sabato 26 novembre 2011

VIOLENZA   A  CASA,  COSÌ  NASCE   IL  PRE-
BULLISMO RICERCA EUROPEA "DAPHNE III"
Nel 2010 e' stata avviata la ricerca europea 'Daphne III' che analizza il danno indiretto nello sviluppo psico-fisico dei minori che assistono alle violenze perpetrate nei confronti delle madri. Dai risultati, emerge un dato fondamentale che merita di essere segnalato innanzitutto: nel 100% dei casi la donna-madre sopporta la violenza per i figli e per difendere l'unita' del modello patriarcale di famiglia. Prevale l'occultamento della violenza per ragioni socio-culturali. Solo quando la violenza arriva ai figli la madre rompe l'omerta' e esce allo scoperto. Il percorso di denuncia, separazione, divorzio in quel momento diviene obbligato. Dalla donna che parla emerge il danno indiretto sul figlio. La donna e' divisa tra la richiesta di aiuto ai servizi socio-educativi e la speranza che i figli potranno dimenticare.
Tuttavia - avverte il rapporto - il danno recato all'infanzia nell'arco dei primi 15 anni di vita e' tale da indurre i figli a negare il desiderio di formare una famiglia e di avere una relazione di coppia per paura di ripetere il comportamento di cui sono stati testimoni. La ricerca, coordinata dall'universita' di Cipro con partner l'universita' Roma Tre (Italia) e quelle di Oradea (Romania), di Presov (Slovacchia), ha preso in esame donne dai 16 ai 60 anni che hanno subito violenza. L'80% del campione italiano risulta essere coniugato e convivente, il 74% presenta denuncia e circa il 79% ha un referto del Pronto Soccorso o piu' referti medici.
Il grado di consapevolezza del danno recato al figlio dipende da variabili come eta', classe sociale, reddito, livello di istruzione, provenienza geografica, informazione e vicinanza del Centro antiviolenza. Le donne separate con affidamento condiviso vivono uno stato di paura costante per il figlio tenuto dal padre.
Sempre per quanto riguarda il campione italiano, l'86,7% delle donne e' di Roma il 13,3% e' di fuori Roma. Hanno nel complesso 54 figli di cui il 59% e' rappresentato dai maschi e il 41% e' dalle femmine. L'eta' dei figli che hanno assistito alla violenza varia da 0 anni ad oltre 29 anni con una maggiore concentrazione del 48% entro gli 11 anni di eta', il 30% ha 12-18 anni e il 22% ha un'eta' da 19 anni e oltre. La sola fascia di eta' di 10-11 anni rappresenta l'11% dei casi. Alcune donne parlano di violenza contro il feto durante la gravidanza con tentativi di interruzione della gravidanza. Aggressivita' e pre-bullismo. "Si puo' dire che l'aggressivita' e' una esperienza costante nel bambino che ha assistito alla violenza", dicono i curatori della ricerca dell'universita' di Roma Tre. Alcuni bambini sono aggressivi a casa e a scuola, altri solo a casa, altri solo a scuola. In alcuni casi i bambini sono aggressivi verso se stessi e attaccano il proprio corpo con tagli e morsi e anche con tentativi di fuga e suicidi. Altre volte sono aggressivi verso gli altri bambini (morsi, spinte, prepotenze), verso la madre, verso il padre, verso ambedue i genitori. La non aggressivita' e' parallela e unita in alcuni casi a mutismo e indifferenza del bambino. Vi e' un periodo di latenza dell'aggressivita' nel senso che il bambino, soprattutto se maschio, puo' riprodurla lanciando ad esempio oggetti contro la madre. Il fenomeno di pre-bullismo si manifesta in bambini dell'asilo che aggrediscono i piu' piccoli e indifesi e imitano i piu' grandi e forti, fanno i protagonisti e si compiacciono di essere amati e baciati. Il fenomeno del bullismo si registra intorno ai 10 anni anche con accerchiamento dai compagni, con prepotenze e frasi denigratorie.
Notiziario Minori, 26 novembre 2011