle figure di riferimento, tollera malissimo il distacco dal caregiver (in genere la madre, ma non solo) e viene invaso da un'autentica angoscia. Eppure- ricorda l'esperta- la separazione è importante e deve esserci altrimenti il minore non si costruisce come individuo. Una sintomatologia sostenuta dall'angoscia di separazione è la fobia scolare, questa patologia solitamente esordisce soprattutto in prima o seconda media, anche se alcune avvisaglie sono visibili già alle elementari".
QUALI SONO LE GRANDI PATOLOGIE? "Sono le depressioni maggiori e i disturbi psicotici", precisa il medico. SI PARLA TANTO DELLA SINDROME DA DEFICIT DI ATTENZIONE ED IPERATTIVITA' (ADHD), PERCHÉ? "In questo modo spesso viene omologato un bambino ipercinetico, iperattivo, anche se poi spesso non lo è. Secondo me- ripete Cioffi- spesso si tratta di un disturbo iperansioso". Una differenza di vedute che indica "uno scollamento tra come viene catalogato un minore 'iperattivo' nella cultura nordamericana molto condizionata dall'intervento psicofarmacologico anche in età pediatrica e in quella europea, soprattutto italiana. Noi siamo portati a considerarli bambini condizionati da problematiche psicologiche spesso di tipo familiare". COM'È LA DEPRESSIONE NEL BAMBINO? "La depressione nel bambino è diversa da quello dell'adulto. 'I grandi' hanno un tono dell'umore basso e sono ripiegati su se stessi, 'i piccoli' spesso non riescono a stare fermi, a concentrarsi e vanno male a scuola".
COME AFFRONTARE LA DEPRESSIONE NEL BAMBINO? "Con la psicoterapia, l'approccio da utilizzare dipende dall'età. Nella fase prescolare si utilizza principalmente la psicomotricità, la terapia di gioco, il disegno, la pittura e tutti quei trattamenti specifici per l'età evolutiva. In età scolare s'incomincia ad usare anche il linguaggio" in genere però "usare la parola per esprimere le proprie difficoltà è di per sé molto angoscioso e un bambino traumatizzato- chiarisce la neuropsichiatra infantile- si esprime in modo più sereno attraverso il gioco". Una terapia utilizzata è la Sandplay therapy, "una pratica nata negli anni '50 come approccio terapeutico junghiano. Creato appositamente per i bambini e utilizzato dalla prima età scolare in poi, riscuote ottimi risultati anche con gli adulti. Le terapie in età evolutiva comunque possono essere varie, ma quella esclusivamente verbale arriva in genere nel periodo adolescenziale quando il ragazzo ha una capacità simbolica più evoluta. Con i piccoli- conclude Cioffi- si utilizza per lo più il gioco, perché il giocattolo diventa un tramite alla capacità simbolica".
                                                                                            
Notiziario Minori, 21 febbraio 2015