martedì 8 marzo 2011

SORDITÀ INFANTILE, COLPISCE 0,7 PER MILLE
NUOVI NATI CUDA (SIO): "SERVE SCREENING 
NEONATALE DI MASSA COME IN USA E UE"
La sordita' infantile profonda incide per lo 0.5-0.7 per mille nuovi nati. Accanto a queste vi sono poi altrettante forme di minore gravita'. Perche' e' importante diagnosticare precocemente queste sordita' gravi? "Perche' in assenza di un tempestivo trattamento il linguaggio non si sviluppa come dovrebbe (non sento e pertanto non imparo a parlare)- spiega Domenico Cuda, direttore dell' U.O. di Otorinolaringoiatria presso l'ospedale "G. da Saliceto" di Piacenza ed esponente della Societa' italiana di otorinolaringologia e chirurgia cervico - facciale (Sio)- Se non si esegue alcun trattamento si arriva fatalmente al vecchio sordomutismo. Se si interviene tardivamente si hanno in ogni caso compromissioni piu' o meno severe del linguaggio e della comunicazione. Ecco l'urgenza del problema".
Cosa e' possibile fare oggi? "Fortunatamente- continua Cuda- e' possibile sottoporre a screening tutti i nuovi nati con procedure automatiche molto veloci, economiche e non invasive. Il metodo piu' utilizzato e' quello delle cosiddette emissioni otoacustiche. In pratica, l'orecchio sano risponde ad alcuni stimoli esterni emettendo lievissimi segnali (detti anche "echi" cocleari). Apparecchiature automatiche captano tali segnali e forniscono 'disco verde' all'operatore. In caso contrario danno 'disco rosso'". Ma cosa si fa poi con i bambini "disco rosso"?.
"Va precisato che essi non sono necessariamente sordi- avverte Cuda- in quanto il test dello screening e' molto sensibile ma potrebbero verificarsi casi di falsi positivi. E' pertanto necessario che su di essi vengano eseguiti test piu' accurati detti anche test diagnostici. Questi bambini vengono, quindi, inviati ad una struttura audiologica (in genere aggregata a reparti Orl dei principali ospedali) dove verranno eseguiti i potenziali evocati uditivi (Abr od altri). In alcuni di essi il risultato dei potenziali sara' normale e pertanto il bambino sara' dimesso dal programma di osservazione. In altri, invece, la sordita' sara' confermata. Tutto questo percorso dovra' completarsi nei primi mesi di vita (auspicabilmente entro il terzo)- consiglia l'esperto- A questo punto inizia la fase del trattamento che comprende la protesizzazione acustica e la presa in carico da parte di una logopedista. Se dopo alcuni mesi di trattamento riabilitativo i risultati non sono soddisfacenti il caso viene valutato per eventuale impianto cocleare (od orecchio bionico)".
"L'esperienza del passato- avverte Cuda- insegna che in assenza di programmi di screening neonatale della sordita', lasciata al solo sospetto da parte dei genitori o degli insegnanti, l'eta' di prima diagnosi e' decisamente tardiva (di norma compresa fra uno e due anni di vita) con sequele oggi considerate inaccettabili. Da tutto cio' si desume la capitale importanza dello screening neonatale universale della sordita'".
A questo punto veniamo alle note dolenti. "Mentre in quasi tutti i Paesi europei piu' avanzati, negli Stati Uniti ed in quelli dell'ex blocco sovietico- prosegue l'otorinolaringoiatra- sono stati adottati programmi di massa per lo screening neonatale della sordita' a livello nazionale, nel nostro paese essi sono stati inclusi nei Lea (livelli essenziali di assistenza) solo di recente (il decreto tra le altre non e' ancora stato emanato). Le realta' regionali al contrario sono molto variegate. Infatti, da tempo esistono programmi di screening nelle regioni Liguria, Umbria, Veneto, Lombardia e Campania. La Regione Emilia Romagna sta per emanare un decreto che lo rende obbligatorio in tutti i punti nascita regionali. A livello locale, infine, esistono molti singoli ospedali che praticano lo screening neonatale praticamente in quasi tutte le regioni sebbene esso non possa considerarsi in questi casi universale mancando il pieno coinvolgimento di tutti i punti nascita di un territorio (cliniche pediatriche, piccoli ospedali secondari etc.) e sebbene vada riconosciuto che in questi casi lo screening e' stato attuato su base volontaria da singoli reparti Orl presso i punti nascita locali. Risultare chiaro- sottolinea Cuda- come istituire un programma di questo genere e' cosa molto piu' complessa di quanto non sembra a prima vista. Infatti si deve prima organizzare e rendere obbligatorio lo screening in tutti i punti nascita di una regione prevedendo meccanismi di controllo che ne garantiscano la copertura di almeno il 95% dei nuovi nati nonche' un database centralizzato. Inoltre, bisogna formare il personale dei nidi di questi centri e dotarli delle apparecchiature necessarie (di solito di basso costo)".
Secondo l'esponente Sio, infine, "Bisogna poi strutturare i percorsi per l'invio automatico dei casi sospetti ad un centro di secondo livello per la conferma diagnostica. Devono esistere automatismi per la presa in carico riabilitativa precoce di questi casi. Infine, bisogna definire i criteri per inviare i casi meritori di impianto cocleare a centri di terzo livello.
Pertanto- conclude- non c'e' alcun bisogno di un megacentro di riferimento, ma un lavoro ben diverso che punti alla strutturazione di una rete capillare che sia capace di intercettare, in maniera efficiente e localmente, tutti i nati con questo problema. A quel punto poi si potranno strutturare i centri di secondo livello ed infine di terzo (magari anche uno unico). Diversamente si procedera' come al solito con il passo del gambero o con la solita' mentalita' top-down, costosa e criticabile".
Notiziario Minori, 8 marzo 2011