martedì 1 febbraio 2011

RISCHI SUL WEB, L'ITALIA NON È UN'ISOLA 
FELICE     INDAGINE     EUKIDSONLINE
Se l'Italia risulta tra i paesi europei dove i minori che navigano in rete sono meno esposti a rischi e dove i danni derivanti da certi contenuti sono meno rilevanti, e' dovuto essenzialmente alla loro frequenza d'uso del web e al numero limitato di attivita' che li coinvolgono. Non si deve infatti fare credere che l'Italia sia un'isola felice. Come spiega Giovanna Mascheroni dell'Universita' Cattolica, e punto di contatto per l'Italia dell'indagine EUKidsOnline, "non ci si deve illudere che i nostri figli siano piu' al sicuro".
"I dati affermano che meno del 6% dei giovani italiani tra i 9 e i 16 anni ha provato fastidio o turbamento durante la navigazione sul web: ma cio' va letto alla luce del contesto generale. Vi e' infatti una fortissima relazione tra frequenza d'uso ed esposizione ai rischi". In Italia l'uso di internet e' sensibilmente tardivo rispetto a quello dei paesi del Nord, dove ci si tuffa nella rete a 7/8 anni, rispetto agli oltre 10 anni per i bimbi italiani. Inoltre, anche se la frequenza di utilizzo del web e' piu' o meno la stessa in Italia e in Europa, "da noi si usufruisce di un minor numero di attivita' online,e il web viene usato prevalentemente per scopi didattici legati all'attivita' scolastica".
Un utilizzo tardivo e meno differenziato del web si riflette anche su una minore alfabetizzazione informatica, soprattutto riguardante gli strumenti di difesa disponibili. "Molto spesso i nostri minori non sanno impostare i filtri dei loro profili sui social network, o come segnalare abusi, o bloccare utenti indesiderati", spiega la ricercatrice della Cattolica. Di riflesso, i minorenni italiani si sentono meno sicuri quando navigano rispetto alla media dei loro coetanei europei, e sentono di avere una conoscenza dell'uso di internet piu' limitata rispetto ai genitori.
Se i rischi a cui sono esposti i oggi i giovani italiani sono relativamente bassi, e' molto probabile che presto cessera' di essere cosi': come sottolinea Mascheroni, "in Italia sta crescendo molto di piu' rispetto alla media europea l'uso privato di internet , ovvero in camera propria: lo fa il 62% rispetto alla media del 49% nel gruppo dai 9 ai 16 anni. È un dato che ci serve per comprendere la forte discrepanza tra le esperienze dei ragazzi e la percezione dei genitori". Infatti dalla ricerca emerga che i genitori italiani sono tra quelli meno consapevoli degli incontri o visioni spiacevoli che i figli hanno avuto su internet: "l'uso di questo mezzo non e' un fatto condiviso tra le due generazioni" spiega la ricercatrice.
Questa suggerisce quindi uno spostamento del focus delle campagne di informazione e sensibilizzazione sull'internet sicuro dal contesto scolastico a quello domestico e del gruppo dei pari.
Inoltre le autorita' scolastiche dovrebbero definire un percorso di "media education" da inserire nei programmi didattici fin dalla tenera eta'. "Al momento soffriamo della mancanza di un approccio culturale solido rispetto ai rischi dei nuovi media", soprattutto quelli rappresentati dai social network. "In Italia si registra una percentuale maggiore rispetto alla media europea (35% contro 28%) di profili di minorenni che sono 'pubblici', ovvero visionabili da tutti".
Notiziario Minori, 1 febbraio 2011