venerdì 11 marzo 2011

SEDENTARI E BEVONO TROPPO, GIOVANI A 
RISCHIO RAPPORTO OSSERVASALUTE 2010
L'Italia e' un paese 'ancora in salute', ma 'e' grassa, vecchia e pigra'. Colpa dei 'cattivi comportamenti' e degli stili di vita sbagliati. È quanto emerge dall'ottava edizione del Rapporto Osservasalute (2010), presentato a Roma all'Universita' Cattolica. Secondo il rapporto mettono a rischio la salute, o comunque ne compromettono la qualita', i cattivi comportamenti (in fatto di alimentazione, sedentarieta' e consumo di alcol in eccesso soprattutto tra i giovani). Queste abitudini sbagliate, oltretutto, sembrano divenute 'normali' (e accettate per tali). 'Difficolta'' anche sulla salute delle donne. Secondo il rapporto, infatti 'ha smesso di crescere l'aspettativa di vita' delle donne: 'negli ultimi 5 anni e' aumentata di appena tre mesi (da 84 anni nel 2006 a 84,1 anni nel 2009, 84,3 nel 2010), mentre per gli uomini e' aumentata di sette mesi nello stesso arco di tempo (da 78,4 anni nel 2006 a 78,9 anni nel 2009, 79,1 nel 2010)'.
Comportamenti a rischio tra le donne, ma anche tra gli uomini, sono legati al consumo di alcol: 'sono infatti aumentate le donne adulte (19-64 anni) con consumi di alcol a rischio (si ritengono a rischio le donne che eccedono il consumo di 20 grammi di alcol al giorno, 1-2 Unita' Alcoliche), la prevalenza e' passata dall'1,6% nel 2006 al 4,9% nel 2008'. 'Ma i problemi di salute degli italiani non dipendono solo dalla loro cattiva volonta' che li porta a essere sedentari e poco inclini a corretti stili di vita- ha spiegato il professor Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di Igiene della Facolta' di Medicina e Chirurgia dell'Universita' Cattolica di Roma- bensi' anche dal deteriorarsi, soprattutto nelle regioni in difficolta' sul piano economico (soprattutto al Sud), di interventi adeguati per mancanza di investimenti nella prevenzione. A cio' si aggiunge il problema della chiusura degli ospedali'.
'In dieci anni di federalismo sanitario, con la sanita' ormai trasferita interamente alle regioni, il problema e' che quelle deboli corrono il rischio di essere travolte, la sanita' rischia cioe' di essere l'elemento dirompente della Regione in toto', ha aggiunto Ricciardi.
Il Rapporto e' frutto del lavoro di 203 esperti di sanita' pubblica, clinici, demografi, epidemiologi, matematici, statistici e economisti distribuiti su tutto il territorio italiano.
Tre regioni da sole (Lazio, Campania e Sicilia) hanno generato il 69% dei disavanzi accumulati dal Servizio sanitario nazionale nel periodo 2001-2009. In termini pro capite, 'disavanzi molto significativi si sono generati anche in Molise, Valle d'Aosta, Abruzzo e Sardegna. Solo nel Centro-Nord le regioni (tranne appunto Valle d'Aosta, nonche' Piemonte, PA di Trento, Liguria e, nel 2009, Veneto) da alcuni anni chiudono i conti in sostanziale equilibrio'.
CRESCE ANCHE LA FECONDITÀ - Il tasso di fecondita' totale (Tft) si attesta, nel 2008, su un valore inferiore al livello di sostituzione (ossia quello, circa 2,1 figli per donna, che garantirebbe il ricambio generazionale) che e' pari a 1,4 figli per donna in eta' feconda. Tale ripresa e' imputabile sia alla crescita (specie nel Centro-Nord) dei livelli di fecondita' delle over 30 anni che all'apporto delle donne straniere. Studi dimostrano che l'aumento del Tft registrato tra il 2001 e il 2006 e' dovuto, in pari misura, alla crescita della fecondita' delle donne con cittadinanza italiana e a quella delle cittadine straniere. Nel 2008 i valori del Tft piu' elevati si registrano nelle Province Autonome del Trentino-Alto Adige e alla Valle d'Aosta, dove tale indicatore raggiunge il valore di circa 1,6 figli per donna. Le regioni dove si registra un Tft particolarmente basso (ossia inferiore a 1,2 figli per donna in eta' feconda) sono Sardegna e Molise.
