UNA SABBIERA IN AIUTO
DI CHI NON HA
PAROLE SEMINARIO IDO SU SANDPLAY
THERAPY 16-17 MAGGIO A ROMA
Una cassetta contenente della sabbia e
numerosi oggetti. Sono gli ingredienti della Sandplay Therapy, il gioco della
sabbia "che fornisce un linguaggio simbolico anche a chi non ha parole per
esprimere il proprio malessere, consentendo di rappresentare il mondo interno
così come si è costellato". Indagare a fondo i benefici di questa pratica
clinica è l'obiettivo del prossimo seminario dell'Istituto di Ortofonologia
(IdO), il 16 e 17 maggio a Roma, dal titolo 'Sandplay therapy. Il gioco e le
immagini nella Psicologia Analitica'. A gestirlo sarà Carla Cioffi, didatta
dell'Associazione italiana della Sandplay therapy (Aispt) e neuropsichiatra
infantile. L'evento si svolgerà presso l'Aula magna dell'Istituto comprensivo
Regina Elena in Via Puglie n.4, dalle 9 alle 18.
La Sandplay therapy
si concilia con il mondo dell'infanzia. "È una terapia che si può
applicare in età evolutiva perché fa parte di quei metodi proiettivi che
consentono d'indagare l'inconscio. Il bambino viene messo in una stanza con una
sabbiera al centro, tutto intorno degli scaffali contenenti oggetti vari:
animali, esseri umani, alberi, pupazzi fantastici, case, chiese, edifici,
macchine e treni. Il bambino è libero di scegliere gli oggetti che preferisce
per comporre nella sabbiera una scena su cui poi si lavorerà attraverso le
domande e le riflessioni del terapeuta, che variano a seconda dell'età del
minore. È una rappresentazione libera che ci aiuta a indagare il profondo della
psiche umana".
Il vassoio di sabbia
è uno "spazio libero e protetto all'interno del quale, dal confronto con
gli elementi inconsci personali e transpersonali che possono trovarvi
rappresentazione, scaturisce un processo di trasformazione psichica e uno
sviluppo più armonico della personalità, in linea con le potenzialità
dell'individuo. Seguendo i contenuti che emergono dal paziente- spiega l'Aispt-
lo psicologo analista facilita il confronto tra coscienza e inconscio,
favorisce l'integrazione psichica e il recupero del rapporto con il Sé
individuale originario". Nel corso delle due giornate si cercherà di far
conoscere questa pratica terapeutica non solo nei suoi aspetti clinici,
"strettamente connessi con la sua matrice junghiana, e presentando gli
approfondimenti sulle sue derivazioni teoriche e storico culturali, ma anche-
conclude l'IdO- nelle sue più recenti possibilità applicative al di fuori del
classico setting analitico, in situazioni estreme di abbandono e di
violenza".
Per informazioni
sulle modalità di partecipazione scrivere a scuolapsicoterapia@ortofonologia.it.
Notiziario Minori, 8 maggio 2015