QUALCHE SPORTIVO IN PIÙ MA CONTINUA A VINCERE LA PIGRIZIA - Rispetto al Rapporto Osservasalute 2009 si registra un leggero incremento della quota di persone che svolgono solo qualche attivita' fisica e una conseguente riduzione nella quota di sedentari. Nel 2008 il 21,6% della popolazione di 3 anni e oltre pratica uno o piu' sport con continuita', poco piu' di un italiano su cinque (era il 20,6% nel precedente Rapporto) mentre il 9,7% lo pratica in modo saltuario. Le persone che dichiarano di svolgere qualche attivita' fisica (come fare passeggiate per almeno 2 chilometri, nuotare o andare in bicicletta), sono il 27,7%. La quota di sedentari e' pari al 40,2%. Come negli anni precedenti si vede che nelle regioni meridionali si fa meno sport in maniera continuativa - in Sicilia lo pratica solo il 13,8%, in Campania il 15,1% e in Puglia il 15,8% - rispetto alle regioni settentrionali (Trentino-Alto Adige 33,5%) e centrali (Lazio 23,2%). Verosimilmente, l'analisi territoriale mostra come la sedentarieta' aumenti man mano che si scende da Nord verso Sud, in particolare in Campania (53,9%), Calabria (54,6%) e Sicilia (61,8%) dove oltre la meta' delle persone dichiara di non praticare nessuno sport.
LA DIETA MEDITERRANEA, UNA TRADIZIONE DA RICONQUISTARE - Aumentano di pochissimo i consumi di frutta e verdura degli italiani, nel 2008 solo il 5,7% delle persone (poco piu' di cinque su 100) mangia le cinque porzioni raccomandate al di', con un +0,1% rispetto al 2007. Si noti che per il 2008, nelle regioni dove e' piu' diffusa l'abitudine di pranzare fuori casa (a mensa e al ristorante, sono soprattutto le regioni del Nord e il Lazio) si registra una percentuale piu' elevata di persone che dichiarano di mangiare 5 e piu' porzioni al giorno di ortaggi, verdura e frutta. L'evoluzione dei consumi alimentari ha messo in evidenza il ruolo della mensa come luogo di consumo dei pasti in relazione all'assunzione giornaliera di verdura, ortaggi e frutta. Le tendenze degli italiani a tavola non sono proprio virtuose, pur con qualche marginale segno di miglioramento: negli anni 2001-2009, i consumi degli italiani risultano molto lontani da una dieta equilibrata, che richiederebbe soprattutto l'incremento del consumo di vegetali e la riduzione del consumo delle fonti di grassi, di zuccheri semplici e delle bevande alcoliche. Si riscontra la diminuzione nei consumi di alcune fonti di grassi (salumi e formaggi), ma anche del consumo di latte e patate. Troppo esiguo inoltre il consumo di cereali (pane, pasta e riso), visto che una dieta equilibrata prevede che i carboidrati ammontino a circa l'84% del fabbisogno medio giornaliero. Inoltre si osserva un aumento delle persone che consumano dolci in quantita' moderata, mentre risulta fortemente crescente il consumo di snack salati. Si osserva anche l'aumento del consumo di bevande gassate.
CONSUMO DI ALCOL - I giovani si imitano anche nelle cattive abitudini, infatti dal Rapporto emerge che le ragazze si stanno accostando alle abitudini meno salutari dei ragazzi loro coetanei: si osserva per le giovani di 18-24 anni la crescita del consumo di alcolici fuori pasto e alcolici diversi da birra e vino e di alimenti proteici. Quanto all'alcol, i non consumatori risultano pari al 29,4% della popolazione (dati 2008), dato rimasto stabile rispetto al 2007 in tutte le regioni ad eccezione di Molise e Campania dove si registra un incremento statisticamente significativo dei non consumatori (Molise +4,5 punti percentuali; Campania +2,9 punti percentuali). La prevalenza di consumatori a rischio raggiunge, nel 2008, il 25,4% per gli uomini e il 7,0% per le donne. Non si evidenziano differenze statisticamente significative rispetto al 2007 tra gli uomini, mentre si registra una riduzione complessiva, a livello nazionale, di 0,8 punti percentuali tra le donne e a livello regionale in Piemonte (-3,2 punti percentuali) e nelle Marche (-3,8 punti percentuali). La prevalenza di consumatori a rischio 11-18enni raggiunge, nel 2008, il 18,0% per il genere maschile e l'11,4% per quello femminile e a livello regionale non si registrano differenze statisticamente significative rispetto al 2007. Il dato piu' elevato, rispetto alla media nazionale, si registra, per entrambi i generi, nella Provincia Autonoma di Bolzano (M = 33,2%; F = 33,2%).
Notiziario Minori, 11 marzo 2011